"Caserta ha vinto la sua sfida e può guardare ad un futuro giallorosso: Provaci ancora Fabio"

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images "Caserta ha vinto la sua sfida e può guardare ad un futuro giallorosso: Provaci ancora Fabio"

  26 maggio 2025 08:52

di SERGIO DRAGONE

Pochi allenatori nella lunga storia del Catanzaro sono stati così ingiustamente criticati come Fabio Caserta. Per la verità al romagnolo Renato Lucchi, nel lontano 1972 andò peggio, visto che venne sistematicamente preso a bersaglio, anche fisicamente, dai tifosi nonostante i giallorossi viaggiassero stabilmente tra le prime tre del campionato di B e quindi sempre in lotta per la promozione nella massima serie. Una sera venne perfino costretto a rifugiarsi nel caffè “Uno più Uno” di Galleria Mancuso per sfuggire agli insulti di alcuni facinorosi. Sono testimone oculare (ero un giovanissimo cronista sportivo) di quel brutto episodio.

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La sottile e un po' crudele contestazione di Fabio Caserta, generata dal suo recente passato sulla panchina dell’odiato Cosenza, si è sviluppata sui social fin dal suo arrivo a Catanzaro, dopo il burrascoso addio di Vincenzo Vivarini. Nessuna indulgenza, nessun tentativo di comprendere la difficoltà di un momento delicato che aveva costretto il presidente Floriano Noto a fronteggiare  gli inaspettati voltafaccia un po' ingrati di allenatore, direttore generale e direttore sportivo.

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Un precampionato praticamente disastroso, con sconfitte imbarazzanti, e una campagna acquisti “a pezzi” hanno fatto il resto. Fabio Caserta ha dovuto fare i conti con mesi difficili, sapendo di non godere della fiducia di molti tifosi e di potere contare solo sull’appoggio della società e degli irriducibili ultras della “Massimo Capraro”.

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Ricordo un post di un tifoso che recitava più o meno così: “Il Cosenza con Alvini ha una guida tecnica di valore, noi non altrettanto”. Sappiamo bene com’è finita: i Lupi in serie C e le Aquile per il secondo anno consecutivo in semifinale playoff. Non c’è che dire, è stato un post profetico e complimenti all’autore.

Fabio Caserta ha incassato senza fiatare, mai una polemica o una parola fuori posto, si è chiuso in un silenzio dignitoso, dedicandosi al lavoro. Poi i fatti hanno cominciato a dargli ragione, il suo Catanzaro ha cominciato ad assumere una sua fisionomia e macinare risultati, i nuovi calciatori si sono integrati con la vecchia guardia e il traguardo minimo fissato dalla società – una tranquilla salvezza – è stato centrato con largo anticipo. Caserta è andato più in là, chiudendo la stagione regolare al sesto posto, più in alto di club che hanno speso cifre folli per campagna acquisti e monte ingaggi, che hanno stadi più capienti e un tessuto economico più forte alle spalle.

I meriti tecnici sono stati tanti: dalla nuova posizione di Pietro Iemmello “falso nueve” alla valorizzazione di giovani come Bonini, il difensore-bomber, come il talentuoso Ilie, come lo stesso Pompetti che con Vivarini faceva tanta “panca”.

Ma il merito maggiore di Caserta è quello di avere dato una dimensione umana e sentimentale al suo impegno. Le lacrime di commozione o di gioia, gli abbracci con i ragazzi, la scelta di presentarsi sotto la curva anche in caso di sconfitta, i baci a sua figlia Carlotta, ci restituiscono l’immagine di un uomo vero, con i suoi pregi e i suoi difetti, sempre pronto ad assumersi le sue responsabilità. Io credo che si sia guadagnato la stima e l’affetto della gran parte della tifoseria. L’astio dei “Casertaout” invece non riuscirà mai a scrollarselo.

Quale sarà il futuro di Fabio dopo l’esito dei playoff ? Non conosco le intenzioni del presidente Noto, di cui peraltro mi fido ad occhi chiusi, ma credo che quella foto che lo ritrae commosso a soffocare le lacrime di delusione di Fabio valga più di un contratto da rispettare. Penso sinceramente che anche nella prossima stagione, contando su una programmazione meno concitata e un parziale rinnovamento della rosa (le nostre bandiere cominciano a sentire il peso degli anni), si possa ripetere l’impresa e, chissà, puntare ancora più in alto. E’ un’opportunità che va concessa a questo allenatore un po' taciturno, avaro di sorrisi e smancerie, dall’inflessione calabrese che non fa tendenza. Provaci ancora, Fabio.

 

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