Biondo (Uil): "Bisogna invertire la rotta nella Sanità. Ci vuole un tavolo istituzionale per superare il Decreto Calabria"

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images Biondo (Uil): "Bisogna invertire la rotta nella Sanità. Ci vuole un tavolo istituzionale per superare il Decreto Calabria"
Santo Biondo
  16 settembre 2019 13:29

"Il servizio sanitario calabrese per provare a risalire dal baratro in cui si trova ha bisogno di una ristrutturazione profonda. Una ristrutturazione che non può essere realizzata senza il consenso sociale della Calabria onesta e perbene, senza il consenso della stragrande maggioranza dei calabresi. Cittadini di una regione che, nonostante paghino tasse esose, per curarsi sono costretti a patire i disagi di un sistema sanitario regionale che non funziona e, anziché migliorare, peggiora di giorno in giorno". Lo afferma in una nota Santo Biondo, segretario generale della Uil Calabria.

"Una Calabria onesta e perbene - prosegue - rappresentata da quegli operatori sanitari che, con grossi sacrifici personali e familiari, hanno cercato di tamponare, in questi anni, le disfunzioni del sistema e, per contrappasso e come effetto distorto della mancanza di ricambio professionale, non vedono diminuire i propri carichi di lavoro, non vedono arrivare la tanto attesa stabilizzazione e si vedono, invece recapitare, addirittura, le lettere di licenziamento. E ancora, lavoratrici e lavoratori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro, dopo aver prestato per anni, una dura e competente opera all'interno di diverse ditte; attività sanitarie importanti che se venissero internalizzate, produrrebbero addirittura un risparmio per le già esangui casse regionali. È inaccettabile e, per certi versi per nulla onesta, la presunta azione risanatrice di coloro i quali, mostrandosi troppo timorosi e indecisi nel mettere sotto controllo ciò che nel sistema è da anni fuori controllo: organizzazione del lavoro e funzionamento delle aziende sanitarie regionali, riordino di appalti e fornitura di beni e servizi; mostrano invece, una condotta determinata e al limite dell'arroganza nel continuare a colpire il già precario mondo del lavoro dipendente, il cui costo, nella spesa complessiva della sanità regionale, non soltanto è stato ridimensionato negli anni da un federalismo fiscale a trazione nordista, ma è addirittura da molto tempo sotto controllo. La stessa Corte dei Conti, di recente, ha sentenziato, che negli ultimi dieci anni, i tagli della spesa pubblica da parte dello Stato per il personale della sanità, hanno penalizzato fortemente il Mezzogiorno e, in particolar modo, la Calabria. In questa fase storica risulterebbe pertanto straordinariamente rivoluzionario invertire la rotta, procedendo così allo scorrimento delle graduatorie dei concorsi, all'apertura di nuove procedure concorsuali, alla stabilizzazione dei precari, all'internalizzazione dei servizi e alla conseguente assunzione diretta del personale. Il mondo della sanità in Calabria ormai da diversi anni vive una fase di grande e complessa difficoltà dovuta, innanzitutto, ad una gestione politica, quella che ha aperto le porte ai commissariamenti governativi, che non ha assolutamente operato azioni capaci di far raggiungere standard qualitativi e di efficienza pari a quelli che sono presenti nel resto del Paese. Per limitarsi agli ultimi periodi, l'innesco da parte del governo regionale di uno scontro irresponsabile con la struttura commissariale, motivato da ragioni non attinenti alla salute dei cittadini, ha peggiorato ulteriormente le condizioni della sanità calabrese, che negli anni precedenti alla crisi tra istituzioni locali, aveva fatto registrato qualche timido segnale di ripresa. Tuttavia bisogna riconoscere che la lunga stagione commissariale ha messo in risalto tutti i suoi limiti, dimostrando di essere un provvedimento incapace di curare alla radice i mali del settore. E, infine, le scelte degli ultimi mesi hanno gettato nel caos il mondo sanitario calabrese. Il 'Decreto Calabria', cui si guardava come la possibilità di poter, gradualmente, far rinascere la sanità calabrese, ha certificato lo stato comatoso del settore. Il 'Decreto Calabria' che avevamo salutato positivamente perché fondato su una giusta ratio legislativa che abbiamo ritenuto una buona base di partenza sulla quale aprire una discussione, non solo non ha risolto gli aspetti critici del servizio sanitario regionale, ma non ha dato sollievo alle necessità delle fasce più deboli della popolazione, sprofondando i servizi in un limbo senza via d'uscita".

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"Il governo nazionale, il neo ministro alla salute - conclude Biondo - hanno il dovere e l'onore di riunire prontamente 'il tavolo Calabria'. Al Commissario Cotticelli ribadiamo per l'ennesima volta il concetto: la complessità della cosa, il contesto che vive la Calabria, il caos generato dal 'Decreto Calabria', richiede che questo tema venga affrontato in maniera inclusiva, facendo partire seriamente e concretamente il confronto con le organizzazione sindacali".

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