Bomba di Limbadi. Difesa shock in aula: "Francesco Vinci non era nell'automobile"

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L'automobile dopo l'esplosione della bomba a Limbadi
  18 novembre 2021 21:02

di EDOARDO CORASANITI


"Ipotesi d'accusa fragile". Un'ora di arringa difensiva per concludere con la richiesta di assoluzione per Vito Barbàra, accusato di omicidio pluriaggravato, tentata estorsione, tentato omicidio, nel processo per l'autobomba di Limbadi che il 9 aprile del 2018 ha portato alla morte di Matteo Vinci e il ferimento del padre, Francesco Vinci. Il 9 novembre scorso il pubblico ministero Andrea Mancuso ha chiesto la condanna all'ergastolo (con isolamento diurno di 18 mesi) per Vito Barbara (31 anni) e Rosaria Mancuso (65 anni), sorella dei boss Giuseppe, Diego, Francesco e Pantaleone Mancuso, mentre 20 anni di reclusione è la richiesta per Domenico Di Grillo e marito della Mancuso, 73 anni e 12 anni per la figlia Lucia Di Grillo.

Oggi l'avvocato Fabrizio Costarella (difensore di Barbàra con Giovanni Vecchio), seguendo l'iter logico ricostruito dai periti di parte durante il processo, ha messo in dubbio la presenza di Francesco Vinci nell'automobile il giorno dell'esplosione fatale e che ha costato la vita al 42enne biologo di Limbadi.

Bomba di Limbadi. La requisitoria della Procura non fa sconti: chiesto l'ergastolo per Vito Barbara e Rosaria Mancuso (I NOMI)

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Sullo sfondo del caso lo scontro annoso per i confini della terra: i Mancuso e i Vinci/Scarpulla erano vicini e proprio il cattivo rapporto sarebbe stato alla base dello scontro. La difesa di Barbàra ha sostenuto che la famiglia era ed è proprietaria di numerosissime terre, che addirittura non riesce a coltivarle. E inoltre, ci sarebbero stati anche altri proprietari a cui rivolgersi per estendere i propri confini. 
Dubbi sul movente, dunque, che conducono l'avvocato Costarella ad affermare che le parti offese (il padre di Matteo e Rosa Scarpulla, la madre) si sentano "vittime dei Mancuso e dello Stato", visto che in passato gli imputati avevano incaricato l'autorità giudiziaria per risolvere alcune questioni sui confini. "

La parte conclusiva dell'arringa difensiva si concentra sul tentativo di allontanare gli eventuali o possibili legami tra la criminalità organizzata dei Mancuso con Barbàra: "A confermarlo anche i racconti del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, secondo cui al matrimonio dell’imputato non era presente nessun membro della famiglia Mancuso”. 

Un’altra partita importante per la difesa si gioca sull’inattendibilità del nuovo collaboratore di giustizia, Walter Loielo: per Costarella è inverosimile il racconto sul “subappalto”  dell’omicidio ricevuto da Filippo De Marco e Antonio Criniti, imputati nel processo “Demetra 2” con l’accusa di essere gli esecutori materiali dell’omicidio Vinci. 

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La stoccata finale è dedicata alla richiesta di assoluzione per tutti i capi di imputazione e la derubricazione del reato di tentato omicidio a lesioni. 

Oggi è stato anche il giorno del difensore di parte civile, Giuseppe De Pace, che ha continuano nel solco già tracciato dal pm nelle sue 7 ore di requisitoria. 

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Si torna in aula il 25 novembre per altre arringhe difensive, tra cui quelle degli avvocati RaniaFrancesco Capria e Gianfranco Giunta. 

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