Caso Ideas, la Regione condannata a sborsare 3 milioni fa appello: "Sentenza errata"

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images Caso Ideas, la Regione condannata a sborsare 3 milioni fa appello: "Sentenza errata"

  18 luglio 2019 14:57

di STEFANIA PAPALEO

Comportamento colpevole il nostro? Piuttosto una sentenza errata quella del giudice del Tribunale di Catanzaro”. La Regione Calabria non ci sta. Non ci sta il governatore, Mario Oliverio. Che non digerisce affatto la sentenza con la quale il Tribunale di Catanzaro, a maggio scorso, ha condannato l'Ente a sborsare oltre 3 milioni di euro a favore del raggruppamento di imprese che, dopo essersi aggiudicato il bando da 7 milioni di euro relativo al “Progetto speciale business ideas”, destinato a valorizzare l'operato “degli studenti di età compresa tra 16 e 28 anni localmente residenti e del capitale umano di eccellenza (cioè dei profili professionali) ad essi riconducibili”, al culmine di tre anni di tortuoso iter burocratico era rimasto di stucco nell'assistere a un definanziamento lampo avvenuto in un solo mese. Un epilogo inaccettabile, per le società cloinvolte, che non avevano esitato a dare l'avvio alla battaglia a colpi di carta bollata sfociata nella sentenza di condanna che la Regione Calabria, per mano dell'avvocato Dianora De Nobili, ha già provveduto a impugnare, spedendo all'indirizzo della Corte d'appello di Catanzaro un dettagliato atto di citazione a comparire, all'udienza del prossimo 24 settembre, a carico di Isim (Istituto di Studi Iniziative Ricerche e Formazione per lo Sviluppo delle Regioni Meridionali), quale capogruppo mandataria del raggruppamento di imprese in questione. E sarà in quella data che il legale scenderà in campo per chiedere, in attesa della riforma della sentenza impugnata, la sospensione dell'efficacia esecutiva della stessa, con accertamento, peraltro, del difetto di giurisdizione del giudice ordinario e della cognizione del giudice amministrativo, sulla cui competenza l'Ente si è battuto fin dall'inizio della vertenza.

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In 42 pagine di ricorso, quindi, la Regione le prova tutte per salvaguardarsi il portafoglio, non solo ricorrendo a motivazioni squisitamente tecniche, relative alla quantificazione del danno e alla corretta interpretazione dell'iter seguito, ma anche puntando sull'impossibilità di recuperare la cifra sborsata qualora dovesse spuntarla in sede di Appello. Troppe imprese - evidenzia il legale nel ricorso - fanno parte del Raggruppamento temporaneo (Assindustria Servizi s.r.l. Catanzaro, Luiss – Libera Università Interna-zionale degli Studi Sociali Guido Carli, Eurosystem s.r.l., Sinapsys s.r.l, Lacosa s.r.l, A.N.A.P. Calabria, C.I.S. Consulenza, Innovazione e Sviluppo s.r.l., SFC Sistemi Formativi Confindustria s.c.p.a. e Intesa Sanpaolo Formazione s.c.p.a) che, al momento, l'ha avuta vinta davanti al giudice Wanda Romanò, che, a maggio scorso, nell'accoglierne l'atto di citazione proposto tramite l'avvocato Pasquale Barbieri, ha condannato la Regione Calabria a risarcirgli un danno pari a 3.202.977,73 euro (oltre a 29.565 euro di spese di lite). In caso di accoglimento del ricorso proposto apparirebbe, dunque, particolarmente difficile, secondo il legale, il recupero della notevole cifra in gioco, tenendo anche conto della possibilità di insolvenza da parte delle singole società, quando invece, “nella denegata e impossibile ipotesi di rigetto dell'appello”, scrive l'avvocato De Nobili, non ci sarebbero dubbi circa la solvibilità della Regione, “per cui il credito in questione sarebbe in qualsiasi momento soddisfatto e compensato dal maturare degli interessi”.

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Ecco perché la Regione Calabria dice di voler mettere al riparo i soldi pubblici “minacciati” dalla sentenza impugnata e che, al momento, nero su bianco, ha in ogni caso decretato, a carico dell'Ente, un “comportamento colpevole” sul quale ha acceso i riflettori anche la Procura della Repubblica di Catanzaro, spedendo la Guardia di finanza negli uffici della Cittadella regionale ad acquisire l'intero carteggio relativo al bando in questione. Un'indagine che, ovviamente, si trova ancora alle prime battute, nell'ambito di un fascicolo contro ignoti finalizzato a verificare fino in fondo l'operato della Regione rispetto alla gara d’appalto indetta a marzo del 2013 e aggiudicata solo a giugno del 2015 in via definitiva, con un contratto stipulato nel successivo mese di novembre, quindi a ben 2 anni e 4 mesi dal termine ultimo per il ricevimento delle offerte relativo al progetto che, alla fine, è stato “cancellato con un colpo di spugna” in meno di un mese. Stando alla ricostruzione dell’avvocato Barbieri, infatti, la giunta regionale ha deciso di definanziare il progetto l’1 dicembre del 2015, con la delibera n. 503, pubblicata sul Burc dopo circa tre mesi dalla sua adozione e con la quale la giunta regionale ha rimodulato il piano dei fondi Pac, autorizzando il Dipartimento Bilancio a ridurre il capitolo di spesa relativo all’azione “business ideas” ed iscrivere le somme sul Fondo Unico Pac. Il tutto, a contratto già stipulato e, quindi, a scapito del raggruppamento di imprese che si era appaltato il bando e che “per effetto dell’intervenuta risoluzione del contratto per grave inadempimento della Regione Calabria - si legge nell'atto di citazione - ha diritto al risarcimento del danno”. Più volte, infatti, le imprese avevano sollecitato, successivamente all’aggiudicazione definitiva, la costituzione di un comitato di pilotaggio, composto dal Dirigente Generale del Dipartimento, da un funzionario regionale e dal coordinatore del Progetto, la cui attività era ritenuta assolutamente propedeutica ed indispensabile all’avvio delle attività oggetto di appalto.

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Ma tutto era stato inutile, per cui le imprese non avevano potuto iniziare la prestazione pattuita. Da lì un vorticoso giro di diffide e denunce, fino alla causa intentata in Tribunale e sfociata nella sentenza di condanna che la Regione Calabria tenterà di smontare con l'atto di citazione che sarà discusso a settembre.

 

 

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