Capellupo a 20 anni dalla scomparsa di Borelli, fondatore Confesercenti Calabria: “Sul suo solco lavoriamo per realizzare progetti e idee in cui lui ha creduto"

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Pasquale Capellupo

“Oggi, sul suo solco lavoriamo per realizzare quei progetti e quelle idee in cui lui ha creduto, noi non lo abbiamo dimenticato e non lo dimenticheremo mai." La lettera di Capellupo a 20 anni dalla scomparsa di Antonio Borelli, fondatore Confesercenti della Calabria.

  12 febbraio 2020 18:05

di FRANCESCA FROIO

Un ricordo che resta immutato quello di Antonio Borelli, dirigente politico, amministratore pubblico, fondatore e segretario della Confesercenti in Calabria. A 20 anni, oggi, dalla scomparsa in molti ne mantengono limpida, forte e viva l’immagine. Tra questi Pasquale Capellupo, attuale direttore di Confesercenti Catanzaro, che ha affidato ad una lunga lettera il suo pensiero e i suoi ricordi di un uomo immortale nelle menti e nei cuori di molti.

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"Ricorre oggi il ventesimo anniversario della scomparsa di Antonio Borelli, fondatore e segretario, fino alla scomparsa, della Confesercenti della Calabria. Sembra ieri, ci diciamo tra coloro che lo hanno conosciuto, eppure è passato un ventennio da quel triste sabato pomeriggio di febbraio quando un subdolo aneurisma dissecante dell’aorta, interpretato come una banale colica addominale, lo strappò in poche ore, all’età di 56 anni, all’affetto dei suoi cari ed a quello degli amici e dei colleghi”.

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“Abbiamo condiviso un lunghissimo percorso Antonio ed io, prima come funzionari e dirigenti del Partito Comunista Italiano poi nella Confesercenti, da lui fondata in Calabria, e dove, qualche anno dopo, mi avrebbe chiamato per aiutarlo a costruire e dirigere il centro di formazione professionale.
Scrivo di lui, in questa ricorrenza, con alle spalle il dolore lancinante per la sua perdita divenuta col tempo affettuoso ricordo e nostalgia delle lunghe chiacchierate, dei confronti sulle posizioni politiche, degli sfoghi, delle complicità di due persone, non coetanee, ma che la frequentazione e la condivisione di momenti belli e brutti delle rispettive esistenze avevano reso amici affidabili che vicendevolmente si confidavano i sentimenti più riservati”.

“Nelle occasioni in cui si commemora una persona, soprattutto se questa persona è una persona cara, rimane pressoché impossibile sfuggire alla retorica e diventa difficile esprimere sentimenti e considerazioni senza enfatizzare i concetti- scrive Capellupo - Per quanto mi è possibile cercherò di evitarlo, facendo una cosa molto semplice: dicendo della vita di Antonio, sul filo della memoria, delle cose che lui mi ha raccontato e di quelle che abbiamo condiviso in quasi 20 anni di percorso comune, di quelle che ho trovato, scritte di suo pugno, negli archivi della Confesercenti. Una traccia, naturalmente, perché se si dovesse scrivere sulla pur breve esistenza di Antonio occorrerebbe tanto inchiostro e centinaia di pagine. Antonio Borelli è stato uno dei tantissimi calabresi della diaspora, dell’abbandono della propria terra per cercare fortuna altrove”.

“L’infanzia e l’adolescenza la passa a Sersale, suo paese natale, nella Presila Catanzarese, frequenta le superiori a Catanzaro ma non conclude gli studi tecnici all'Industriale e decide di partire per Milano.
Erano gli inizi degli anni 60, il periodo in cui tanti suoi coetanei prendono la strada dell’emigrazione, Antonio, figlio di un dipendente della pubblica amministrazione, forse non parte per bisogno, sceglie di andare a vivere in quella città perché essa gli offre l'opportunità di compendiare lo studio, che non abbandona, con il lavoro per mantenersi, per essere autonomo, per non dipendere da nessuno, si diploma in poco tempo alla Scuola Radioelettra. Acquisita la qualifica professionale decide di andare oltre confine”.

“Nel 1962 è a Zurigo, fa il Capotecnico in una impresa specializzata nell'alta tecnologia dell'epoca: quella radio-televisiva. In questa ditta resta fino agli inizi degli anni '70. A Baden poi, sempre in Svizzera diventa Direttore commerciale di una impresa dello stesso settore.
Sono gli anni in cui il suo impegno in politica diventa sempre più coinvolgente- si legge-  Prima militante, poi Dirigente del PCI all'estero, quindi Segretario di Federazione”.

“II suo impegno e la sua attività si svolgono nell' ambiente ostile e xenofobo di quegli anni, nella Svizzera meta di tanti emigrati italiani, soprattutto meridionali e calabresi- continua l’autore della lettera-
Alla loro difesa e tutela, ai loro diritti di persona, di cittadini e di lavoratori dedica sempre più il suo impegno. Le organizzazioni politiche e sindacali, le associazioni degli immigrati sono gli strumenti per realizzare gli ideali ed i valori in cui crede. Dopo aver frequentato un corso di giornalismo, in Italia, a Faggeto Lario (CO), diventa Redattore della rivista degli italiani in Svizzera "Realtà Nuova". Nello stesso periodo assume l’incarico di corrispondente dall'estero del quotidiano del PCI "L'Unita".
Siamo alla fine degli anni '70, sono gli anni in cui Antonio, per riunioni di partito (era componente della Commissione Nazionale Emigrazione del PCI guidata da Rotella un Calabrese originario di Falerna), per frequentare le famose scuole di partito (Frattocchie, Faggeto Lario, Albinea), intensifica i rapporti con l'Italia, incontra i Dirigenti Calabresi impegnati a Roma. Sono questi gli anni in cui Antonio matura l’idea di tornare nella sua terra d'origine”.

“Sono gli inizi anni '80- spiega Capellupo- i suoi impegni in Calabria si intensificano, soprattutto in occasione delle campagne elettorali. Maida, S. Pietro a Maida, Amaroni, San Giovanni in Fiore e tanti altri comuni calabresi, che hanno consistenti insediamenti in Svizzera, chiedono di avere il sostegno del "Compagno" Borelli nelle competizioni per portare le istanze degli emigranti e per convincere questi a tornare a votare. E' in una di queste occasioni, io responsabile organizzativo della Federazione del PCI di Catanzaro, che ci incontriamo per la prima volta”.

“Nell'83 si trasferisce definitivamente in Calabria, entra nella Segreteria dei PCI di Catanzaro e da li il suo percorso umano e politico si incrocia con quello di tanti di noi amministratori e politici calabresi. Assume l’incarico di Responsabile organizzativo prima e poi man mano responsabile di zona del catanzarese, responsabile delle Associazioni di massa , responsabile degli enti locali.
Nel 1985- prosegue-  inizia il suo percorso di amministratore, viene candidato nel suo collegio di origine Cropani-Sersale alla Provincia di Catanzaro . Nella stessa tornata la sezione del PCI di San Floro, ricordo ancora questo episodio, chiese alla Segreteria della Federazione di Catanzaro, Enzo Ciconte ne era allora a capo (oggi docente di Storia della criminalità organizzata all'Università di Roma Tre), di spendere un quadro del gruppo Dirigente nella loro competizione elettorale”.

“Non ci volle molto a convincere Antonio che l'uomo giusto era lui. Fu una campagna elettorale prodiga di soddisfazioni per lui e per il suo partito, vittoria su tutti i fronti: in un colpo Sindaco di San Floro e Consigliere provinciale.
Non so quanti di noi hanno conservato il ricordo di cosa fossero quelle "scuole di vita" che sono stati partiti fine alla fine degli anni 80! Antonio è identificabile in quella figura che veniva definita "costruttore".
Con questo compito intraprese l'avventura della Confesercenti verso la fine del 1988.

“Il 10 di febbraio del 1989 scendono in Calabria Daniele Panattoni e Gaetano Orrico dirigenti nazionali di primo livello che presentano al “Coordinamento” Regionale un piano di rilancio della Confesercenti in Calabria ed avanzano la proposta di Antonio Borelli quale primo segretario Regionale.
L’atto di costituzione della Confesercenti della Calabria porta la data del 23 febbraio 1989, i soci fondatori, oltre a lui naturalmente, furono Mimmo Bilotta, Adriana Papaleo, Rosario Cammara, Pasquale Tafuri, Raffaele Barbuto, Giovanni Arcadia e Giuseppe Gemelli. Antonio Borelli assunse la carica di Segretario, Mimmo Bilotta quella di presidente.
Nel 1992, il 3 di novembre, costituisce assieme ad Adriana Papaleo, Raffaele Barbuto, Francesco Caruso, Attilio Esposito, Egidio Jacovino, Francesco De Filippis e Maurizio Calidonna la Confesercenti provinciale di Catanzaro”.

“Partendo da isolate esperienze nelle province calabresi , e non in tutte, in pochi anni con l’aiuto di quel manipolo di costituenti e di coloro che si sono aggiunti a quella schiera, riuscì a creare una organizzazione regionale strutturata e rappresentativa, capace di organizzare il frastagliato mondo del commercio e del turismo, di renderlo visibile e di farlo pesare nella società, nell'economia, nelle istituzioni.
La Calabria- aggiunge il direttore - grazie al suo imprimatur ed alla sua competenza e capacità, fu la prima regione in Italia a dotarsi di una legge organica di riforma del commercio, dopo il famoso “decreto Bersani” che liberalizzava il commercio, che tutt’ora vige nella nostra regione.
Antonio era un lavoratore instancabile e zelante, uno a cui piaceva studiare ed approfondire la materia oggetto del suo impegno, un gran curioso del sapere, della conoscenza”.

“Ricordo, lui che parlava perfettamente il tedesco, che corrispondeva in spagnolo con la figlia Sandra, decise di perfezionare l’inglese, rinunciando alle vacanze agostane, per frequentare a Londra una summer school di 15 giorni. Gli serviva perché erano gli anni in cui Internet cominciava a prendere piede e lui, che era un esperto “cybernauta”, aveva scoperto che i più grandi quotidiani del mondo offrivano l’accesso gratuito alle notizie, per cui era nelle condizioni di tenersi informato sui fatti che riguardavano l’intera umanità”.

“Chi ha conosciuto Antonio sa che il suo carattere forte e volitivo non fu mai declinato al settarismo ed alla chiusura, anzi, egli fu sempre aperto a considerare le idee degli altri ed a cambiare le sue se era necessario, ed a predisporsi alle novità con spirito di ricerca e di innovazione.
II vuoto che Antonio ha lasciato- conclude Capellupo- nella sua famiglia, nei suoi amici, nella sua organizzazione, non potrà essere compensato mai, ma vorremmo possa essere di conforto a Franca, sua moglie e ad Andrea, a Nino ed a Sandra, i suoi figli, sapere che noi, quelli della Confesercenti, noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo, che oggi, sul suo solco lavoriamo per realizzare quei progetti e quelle idee in cui lui ha creduto, noi non lo abbiamo dimenticato e non lo dimenticheremo mai."

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