di ANNA TRAPASSO
Fare soldout con la prima di cartellone, di sabato, con Morricone, ce lo aspettavamo. Ma con la prosa, infraettimanale, è stata una sorpresa. Teatro Politeama al completo o quasi per la seconda data in programma, quella con Carlo Buccirosso ed "Il vedovo allegro". Prosa sì, ma con leggerezza, per un pubblico che manifesta palpabilmente la sua voglia di teatro in città. Due ore di puro intrattenimento d'autore che hanno lasciato il pubblico catanzarese piacevolmente soddisfatto.
"Il vedovo allegro" è uno spettacolo che ha trovato approvazione ad ogni latitudine, e così anche a Catanzaro. I fattori principali di questo successo sono due: la capacità attoriale e l'esperienza di Buccirosso (e di tutto il cast), ma anche il tema trattato, che facilmente consente una partecipazione empatica dello spettatore. Senza tralasciare il fattore "N": la napoletanità. Perchè lo stesso testo, senza caratterizzazione dialettale, non sortirebbe lo stesso effetto.
Quella del "Vedovo allegro" è la tragedia di un uomo, Cosimo Cannavacciuolo (Buccirosso) che a causa del Covid ha perso la moglie e il lavoro, la sua attività di una vita, quella di antiquario, consegnata drammaticamente alle sorti del fallimento. Un incipit drammatico, quindi, che viene però stemperato con ironia. E con una proposta immorale da parte di un vicino di casa (e qui entra in ballo un altro tema dibattuto dei giorni nostri) specie per un uomo esageratamente ipocondriaco (chi non lo è stato durante il Covid?): quello della paternità surrogata. In cambio, la possibilità di estinguere i debiti e preservare la sua casa, ultimo concreto baluardo di una vita, a rischio pignoramento per i debiti accumulati durante la pandemia. La stessa casa che fa per tutto il tempo da minuzioso fondale allo spettacolo, arredata con tutti gli oggetti che un tempo animavano il suo negozio d'antiquariato: vasi, sveglie, libri e statuette di ogni sorta. La storia si conclude con un lieto fine, che dimostra come la forza e la volontà di ricominciare possa essere motore di una concreta rinascita.
Autore e regista oltre che protagonista, Buccirosso ci ricorda il mito del grande Eduardo De Filippo portando in scena temi tradizionali della nostra contemporaneità. Quella che era casa Cupiello oggi è casa Cannavacciuolo, non è Natale ma è l'alba di un tempo nuovo, in cui comunque l'ironia napoletana fa da contraltare alla tragedia.
Applausi per tutto il cast, dal vicino di casa banchiere (Gino Monteleone) e la moglie (Donatella De Felice), al portinaio (Massimo Andrei), dalla domestica (Elvira Zingone) al figlio di Cannavacciuolo (Davide Marotta), Stefania De Francesco e Matteo Tugnoli, tutti volti più o meno noti anche del piccolo schermo.
Prossimo appuntamento tra un mese, il 22 febbraio, con Peppe Barra che, in occasione dei suoi 80 anni e con la travolgente energia che lo caratterizza, porta in scena a Catanzaro (unica data in Calabria) un repertorio, ampiamente utilizzato come accompagnamento musicale in vari film, nel quale i testi con la musica costruiscono architetture sonore tra blues e jazz, riuscendo a far convivere suoni antichi e moderni, tamurriate ed arie del Settecento.
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