Banchetti elettorali "a scrocco" del ristoratore? I big della politica citati al processo contro Talarico

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talarico francesco
  21 luglio 2019 10:29

di STEFANIA PAPALEO

Banchetti elettorali a scrocco del ristoratore? L'interrogativo si ripropone. E questa volta la risposta tocca darla al giudice del Tribunale civile di Lamezia Terme, Francesca Berni, chiamata a definire una vecchia causa destinata a far discutere ancora a lungo. E lo farà alla luce di quanto emergerà durante il dibattimento che, domani mattina, alle 11.30, vedrà comparire in aula diversi big della politica regionale, e non solo, tra cui Lorenzo Cesa, Alfonso Dattolo, Ida D'Ippolito, Sergio Lucisano, Gianfranco Manfredi, Salvatore Mazzotta, Nicola Mazzocca, Roberto Occhiuto, Giuseppe Scopelliti, Michele e Gino Trematerra, in qualità di testimoni di una spinosa vicenda che va avanti dal 2014, ovvero da quando Salvatore Mazzei ha deciso di presentare un conto particolarmente salato all'ex presidente del consiglio regionale, Franco Talarico (attuale segretario regionale dell'Udc), nei cui confronti pende una pretesa creditoria pari a ben 124 mila euro, quale corrispettivo dei presunti debiti accumulati dall'esponente politico rimasto “incastrato” da decine di fotografie scattate, di volta in volta, all'interno del “Samart music cafè” di Lamezia Terme e allegate al fascicolo dall'avvocato Francesco Pitaro.

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Ogni campagna elettorale era un tripudio di banchetti e festini, in pratica, stando al materiale raccolto dal legale. Quando 2000 persone, quando 1000, quando solo 10. Tutti lì, da Scopelliti a Cesa, a sostenere Talarico, tra un calice di vino e una tartina di caviale. Offerte dal candidato, ma a scrocco di Mazzei, sostiene l'avvocato Pitaro. Perchè, a quanto pare, Talarico, sia nel 2010, in occasione delle regionali, che nel 2012, per le Politiche, avrebbe fatto puntualmente ricorso al suo ristoratore di fiducia per organizzare banchetti, cene e buffet, per poi, sempre puntualmente, eludere il pagamento dei conti, fino ad accumulare un debito di oltre 120 mila euro. Così, dopo un decreto ingiuntivo pari a 52 mila euro, spedito al suo indirizzo dal giudice onorario del Tribunale di Lamezia Terme, Maria Leone, e da Talarico contestato duramente con una lunga opposizione, l'avvocato Pitaro ha dato lo start a una causa ordinaria, presentando il resto del conto che, in totale, è arrivato a 124 mila euro, con tanto di documentazione cartacea e testimoniale al seguito.

“Una fattura emessa autonomamente”, ha replicato, fin dall'inizio, Talarico, supportato dagli avvocati Oreste Morcavallo e Pasquale Scaramuzzino, chiamati domani a confrontarsi con le dichiarazioni dei testi citati in aula, ovvero alcuni degli ospiti eccellenti dei banchetti “incriminati”, rispetto ai quali la difesa ha sempre sostenuto che “il dott. Talarico non è debitore di alcunché e verso nessuno, non ha mai ordinato “pranzi e banchetti”, limitandosi alla mera partecipazione, nel locale indicato nell'articolo, ad una manifestazione politica al pari di tanti esponenti del partito politico di appartenenza”. Insomma, secondo Talarico e i suoi legali, il ristoratore avrebbe fatto tutto da solo, emettendo fatture per cene mai avvenute e provocando “gravissimi danni all'immagine di Talarico”.

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Danni all'immagine contri i danni economici che, invece, da parte sua, il ristoratore Mazzei sostiene di aver subito a causa dei debiti lasciati da Talarico per la “grande abbuffata” lunga tre anni e che, finalmente, potrebbe avviarsi verso la conclusione. Al giudice Berni il compito di ristabilire la verità.

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