di EDOARDO CORASANITI
Indagato, arrestato e infine assolto. Si è conclusa con l’assoluzione definitiva, dopo quasi 4 anni, la storia giudiziaria di Domenico Tallini, ex presidente del Consiglio regionale e membro di spicco di Forza Italia che a novembre del 2020 è stato coinvolto nell’operazione “Farmabusiness”, che vede coinvolti esponenti del clan di Cutro in presunti affari con la politica e il mondo dell'imprenditoria. Sotto i riflettori i legami della cosca Grande Aracri nel presunto business della distribuzione dei farmaci, di cui Tallini si sarebbe fatto promotore e facilitatore tra i palazzi della Regione Calabria ai tempi in cui era assessore al Personale. In cambio, avrebbe goduto dei voti della cosca nelle elezioni regionale del 2014. Una teoria sempre smentita dalle sentenze di primo grado e d’appello: la decisione da settembre 2010 è diventa irrevocabile, avendo la Procura rinunciato alla Cassazione.
Qui il video della puntata speciale dedicata al caso Tallini
Dallo scorso 10 settembre la sentenza di piena assoluzione pronunciata nei suoi confronti dalla Corte d’Appello di Catanzaro è stata dichiarata “irrevocabile”: la Procura della Repubblica ha rinunciato al ricorso in Cassazione.
La seconda assoluzione di Tallini fa eco all'annullamento della misura cautelare del Tribunale del Riesame e confermata dalla Cassazione, che ha ritenuto non sussistenti i gravi indizi di colpevolezza che a novembre 2020 hanno portato agli arresti domiciliari per il politico di Forza Italia.
A maggio 2021 la giudice Barbara Saccà ha spiegato le ragioni della prima assoluzione: non ci sono prove per condannare Domenico Tallini. Né quando si parla della vicenda Farmaeco né quando si tira in ballo lo scambio elettorale con la cosca Grande Aracri. “Non ci sono prove”, le parole utilizzate dalla giudice per assolvere il politico. Una tesi confermata anche dalla Corte d’Appello a novembre del 2023.
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