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La tregua olimpica è finita. Dopo la lunga fase della campagna elettorale per le Regionali celebratesi dieci giorni fa, e pur sempre in attesa della definizione delle postazioni che contano fra la Cittadella e Palazzo Campanella, a Palazzo De Nobili è tornato ‘l’ordinario’ clima di contrapposizione e i toni si ri-accendono. I più recenti fatti ‘dibattuti’ riguardano il mondo della scuola, ma tanti dossier ‘estivi’ sono rimasti appesi e torneranno alla ribalta in autunno: dal destino della Catanzaro servizi ai lavori nello (e attorno) allo stadio ‘Ceravolo’, dal completamento del collegamento del lungomare al raddoppio di via Carlo V, passando per il debito con la Regione per i fondi non spesi per il vecchio PRU (occhio!) finendo con Capodanno e le festività natalizie, su cui non è escluso una rimodulazione del finanziamento ottenuto dalla Regione.
Fin qui gli aspetti squisitamente amministrativi, ma toccando quelli politici e citando la Regione, non si può non notare come la vulgata (amplificata agli steroidi da alcuni ambienti) per cui ‘Catanzaro è stata svenduta a Cosenza e Reggio’ è stata smentita dal voto. Per quanto migliorabile il sistema delle urne è il più democratico possibile nel mondo occidentale. Il decreto è stato: nella città di Cosenza ha perso Occhiuto, in quella di Catanzaro ha vinto. Va bene che le liste del Catanzarese erano più forti, ma a questo punto ci si potrebbe chiedere possibile che contemporaneamente Cosenza e Catanzaro – per ragioni opposte – siano uscite di senno. Probabilmente no. La verità è che Cosenza, pur con tutti i favori del caso non è Los Angeles, anzi Cosangeles, e Catanzaro non è l’ultimo ghetto ripugnante d’Europa. A questo punto vale l’invito all’opinione pubblica giallorossa di non concentrarsi su derby già vinti nel mondo dello sport (e inutili in una dele Regioni con i più infimi indicatori d’Europa) ma piuttosto di guardarsi allo specchio. Il declino non dipende da improbabili derby politici ma proprio dalla recente classe politica dominante che vorrebbe rifarsi una verginità.
E veniamo alla politica in senso stretto. Da calcoli approfonditi, non meno di una ventina di consiglieri comunali (chi rappresenta la città) su trentatré ha votato centrodestra e ha votato Occhiuto. Al netto, di un’Amministrazione comunale targata centrosinistra e Fiorita. Non è una novità che il sindaco di Catanzaro sia in minoranza ma a distanza di tempo, tre anni, fa un certo effetto. Il punto è che probabilmente sopravviverà all’ennesima tempesta ma, ora più che mai, è arrivato il momento di cambiare marcia. Non per vincere la volta prossima ma per non tradire definitivamente quella promessa di cambiamento su cui molti avevano puntato e che già ritengono persa. Non è nemmeno una questione di scommesse di parte ma di benessere della città: del Capoluogo di Regione. Troppe volte afflitto da una classe dirigente in uscita dalla porta e che vorrebbe rientrare dalla finestra e che non riesce a rinnovarsi. Forse questo è il vero spread fra Catanzaro, da una parte, e Cosenza e Reggio, dall’altra. Magari cambiamo narrazione. Con la consapevolezza che la ‘Madunnina’ del Duomo è importante ma non imprescindibile. Magari, concentriamoci sul fatto che Catanzaro (nonostante il Capodanno) ha difficoltà a ospitare grandi eventi per carenza di spazi adeguati, ha un’incompiuta come Parco Romani che grida vendetta, non ha un porto all’altezza e, soprattutto, non ha una città pronta a congiungersi quando conta. Il gentil farsi gli affari propri, tratto tipico del catanzarese, necessita di una svolta. Sì, del vero cambiamento.
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