"Basso profilo", i Brutto vanno in Cassazione contro gli arresti domiciliari

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Tommaso Brutto e Saverio Brutto
  13 maggio 2021 13:43

di EDOARDO CORASANITI 

La Procura di Catanzaro nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari continua a contestare l’aggravante mafioso, mentre il Tribunale della Libertà già a febbraio lo ha escluso e riqualificato in associazione a delinquere semplice. 

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L’evoluzione della vicenda processuale appartiene a Tommaso Brutto, 68 anni e il figlio Saverio, 31 anni, difesi dagli avvocati Vincenzo Ioppoli e Angela La Gamma, agli arresti domiciliari per l’indagine “Basso profilo”, il blitz della Dda che a gennaio scorso ha portato all'emissione di 50 misure cautelari. Coinvolta criminalità organizzata, consiglieri comunali e regionali, imprenditori e presunti colletti bianchi (notai e avvocati) di Catanzaro e Crotone ritenuti a contatto con i maggiori esponenti delle 'ndrine tra le più importanti di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro come "Bonaventura", "Arena" e 'Grande Aracri'. Pochi giorni fa l’avviso di conclusione indagini per 85 indagati, tra cui padre e figlio e principali personaggi (perlomeno mediatici) della vicenda tra cui l’assessore regionale Francesco Talarico, il notaio Rocco Guglielmo, il politico dell'Udc Lorenzo Cesa, l’imprenditore Glenda Giglio (LEGGI QUI).  

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I giudici del Riesame, pur escludendo la configurabilità dei rapporti dei Brutto nel circuito dell’aggravante mafioso (articolo 416 bis n.1 codice penale) e riqualificando in associazione semplice, hanno mantenuto la misura cautelare degli arresti domiciliari. Ora la sua difesa ha depositato ricorso per Cassazione per contestare le ragioni che hanno indotto i magistrati a non modificare la misura cautelare e per ottenere la revoca delle restrizioni per padre e figlio. A breve i magistrati di piazza Cavour stabiliranno la data dell’udienza. 

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Inoltre, il 20 aprile scorso il Gip, su istanza della Procura, ha revocato le misure cautelari per Tommaso e Saverio Brutto in relazione all'accusa di scambio elettorale politico mafioso ma i due indagati sono rimasti ai domiciliari per i capi di imputazione 2 e 3.

Secondo l'accusa formulata dalla Dda di Catanzaro, i Brutto avrebbero fatto da raccordo tra l’imprenditore Antonio Gallo, ritenuto contiguo a cosche di ‘ndrangheta del Crotonese, e Francesco Talarico, ex assessore regionale e all'epoca dei fatti candidato al Parlamento. Tommaso Brutto è stato consigliere del’Udc al Comune di Catanzaro, mentre il figlio Saverio è stato assessore a Simeri Crichi.

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