«L'idea di veder sfilare questo potente mezzo, che dà prestigio, con il Gruppo operativo mobile sopra, e far sapere ai cittadini chi sta dietro a quel vetro oscurato, come noi sappiamo trattare chi sta dietro quel vetro oscurato, come noi incalziamo chi sta dietro quel vetro oscurato, come noi non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato, è per il sottoscritto una intima gioia». Queste parole di Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, pronunciate in occasione della presentazione della nuova vettura della Polizia penitenziaria per il trasporto dei detenuti in regime di 41 bii." Così il presidente del Consiglio comunale Gianmichele Bosco.
Casomai qualcuno avesse avuto dubbi sul livello di barbarie politica cui può giungere un esponente di governo, Delmastro ha provveduto a fugarli in radice. Confessare, come ha fatto lui, di provare un’intima gioia all’idea di non lasciare respirare i detenuti dietro i vetri oscurati delle auto della polizia penitenziaria, è un qualcosa che ripugna e suscita un moto di ribellione nella coscienza delle persone civili e, ancora di più, in quella di chi crede nei princìpi costituzionali che impongono alla pena detentiva lo scopo ultimo del recupero dell’individuo alla società e della sua educazione al rispetto della legalità. È quindi evidente che, con Delmastro, siamo ben oltre il concetto di civiltà del diritto e del rispetto della Carta e siamo, appunto, alla barbarie. Viene da chiedersi se abbia mai letto le statistiche dei suicidi in carcere, tra i detenuti e tra gli agenti di polizia penitenziaria; viene da chiedersi se si sia mai accorto delle battaglie che le Camere penali conducono da anni per denunciare e chiedere un qualche rimedio alla condizione carceraria, indegna di un Paese civile e più volte sanzionata dagli organi di giustizia internazionali; viene da chiedersi se sappia dell’esistenza di tutte le associazioni e del loro impegno civile e politico per dare concretezza al dettato della Costituzione. Viene da chiedersi tutte queste cose, anche se la risposta è scontata: chi gode delle condizioni afflittive vissute da un detenuto, è al di qua dell’umano. Soprattutto, è vergognoso che sieda sulla poltrona di sottosegretario e per di più alla Giustizia. Ma anche questo, in fondo, non deve stupire. Il governo Meloni non solo non ha mosso un dito per migliorare la condizione carceraria; non solo si è dimostrato lontano anni luce dal voler perseguire il recupero alla società di chi ha commesso reati; ha fatto fin qui esattamente l’opposto. Ha perseguito politiche securitarie e repressive, comprimendo i diritti e ha alimentato, con posizioni come quella di Delmastro, un clima di odio e scontro sociale, che è criminogeno e i cui rischi per la tenuta democratica del Paese sono enormi. Piuttosto che scandalizzarsi per le lotte sindacali e le proteste studentesche, Meloni dovrebbe chiedere al suo sottosegretario di lasciare seduta stante l’incarico
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