"L'esperienza più dura e formativa della mia carriera"
29 settembre 2025 13:48Si è spento l'eco dei motori a Torre dell'Orso, teatro del Campionato Mondiale di Moto d'Acqua Offshore, ma non l'adrenalina per l'impresa di Giuseppe Parrilla. Al suo esordio nella massima competizione iridata, il pilota calabrese ha chiuso con un ottimo quarto posto di categoria e un decimo assoluto su trenta dei migliori specialisti al mondo, un risultato che va ben oltre il piazzamento.
Nelle acque salentine, in una tappa unica che ha assegnato i titoli mondiali 2025, Parrilla ha affrontato una prova di resistenza estrema: 440 chilometri di gara spalmati in sei ore nell'arco di due giorni. Un banco di prova durissimo dove a fare la differenza non sono solo la velocità, ma anche la strategia e l'affidabilità meccanica. Proprio quest'ultima ha tradito il pilota della GF Sport Racing in due momenti cruciali, con noie tecniche che hanno compromesso la corsa verso un podio che sembrava ampiamente alla sua portata.
Un plauso va all'organizzazione dell'evento, orchestrata da Giuseppe Risolo, presidente dell'ASD Hardwave, e dalla delegata regionale, l'impeccabile Milena Maggio, che hanno saputo allestire un palcoscenico mondiale di altissimo livello, confermando la Puglia come location d'eccellenza per la motonautica.
L'esperienza mondiale, tuttavia, lascia un sapore diverso da quello della semplice delusione. Lascia la consapevolezza di aver lottato ad armi pari in un contesto di livello assoluto, portando la Calabria nel gotha della motonautica internazionale.
Le parole di Giuseppe Parrilla al rientro dalla Puglia descrivono perfettamente il valore di questa sfida:
«Quando ti confronti con piloti che corrono in tutto il mondo, capisci che ogni dettaglio fa la differenza. Questa non era una gara, era un test di sopravvivenza sportiva. Percorrere 440 chilometri a quella velocità ti prosciuga, fisicamente e mentalmente. Certo, il rammarico per i problemi tecnici c'è, perché senti il podio lì, a portata di mano, e vederlo sfumare per qualcosa che non puoi controllare fa male. Ma le corse sono così: a volte la fortuna ti volta le spalle per metterti alla prova. Ho imparato più in queste sei ore di gara che in un'intera stagione. E una sfida del genere non si affronta mai da soli. Ringrazio i miei insostituibili assistenti: Alfonso Giustino, Daniele Dalemmo, Francesco Fico e Paolo delle Grottaglie; senza di loro, tutto questo non sarebbe stato semplicemente possibile. Un ringraziamento speciale a mia moglie, che mi segue sempre ed è il mio porto sicuro in mezzo a tutta questa adrenalina, e l'emozione di avere mamma e papà lì, venuti fin qui a vedermi, è stata una carica pazzesca. Grazie anche a tutti gli sponsor che mi sostengono. Non porto a casa una coppa, ma qualcosa di più importante: la certezza di potermela giocare con i migliori e la consapevolezza di cosa serva per arrivare al vertice. È stata un'esperienza brutale e bellissima. Adesso so qual è il livello, so dove dobbiamo migliorare e ho una fame ancora più grande di tornare a sfidarli.»
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