Botricello. Buoni spesa alle famiglie prima del voto: assolti politici e segretaria comunale

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Il Tribunale di Catanzaro
  08 luglio 2021 18:35

di EDOARDO CORASANITI

Il fatto non sussiste, per nessuno dei tre. Sono stati assolti con formula piena l’ex sindaco di Botricello, Giovanni Camastra, attuale consigliere di maggioranza, l’ex vicesindaco Raffaele Valea e della segretaria comunale Giuseppina Ferrucci, finiti al centro di un caso giudiziario in cui, secondo l’accusa, i tre indagati, per le rispettive competenze, avrebbero emesso 26 buoni spesa destinati alle famiglie bisognose nell’ultima settimana prima del voto per il rinnovo del consiglio comunale contravvenendo al divieto imposto dalla legge elettorale. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Salvatore Iannone, Luca Procopio, Luigi Sciumbata, che hanno dimostrato l’infondatezza del perimetro accusatorio. 

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Secondo la tesi della Procura, Camastra e Valea avrebbero “individuato i cittadini ai quali elargire i buoni”, mentre Ferrucci li avrebbe emessi nella sua qualita’ di responsabile del settore. Camastra avrebbe agito da sindaco uscente e nella qualita’ di ricandidato alla carica di consigliere per la lista “Uniti per Botricello”, poi risultata vincitrice; Valea avrebbe agito quale vicesindaco uscente e nipote di Salvatore Valea, candidato nella stessa lista di Camastra e risultato primo degli eletti con 300 voti di preferenza diventando l’attuale vicesindaco; Ferrucci, infine, nella qualita’ di segretaria comunale e responsabile di Area. I tre avrebbero anche violato il regolamento comunale per l’erogazione dei contributi economici, commettendo l’abuso di ufficio. Tutto questo, secondo le contestazioni mosse, per procurare “intenzionalmente un vantaggio economico ai cittadini beneficiari, con un danno per il Comune di Botricello”, ma anche “danneggiando politicamente i candidati – sostiene la pubblica accusa – della opposta lista “L’Altra Botricello””. I buoni, secondo quanto ricostruito, avrebbero avuto un valore compreso tra i 50 e i 100 euro e avrebbero permesso alle famiglie beneficiarie di acquistare beni di prima necessita’, nonostante, secondo la Procura, “non vi fosse alcuna domanda da parte degli stessi cittadini e senza rispettare la procedura prevista dal regolamento comunale”.

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Circostanze smentite dalle difese  e dalla sentenza del collegio presieduto da Carmela Tedesco.

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