Catanzaro, 16 chili di marijuana e arnesi di "lavoro" in un magazzino: scarcerato

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Foto d'archivio
  06 novembre 2024 18:09

di STEFANIA PAPALEO

Quasi 16 chili di marijuana in fase finale di essiccazione, un bilancino di precisione e un macchinario per il sottovuoto con annesse bustine in cellophane. Un pò troppo per credere all'uso personale. E così alle 7 del mattino del 24 ottobre i carabinieri della stazione di Catanzaro Lido, che lo avevano fermato a bordo della propria auto senza trovare nulla, non avevano esitato a far scattare le manette intorno ai polsi del ventitreenne Emanuele Crudo al termine di una successiva perquisizione in un magazzino, raggiunto dopo l'esito negativo in casa sua e della madre.

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Arresto in flagranza di reato convalidato subito dopo dal gip Gilda Romano, con applicazione della misura della custodia cautelare in carcere dalla quale, tuttavia, oggi, i suoi difensori di fiducia, gli avvocati Francesco Severino e Anna Rita Pontieri, sono riusciti a farlo liberare. Il Tribunale della Libertà, nell'accogliere l'istanza dei legali, hanno sostituto la misura attuale con quella meno grave degli arresti domiciliari, ritenendola evidentemente sufficiente, nonostante l'accusa di detenzione al fine di spaccio di sostanze stupefacenti, messa su anche sulla base dello scenario davanti al quale si erano ritrovati i militari una volta entrati nel magazzino dell'indagato: chili di marijuana in parte raccolta in alcune ceste, in parte su teli stesi sul pavimento, in parte appesa a dei fili sospesi, con un ventilatore in azione utile a garantire l’efficace procedura di asciugatura delle piante. 

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Da qui il sequestro di tutto il materiale rinvenuto e l'arresto dell'indagato, trascinato nel carcere di Siano, da dove oggi i suoi avvocati lo hanno tirato fuori, in attesa di poterlo difendere nelle sedi opportune nel prosieguo del procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro.

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