di GIOVANNI MERLO
“Berardi è un giocatore di grandissimo talento, un calciatore moderno che gioca con e per la squadra a tutto campo e tempo”. Così parlava qualche anno fa il grande maestro Arrigo Sacchi di Domenico Berardi, autore, nell’ultima giornata di A, contro la Sampdoria, di una tripletta devastante nella prima frazione di gioco che ha frantumato la squadra del suo mentore Di Francesco e ha consegnato i primi 3 punti del torneo al suo club, il Sassuolo. E dopo il grande exploit di domenica è ritornato in auge il grande tema: Berardi è un campione o no?
Domenico nasce sulla costa ionica cosentina, a Cariati, nell’agosto del 1994. A 14 anni entra a far parte dei giovani del Cosenza, e appena sedicenne viene prelevato dal Sassuolo, che si convinse, curiosamente, vedendolo giocare a calcetto e dopo un provino organizzato dal cugino, perché la squadra neroverde, all’epoca, non aveva osservatori in Calabria. Il suo talento cristallino gli consente di fare il suo esordio in Serie B a 18 anni, nella stagione 2012/13, divenendo un punto fermo della storica promozione in Serie A degli emiliani guidati allora dall’ex tecnico della Roma: le sue 11 reti contribuirono in modo determinante alla conquista non solo della promozione ma, addirittura, del campionato cadetto.
Le giocate messe in mostra alla sua prima annata da professionista attirano niente meno che i campioni d’Italia della Juventus, che lo acquisisce in comproprietà, lasciandolo alla formazione in cui è esploso, per assaggiare con continuità il difficoltoso palcoscenico della massima serie. Prestazioni eccezionali alla stagione d’esordio in A lasciano intravedere qualcosa di diverso rispetto agli altri elementi della sua generazione: è il 12 gennaio 2014, e al Mapei Stadium arriva il Milan, che in 13 minuti si porta sullo 0-2 firmato Robinho e Balotelli. Ma il Diavolo non ha fatto i conti con un autentico prodigio: Berardi segna tre reti nel primo tempo e arriva, a inizio ripresa, a calare addirittura il poker (la partita si concluderà sul 4-3). Solo la leggenda Silvio Piola fu capace di segnare quattro reti ad un’età minore di Mimmo, che si erse definitivamente ad autentico leader tecnico della squadra e che pareva aver disegnato quella notte solo l’alba di un futuro splendente da campione assicurato. In quella occasione, tra l’altro, Max Allegri guidò per l’ultima volta la squadra rossonera, con cui si separò a seguito proprio dell’inattesa quanto sonora sconfitta.
Una prima stagione chiusa col botto, che gli vale la prima chiamata con la Nazionale under-21, della quale diventa uno dei pilastri. La stagione seguente segna altre 15 reti, conseguendo una nuova salvezza con la squadra, ottenendo anche il riconoscimento a livello internazionale, venendo inserito tra i giovani più promettenti al mondo dalla rivista Don Balon per tre anni di fila (2013, 2014 e 2015). Nella stagione 2015/16 riuscì a centrare la qualificazione memorabile in Europa League con la sua squadra, divenendo, l’anno successivo, il miglior realizzatore nelle coppe europee per i neroverdi con 5 reti (e fu anche il primo marcatore in assoluto del team) e in generale il miglior realizzatore della storia segnando il 45° gol contro la “sua” Inter nel gennaio 2016, regalando il successo per 1-0 ai padroni di casa.
Berardi si è reso inoltre protagonista di un gran rifiuto al passaggio alla Juventus, palesando in modo chiaro la sua autentica fede interista. Nonostante l’interesse di entrambe le società, alla fine nessuna ottenne i diritti del cosentino, che rimase al Sassuolo. Una vicenda che fu un caso mediatico per qualche giorno, e che mostrò ancora una volta, stavolta dal lato comunicativo, quanto margine di crescita era ancora necessario. La Juventus, che avendolo acquistato nel 2013 aveva chiaramente intuito le doti tecniche fuori dal comune, abbandonò poi l’idea di portarlo tra le sue fila, complice il forte ostruzionismo del calciatore e la preoccupazione per i suoi “colpi di testa”.
In chiave nazionale lo stesso Mancini lo ha convocato a inizio mandato, convinto della bontà dei suoi mezzi, innegabilmente validi. Sta a lui dimostrare tutto, soprattutto quest’anno: la stagione è iniziata bene e sarebbe importante vivere un’annata di livello sia personale che di squadra, magari mettendo in difficoltà il CT nello scegliere chi convocare per la spedizione europea.
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