di PAOLO CRISTOFARO
E' in fase d'Appello il processo, celebrato a Bologna, a carico dei Carabinieri della caserma "Levante" di Piacenza, accusati a vario titolo di crimini gravissimi, che vanno dalla tortura, ai falsi arresti, allo spaccio di stupefacenti, ai falsi. Un fatto di cronaca che ha sconvolto l'opinione pubblica italiana, di fronte alla narrazione dei reati tali da provocare - oltre alle ovvie conseguenze per le vittime dei soprusi - un danno d'immagine non soltanto all'Arma dei Carabinieri, ma allo Stato. In primo grado, nel 2021, sono state emesse pene dai 3 ai 12 anni di reclusione a carico degli ex militari d'Arma. L'udienza d'appello è attesa per la fine di novembre. Intanto si sono costituiti parte civile, oltre alla forza armata, anche la Presidenza della Repubblica e quella del Consiglio.
Nei giorni scorsi hanno avuto luogo i dibattimenti di quello che, nella stessa fase processuale, è stato definito dai giudici uno dei processi più importanti degli ultimi cinquant'anni, tanto per la gravità dei reati contestati, quanto perché a commetterli sono stati militari dell'Arma, dunque rappresentanti delle Istituzioni. Nel processo ha dibattuto anche un avvocato calabrese, il legale Aldo Truncé di Crotone. Truncé è stato nominato difensore di uno dei militari, Daniele Spagnolo. Stando a quanto emerso dagli ultimi dibattimenti, Truncé ha tentato di differenziare la posizione di Spagnolo, sostenendo sostanzialmente una certa estraneità rispetto ad alcuni dei gravi reati commessi. Il processo era iniziato proprio nei primi mesi della pandemia da Covid, nel 2020. Per via di scadenze e cavilli giuridici, non lo si è potuto rimandare. Le prime convocazioni, quindi, si sono tenute presso l'Ente fiera, quando ancora mancavano tutte le precauzioni sanitarie che di lì a poco sarebbero risultate fondamentali. La grave situazione pandemica, tuttavia, non ha impedito a giudici e avvocati di procedere con il processo, che a marcia forzata sta giungendo ora agli sgoccioli.
(L'avvocato Aldo Truncé)
Come detto, le pene inflitte in primo grado arrivano fino a 12 anni di carcere e come parte civile sono costituite le massime cariche dello Stato. Una vicenda che, negli ultimi due anni, ha impegnato a Piacenza fortemente l'Arma dei Carabinieri, intenta a sostituire da un lato i vertici locali compromessi, dall'altro a ripulire l'immagine dai gravi avvenimenti della "Levante".
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