Caso Mancini a Cosenza: "La statua della discordia"

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  10 gennaio 2025 19:27

"L'imprevista decisione del sindaco Franz Caruso di trasferire la statua di Giacomo Mancini in Piazza Bilotti e, successivamente, in Piazza Giacomo Mancini in ossequio alle sollecitazioni di molti cittadini rappresenta, comunque la si voglia intendere, una lacerazione alla memoria collettiva della comunità cosentina, considerata la rilevanza che ha la figura di Giacomo Mancini nella storia della città. Sarebbe stata auspicabile una procedura più morbida diplomatica e concordata.
 
Da premettere che non abbiamo mai condiviso la collocazione della statua di Mancini nel posto in cui si trova e poggiata a terra a livello pedonale. E' stato spiegato che l'intuizione di collocare la statua in quella posizione discende da una interpretazione politica che vuole Mancini come un cosentino fra i cosentini , i quali nella proiezione iconica della statua possono quindi continuare a “incontrarlo” passeggiando nell'area pedonale, come se fosse ancora tra noi. Semplificando,uno di noi, uno ancora fra di noi da potergli mettere una mano sulla spalla e scattare l'immancabile selfie. Ora chi ha conosciuto Giacomo Mancini non può non ricordare la soggezione che senza volerlo, creava nella persona che entrava in diretto contatto con lui. Innanzitutto per una ragione fisica. Mancini, rispetto alle dimensioni della statua realizzata da Sepe era almeno cinquanta centimetri più alto e questo implicava il sovrastare fisicamente la persona che aveva davanti. Si aggiunga l'autorevolezza riconosciuta del personaggio, la sua storia, il suo prestigio a livello nazionale.
 
Il “vecchio leone”, un re della foresta politica, è stato un leader ai livelli più alti della politica, uno statista che ha lasciato il segno nei governi di cui ha fatto parte e nelle battaglie che ha promosso e che ha condiviso, a cominciare da quelle radicali per i diritti civili.
 
Era quanto mai orgoglioso di essere cosentino ed ha sempre riservato alla sua città ogni attenzione e ogni cura. Questo spiega perché ha chiuso la sua lunga carriera politica scegliendo di fare il sindaco e dedicarsi alla sua città. Quanto ha fatto Mancini per Cosenza, per la Calabria e per il Paese è storia, largamente acquisita e accessibile, che qui non necessita richiamare.
 
Questa premessa per dire che la statua in bronzo a Giacomo Mancini va incardinata ai meriti che gli riconosce la sua città per averne onorato l'appartenenza ed averne avviato la rinascita con una visione moderna e avanzata che aveva l'Europa come riferimento alto. Ecco perché abbiamo ritenuto, insieme a molti altri, sin dal giorno dell'inaugurazione, la statua sottodimensionata non solo fisicamente ma sottodimensionata rispetto alla storia di Mancini come politico, statista e sindaco di Cosenza.
 
Si è ignorato, incomprensibilmente, il valore e il significato del piedistallo o del basamento che, a tutte le latitudini del mondo, configura il tributo di riconoscenza della comunità cui il personaggio appartiene. E' il piedistallo più della statua a configurare simbolicamente l'onore alla memoria che la sua città gli riconosce.
 
Tornando alla ipotesi del sindaco di trasferire la statua in altro spazio del MAB, Piazza Bilotti o altra allocazione, va osservato che la statua di Giacomo Mancini non è un'opera d'arte del MAB e non si vede quale affinità possa avere la statua di Mancini con le opere di De Chirico, Modigliani, Dalì e tutti gli altri.
 
La statua è nata come raffigurazione in bronzo dello statista calabrese, col contributo spontaneo dei cittadini per essere consegnata alla memoria della città. I cittadini che hanno sollecitato lo spostamento della statua a Piazza Bilotti o altrove, verosimilmente lo hanno fatto perché infelicemente collocata dove si trova ora. Anche per stemperare il contrasto insorto fra il sindaco Franz Caruso e la Fondazione Giacomo Mancini vorremmo proporre, preso atto dell'impedimento a collocare la statua nell'area del MAB, di posizionarla nella piazza che porta il suo nome ma con l'irrinunciabile opzione del piedistallo, senza del quale resterebbe fortemente negativo il giudizio di quanti, insieme a noi, non hanno mai condiviso la “messa a terra” del grande statista".
 
 
 
 
Antonlivio Perfetti
 
Enzo Paolini

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