Calabria a rischio zona rossa. Cambiavento: "La responsabilità è tutta della classe politica regionale"

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"È pacifico che la situazione davanti alla quale l’intero Paese si è trovato in questi mesi sia straordinaria, ma proprio per questo affrontarla richiedeva, e richiede, capacità politiche, professionali e umane di rilievo. E coraggio nell’assumersi responsabilità".

  04 novembre 2020 16:28

Il movimento politico Cambiavento commenta l'ipotesi della Calabria in zona rossa. 

"Se ancora c’è un filo di incertezza sulla decisione del Ministero della Salute chiamato a scegliere se la Calabria rientrerà tra le zone del Paese in cui saranno più stringenti le misure anti-Covid, ogni dubbio invece è sciolto - scrivono - circa l’incapacità e l’incompetenza dell’attuale classe politica regionale chiamata a gestire l’emergenza sanitaria in atto".

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"È pacifico che la situazione davanti alla quale l’intero Paese si è trovato in questi mesi sia straordinaria, ma proprio per questo affrontarla richiedeva – e richiede – capacità politiche, professionali e umane di rilievo. E coraggio nell’assumersi responsabilità - commentano - alle nostre latitudini, ahimè, abbiamo registrato solo slogan a cui non sono seguiti fatti concreti. La testimonianza, indipendentemente dalla decisione politica di fare della Calabria una “zona rossa”, ce la danno quotidianamente i medici di tutti i presidi ospedalieri della regione che sui giornali e sulle televisioni locali e nazionali ribadiscono l’inerzia amministrativa e politica della Regione".

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"Solo sei, ad esempio, i posti letto di Terapia Intensiva aggiunti alla disponibilità dell’intera rete sanitaria regionale a fronte del raddoppio che era previsto dalle disposizioni ministeriali dello scorso marzo - aggiungono - Per portare a 280 i posti letto (come promesso dalla Regione Calabria stessa) dei reparti-chiave nella gestione dei malati più gravi, il Governo aveva stanziato 51 milioni di euro per la Calabria. Soldi disponibili e non ancora spesi. Il conto dei posti letto disponibili è fermo a 152".

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"Così come sono ferme le assunzioni di personale medico, sanitario e Oss. Così come sono fermi i piani di intervento speciali redatti dagli ospedali calabresi per adeguare le strutture al trattamento dei pazienti Covid per evitare che vengano in contatto con tutti gli altri pazienti. E così come sono disorganizzate e impreparate alcune Unità speciali di continuità assistenziale, primo baluardo di monitoraggio dei contagi in isolamento domiciliare. E  - sottolineano - procede a rilento la distribuzione dei vaccini antinfluenzali, un presidio fondamentale per ridurre sensibilmente il carico di lavoro a cui sono sottoposti annualmente ospedali e strutture sanitarie territoriali".

"Queste circostanze e tante altre certificano il fallimento della politica calabrese che avrebbe invece dovuto e potuto cogliere l’occasione della pandemia per mettere mano in maniera concreta sull’efficacia e sull’efficienza della rete sanitaria regionale - dichiarano -  quella stessa politica calabrese che però si scaglia contro la decisione, paventata, del governo nazionale di prolungare il commissariamento in sanità con un apposito decreto per la Calabria. Non che il generale Cotticelli abbia brillato per decisionismo e capacità di intervento, intendiamoci, ma che la critica arrivi da chi si è dimostrato ancor meno capace è quantomeno ironico".

"Fa amaramente sorridere, quindi, che a fronte di una situazione così grave e che certifica l’inadempienza della Regione Calabria nel predisporre ogni misura di risposta sanitaria al virus, oggi la politica locale levi i propri scudi dell’indignazione contro le stringenti disposizioni governative. Si tratta - concludono - di una protesta tanto urlata quanto meschina: il governo calabrese da un lato disconosce le proprie enormi ed evidenti responsabilità tentando maldestramente di scaricarle sul governo nazionale e dall’altro, pur di dare corpo alla propria posizione, gioca a dadi con la salute dei calabresi". 

 

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