di MARCO VALLONE
Domenico Tallini, ex presidente del Consiglio Regionale e membro di spicco di Forza Italia, è stato ieri sera ospite nella trasmissione "Catanzaro Capitale" condotta da Gabriele Rubino. Tante le rivelazioni inedite. A partire da un incontro con il procuratore Nicola Gratteri e alla richiesta di indennizzo per ingiusta detenzione. Poi le trame di alcuni esponenti politici e dei media che - secondo l'ex presidente del Consiglio regionale - hanno beneficiato dell'inchiesta a suo carico. Duri attacchi a Sergio Abramo e Antonello Talerico. Di seguito il resoconto integrale dell'intervista.
Domenico Tallini è stato assolto in via definitiva, perché il fatto non sussiste, nell'inchiesta 'Farmabusiness'. La Procura della Repubblica ha rinunciato al ricorso in Cassazione. Primo pensiero di Tallini: "C'è una grande differenza tra delle sentenze che pur riconoscendo la mia estraneità, e pur terminando con la formula di assoluzione ampia, quella per cui il fatto non sussiste, ti lasciano sempre con quella incertezza, e quella insicurezza, che nasce dal fatto per cui la procura sin dall'inizio, quando ha costruito questa cosa sulla scorta di informative del 2013, rivedute e corrette ma mai aggiornate al 2020, quando è stata emessa la misura cautelare, vedendosi smontata dopo appena 30 giorni dal tribunale del riesame, che è entrato nel merito con 33 pagine, e ha smontato, una per una, tutte le tesi accusatorie della pubblica accusa, finendo per dire che non esistevano gli elementi minimi per chiedere l'emissione di una misura cautelare. E, pertanto, ne annullava l'ordinanza e mi ridava la libertà. Ma la procura, nel tentativo di dimostrare che quanto aveva fatto era troppo eclatante, perché l'arresto di un presidente di consiglio regionale, soprattutto in Calabria, soprattutto quando viene accusato di essere colluso con la mafia, è una cosa troppo enorme, al punto tale che ne ha parlato tutta Italia. Non c'è stato un solo mezzo di comunicazione che non lo abbia fatto. I tg, non solo per giorni, ma durante la stessa giornata ripetevano continuamente questa notizia. E questa era una notizia che da una parte diffamava la Calabria e i calabresi, e dall'altra indicava nella mia persona l'autore di un misfatto così grande, come fossi improvvisamente diventato il più grande criminale nella storia politica d'Italia. E' chiaro dunque quale potesse essere il mio stato d'animo, se ancora oggi, nel recuperare quelle documentazioni, scopro cose inimmaginabili che mi fanno ancora sentire male. Vedere le dichiarazioni via facebook di Nicola Morra, e vedere che questo addirittura nelle prime dichiarazioni diceva che trafficavo insieme ai mafiosi farmaci tumorali, e che praticamente io speculassi, per quanto riguarda questo aspetto della sanità, su queste cose... Fa venire i brividi. Immaginate cosa avremo potuto vivere io e la mia famiglia in quei giorni, e soprattutto a quante incomprensioni potevano nascere. Perché non c'era una sola cosa che io potessi dire per cercare di evitare che questa cosa fosse attenuata. Ero da solo. Io, i miei avvocati e la mia famiglia".
Sulla possibilità di richiedere un indennizzo per ingiusta detenzione, Tallini si è detto "costretto a farlo. Non perché io abbia bisogno di qualcosa in questo momento. Non mi ripara l'indennizzo, ma anche simbolicamente è un metro per dire che rispetto a questo scenario non è che ci può essere qualcuno che fa carriera. I magistrati che hanno firmato l'ordinanza cautelare nei miei confronti, da cui è scaturita tutta questa storia, oggi hanno fatto carriera. Qualcuno è già in posizioni di prestigio, altri lo saranno nei prossimi giorni perché, guarda caso, vengono giudicati sulla scorta di indagini che poi, alla fine, anche se falliscono, purtroppo non incidono. Anzi, incidono in positivo perché tutto questo, nonostante tutto, ha creato notorietà, perché sono state fatte conferenze stampa, è stato utilizzato ogni mezzo per arrivare a comunicare con l'opinione pubblica. Non c'era una controparte, perché io non ero nelle condizioni per poter contrastare le conferenze stampa dei magistrati. Devo essere sincero, queste sono state le cose che più mi hanno colpito. Posso raccontare un aneddoto, che non dimenticherò mai - ha aggiunto Domenico Tallini - nella mia vita: ho visto 8 carabinieri alle 3 e un quarto di notte entrare in casa per la notifica di un atto. Quando l'ho visto mi son chiesto 'Possibile?' Ho dovuto impiegare giorni e giorni per capire cosa ci fosse scritto. E poi ho capito come era stato costruito: con frasi ad effetto, vedendo accostato sempre il mio nome a caratteri cubitali, perché, guarda caso, queste ordinanze sono confezionate in maniera tale da creare l'effetto psicologico, diciamo, forse per chi legge. O per chi lo deve pubblicare attraverso la stampa, perché poi sono state fatte le conferenze stampa... Ed è stato detto a tutta Italia che io ero il presidente del consiglio regionale che utilizzava questo ruolo, abusando di questa funzione, per favorire delle cosche mafiose che Io non sapevo nemmeno esistessero. Se uno mi dice il nome, sì, può pure darsi che il nome 'Grande Aracri' mi richiami il nome di una mafioso, ma questo non significa che io, che dalla mattina alla sera ero interessato a risolvere i problemi della gente, e non vedevo la mia famiglia, uscendo la mattina e ritirandomi la sera, e stavo sempre chiuso e sempre a lavorare per cercare di risolvere qualche problema alla Regione... Ma soprattutto nel nuovo incarico io ricevevo decine e decine di persone, ma alla cittadella o al consiglio regionale, laddove avevo un ufficio, e dove cercavo di utilizzare al massimo il ruolo che avevo anche per cercare di dare una mano alla mia città".
E' stato poi domandato a Domenico Tallini se abbia mai incontrato Gratteri e i suoi accusatori dopo la vicenda: "L'ho cercato io, sono andato a trovarlo. Lui mi ha ricevuto, ed io l'ho voluto guardare in faccia. Forse lui pensava che io fossi andato lì per fare il pentito, e forse per questo mi ha ricevuto. Invece gli ho detto 'procuratore, io sono qua solo per guardarla in faccia. E per dirle che il mio sguardo non lo abbasserò, perché io non mi vergogno del mio ruolo e della mia funzione- Non ho mai tradito né gli elettori né l'istituzione che rappresento, i calabresi, e quindi lo sguardo non posso abbassarlo'. E, se posso aggiungere altro, gli ho detto anche altre cose che non posso ripetere. Per dimostrargli che io ero al corrente del rapporto che c'era pure col presidente della giunta, e che io ero in un rapporto fiduciario. Gli ho detto che avevo un rapporto di estrema fiducia col presidente della giunta Jole Santelli. Per fargli capire chi sono stato io e per dire che se c'era qualche altra cosa, io sarei stato pronto a dare qualsiasi spiegazione. Così come, mi preme dirlo, quella notte, quando mi portarono in caserma per i riti formali, uscendo da casa e guardando in faccia mia moglie e mio figlio, mi sentii di dire loro di stare tranquilli, che qualsiasi cosa fosse stata scritta ne saremmo usciti, perché non avevo mai commesso un abuso a danno delle istituzioni. Mai ho approfittato di una cosa, anzi ho sempre predicato a me stesso e ai miei collaboratori che bisognava stare sempre attenti a non approfittare delle istituzioni e a servire le istituzioni. Mi sento onorato di questa storia, e onestamente, proprio per questo, vederla infangata con un atto come questo mi ha fatto pensare che neanche in uno Stato boliviano si può arrivare a questo. Che uno arriva, un avversario politico si elimina: io l'ho considerata così l'eliminazione di un avversario politico attraverso un'azione quasi militare. Perché quella è stata un'azione militare di forza, di violenza, nei confronti di una famiglia, perché la mia abitazione è stata violata da questo blitz di notte. Quando ciò è avvenuto, io e la mia famiglia abbiamo gestito questo con grande dignità, la dignità di chi si sente con la coscienza a posto e di chi sa che potrà in ogni momento dimostrare la propria innocenza".
Nella nota stampa con cui Domenico Tallini ha dato notizia della sua assoluzione in via definitiva, lo stesso ha affermato che non ha mai usato la parola complotto ma "oggi non posso escludere a priori che qualcuno abbia tratto beneficio da questa allucinante inchiesta". Si è dunque domandato a Tallini a chi si riferisse: "Mi riferisco ad esponenti politici che all'epoca avevano interesse ad attaccarmi e defenestrarmi. Alla morte della Santelli, tra questi il primo cospiratore è stato l'ex presidente della commissione antimafia Nicola Morra, che già mi aveva precedentemente preso di mira indicandomi, al momento della candidatura, tra gli impresentabili, e pubblicando i nomi mio e quello di un altro collega di Reggio il giovedì, tre giorni prima che si votasse, arrecandomi un danno enorme anche da un punto di vista elettorale, e cercando di infangare la mia persona. Perché l'impresentabilità che lui ha scoperto scavando presso le varie procure, soprattutto Catanzaro, era riferita, non lo sa nessuno, a tre verbali dei vigili urbani che mi erano stati elevati per divieto di sosta. Anche a fronte di una scocciatura a cui ho cercato di porre fine, sono stato un perseguitato da parte dei vigili urbani. Perché al tempo in cui si fece il primo concorso io feci un'interrogazione al Comune, dicendo che si fosse svolto con poca trasparenza. E questo mi comportò un atteggiamento di ostilità da parte del corpo dei vigili urbani. Io ho dovuto pagare, ed ancora ho il malloppo per chi lo vuole vedere, e solo i magistrati non hanno voluto vederlo, circa 10000 euro di verbali di vigili urbani. Emessi in 3-4 anni. Appena ho avuto la possibilità di pagare quelle multe le ho pagate tutte, perché erano state maggiorate, ed erano multe elevate. Io ero in commissione, la macchina era in spazi dove c'erano anche quelle di altre persone, ma io trovavo sempre la multa alla mia macchina. Ho pagato circa 10.000 euro di multe, pagate al corpo di polizia municipale. Vengo contestato, perché mentre io ero col mio collaboratore Francesco Leone in piazza Prefettura, perché c'era una riunione in prefettura, e un'altra al tribunale per parlare di problemi seri, onestamente in piazza prefettura misi la macchina vicino a quella dei vigili urbani. C'è stata una distrazione. E allora è stato per me uno sfogo, chiamare il colonnello Tarantino chiedendo se ce l'avessero con me. Questo fu il processo Multopoli. Quanto prima spero si torni in tribunale per fare piena luce e anche piena chiarezza".
Ancora su Multopoli: "E' stato un processo che, in maniera anche strana, c'è un'ordinanza di annullamento delle indagini che sono scaturite da intercettazioni di un altro processo... Il tribunale dichiarò nulle quelle intercettazioni, stabilendo che se fai un'indagine per le firme false non puoi utilizzare le stesse indagini per poi dire che in quell'indagine hai trovato nuovi reati, e quindi hai aperto un nuovo processo. Io ero in quell'indagine, sono stato assolto, perché il processo è finito. e, in questo di Multopoli, il primo a cui bisognava applicare la sentenza ero io. Invece l'hanno applicata a Lo Monaco, ad altri, ma a me no. E questo, combinazione, avviene 15 giorni prima della sentenza di assoluzione di primo grado, il 18 Febbraio. Allora credo che anche queste strategie, queste tempistiche... Io ho rintracciato i documenti, ho parlato con il mio avvocato, abbiamo presentato subito l'appello... Il mio avvocato ha detto che si tratta di un errore. Su questa vicenda delle multe però vorrei dire anche qualche altra cosa. Sono stato assolto dalla Corte dei Conti, che ha fatto un'indagine parallela. La Corte dei Conti mi ha assolto, in primo e secondo grado, dicendo che non era assolutamente dimostrabile che l'annullamento dei verbali fosse dovuto all'intervento del sottoscritto. Io ho manifestato questo malessere coi vigili urbani, ho chiesto di mandarmi le ricevute, e poi non ho fatto più caso a questa cosa. La Corte dei Conti, che è stata investita per vedere se ci fossero eventuali danni erariali, mi ha assolto e mi ha addirittura rimborsato le spese legali. Possibile che la Corte dei Conti ti assolva, mentre il tribunale... Anche là, decine e decine di imputati, ma poi alla fine qualcuno dovevano condannarlo. E simbolicamente hanno cercato di condannare me. Assicuro che appena ci sarà l'appello, già sono in ritardo, io aspetto con ansia questo appello, dirò che rinuncio alla prescrizione. Io voglio essere giudicato dal tribunale, e se merito di essere condannato, sarò condannato. Ma se merito di essere assolto, come lo sono stati quelli nelle mie stesse condizioni, devo essere assolto. C'è scritto in tribunale che la legge è uguale per tutti, e lo deve essere anche per me. Non dico che a me la declaratoria di annullamento di quei verbali dovevano applicarla per primo, ma non ho capito perché a me non l'hanno applicata e agli altri sì, assolvendoli".
Si è poi tornati al tema della richiesta risarcimento per ingiusta detenzione: "Lo devo fare, chiedere il risarcimento, perché se non lo si fa ci si chiede 'Perché non lo chiedi? La coscienza ti morde?' La procedura per il risarcimento è anche una cosa simbolica, perché se c'è stato un errore deve esserci anche un riparo. Questo è il principio che bisogna sancire. Io non ho bisogno di vivere, grazie a Dio, per quello che un giorno mi daranno come risarcimento. Però la domanda è: chi pagherà? Quanti fascicoli, quante carte sono state stampate, quante udienze sono state mosse, quante intercettazioni? Quanto è costato il processo nei mie confronti? Le indagini che successivamente all'assoluzione hanno cercato di fare per dimostrare che non hanno sbagliato, quanto sono costate?" E' stato poi domandato quale sia la ragione, secondo Domenico Tallini, per la quale la procura ha deciso poi di non fare l'ultimo ricorso: "Perché non è che io ho solo una doppia conforme, come usano dire gli avvocati. Primo grado e secondo grado. La causa stava tutta nella decisione del riesame: là anche tre magistrati hanno stabilito che non ci fossero gli elementi. Avendo impugnato quella sentenza la procura, se ne occupò la Cassazione. Quindi la Cassazione sulla vicenda, che è quella considerata nel riesame, si è pronunciata. Il problema è un altro, e questa è un'altra cosa che bisogna approfondire: loro sono andati ad incontrare persone che dicevano di avere qualcosa da dire sulla mia vicenda. E sono usciti sui giornali perché c'erano giornali che avevano in anticipo carte della Procura. Come fa un giornale a pubblicare carte che dovevano essere nei fascicoli dei magistrati? Questo è un giornale di criminali, lo sanno tutti. Forse ha 300 condanne per diffamazione. E c'è qualcuno che, all'interno della procura, tira fuori queste carte che riguardano il sottoscritto. E sono carte che non dicono niente perché sono indagini svolte e poi archiviate. Ma io trovo pubblicati questi documenti su un giornale. E' possibile che si possa pubblicare una cosa de genere senza che nessuno venga chiamato a rispondere di queste propagazioni?".
E' stato fatto notare che verosimilmente da qualcuno sono arrivate le carte, e, se un giornalista le trova, le pubblica. A questo Domenico Tallini ha ribattuto: "Questo vuol dire che nessuno ha fatto indagini. Perché. se uno va a vedere come sono andate a finire alcuni documenti su un giornale, documenti che dovevano stare in alcuni fascicoli, uno si domanda 'chi deteneva, chi custodiva questi fascicoli?' Queste carte, con organigrammi, con la criminalizzazione di figure che avevano un ruolo importante nelle istituzioni come il sottoscritto... Vuol dire che allora c'era anche qualche connivenza. E che qualcuno ha lasciato che queste carte fossero tirate fuori, e che qualcuno ha consentito che venissero utilizzate per la gogna mediatica, e per preparare il lavoro che la procura poi doveva fare quando ha deciso di emettere questa misura cautelare, tanto cara alle pressioni che faceva sulla procura questo Nicola Morra".
E' stato fatto notare come vi siano state poche reazioni di persone pubbliche nell'esprimere solidarietà dopo l'assoluzione dell'ex presidente del consiglio regionale. Uno dei pochi che ha espresso solidarietà è Vincenzo Speziali. Lo ha fatto anche Giulia Procopi. "Ringrazio, perché questi sono attestati di stima nei miei confronti da parte di giovani - ha detto Domenico Tallini -. Giulia Procopi è una ragazza che già a 20 anni ha fatto l'esperienza in consiglio comunale. Nella classe dirigente abbiamo dato spazio a tutti. Non avevamo formule misteriose, parlavamo chiaro nella formazione delle liste e abbiamo detto a tutti di candidarsi, e che avremmo attinto, se avessimo vinto, anche attraverso gli eletti. Tutto è avvenuto, durante la mia lunga esperienza, e Giulia me ne pregia, ed è una di quelle, che, grazie a Dio, nonostante le tempeste e la criminalizzazione, nonostante le interferenze, perché c'è stata gente che ha fatto terrorismo psicologico. Dicevano che visto che avevano arrestato me, qualche giorno dopo avrebbero arrestato i consiglieri comunali. Pensate ovviamente in quale clima di terrore hanno dovuto vivere questi ragazzi. Ho cercato loro di insegnare la strada della politica, mai la strada del condizionamento, lo sanno tutti. Mai una forzatura, solo consigli, e soprattutto consigli che servivano a farsi elevare politicamente, costruendo per la città una classe dirigente". E' stato quindi domandato a Domenico Tallini se sia rimasto dispiaciuto dei non tanti attestati di solidarietà pubblici: "Non ne sono preoccupato. Mi sono messo nei loro panni. Era persino difficile esprimere ad un amico, ma anche sui social, una simpatia. O una cosa contraria. In città abbiamo vissuto uno stato di terrore. I colleghi erano terrorizzati. Hanno saputo che se avessero fatto un comunicato di solidarietà a Tallini, anche se mi conoscevano e si auguravano che presto potessi essere libero e scagionato da queste infamanti accuse, hanno avuto paura perché qualcuno gli ha detto che la procura, se fosse uscito questo articolo, avrebbe arrestato i fautori. O avrebbe aperto un'indagine. Questo perché in consiglio comunale già stavano i germi di un disegno politico interno che riguardava il fallimento di un gruppo politico che non ho remore a dire fosse quello del sindaco Abramo. Lui all'inizio aveva seguito un po' i miei consigli, visto che lui ha detto che la politica non la sa fare, e lo ha ammesso sempre davanti a tutti. Si era fidato per la prima volta di quello che gli avevo detto io. Aveva detto 'seguiamo questa linea, e recuperiamo il rapporto di fiducia nel partito'. Avevamo avuto la garanzia che Abramo avrebbe fatto come sindaco il vicepresidente della giunta con delega al bilancio. Dissi a Sergio, io e Claudio Parente siamo stati anima di quella manifestazione che ha incoronato Mario Occhiuto come futuro candidato alla Regione. Abramo in quella fase fece intervento strappalacrime, venendo a Lamezia, e dicendo che Mario Occhiuto fosse il miglior sindaco. Ma poi, dopo qualche giorno, ha cominciato a fare una serie di dossieraggi nei confronti di Mario Occhiuto. La sentenza della corte dei conti, per cui lo avrebbero arrestato... A quel punto gli dissi che, a maggior ragione, se avessimo avuto problemi nell'indicare Mario Occhiuto come possibile candidato, partendo dai sindaci, dopo Mario Occhiuto ci sarebbe stato Abramo. Quindi gli feci notare che se fossimo stati al nostro posto, e gli eventi che avrebbero portato a non candidare Mario Occhiuto non fossero dipesi da nostre responsabilità, avremmo potuto rivendicare la presidenza proprio con Sergio Abramo stesso. E quindi avremmo potuto fare fronte comune per esprimere noi il presidente. Dopo però, con questo dossieraggio, quelli si sono organizzati e hanno escluso Abramo, che, parliamoci chiaro, negli ultimi anni prima ha votato la Lega con Filippo Mancuso, poi ha votato Brugnaro di Coraggio Italia. Ora si sta prendendo un incarico dalla Regione spacciandosi come uno di Forza Italia... Lui stesso è convinto di non capire niente di politica, lo ha detto lui. Ma se il prezzo politico della sua incapacità lo deve pagare Forza Italia questo, mi preme dire, soprattutto dopo che io e i miei consiglieri comunali abbiamo subito l'attacco del gruppo di Abramo in consiglio comunale, perché noi eravamo schierati con i cosentini. Questo io non lo perdono a loro. Ma soprattutto non lo perdono agli accusatori dei cosentini, che gli hanno aperto e consegnato il partito. A Roberto Occhiuto e soprattutto Mangialavori".
"E allora due cose cose sono possibili - ha chiosato Tallini -: o non seguono la politica o sono ricattabili. Se sono ricattabili, sarebbe necessario capire sulla base di cosa, cosa li abbia indotti ad eliminare e mettere da parte questa classe politica, e sostituirla con elementi che prima li attaccavano. Perché, dal punto di vista politico, è inspiegabile quello che io sto dicendo. Però si è verificato. Nessuno del gruppo mio, c'era il vicesindaco Ivan Cardamone, persona stimatissima, politico che si era formato e aveva dimostrato di avere attributi risolvendo anche questioni delicate e spinose... Avevamo detto che fosse la persona più degna per essere nominato. Ma non è stato possibile indicare lui. La possibilità era invece quella di mettere al mio posto... E allora quando tu vedi che per un anno intero un conduttore televisivo mi indica come il cardinale che stabilisce tutto in città, che aveva determinato che il figlio di questo conduttore non dovesse fare il sindaco, cosa che io non ho mai detto; quando vedi che questo è lo stesso che tutti i giorni si recava alla procura e portava carte e documenti, quando ho guardato in faccia il procuratore gli dissi che forse lui (il procuratore) non conosceva la città, e che forse si stava fidando di persone che avevano interesse a deviarlo. Perché se qualcuno gli ha detto che io fossi un criminale, avrebbe dovuto approfondire che interessi avesse questo qualcuno a dire queste cose. Resi noto al procuratore che al mio posto ora c'era il figlio di questo qualcuno. Il padre diceva che Forza Italia fosse il partito della mafia: possibile che poi va, si incontra con Occhiuto e Mangialavori, e stabiliscono che il figlio entra nel partito che il padre considera come partito della mafia? Lo fanno tutti d'accordo, e cercano di mettere fuori a me dal partito perché si è consumato un grande inciucio. Forse è accaduto senza che Gratteri lo sapesse, ma in giro il conduttore diceva che gli avessero garantito che 'Marco sarà candidato come sindaco in città'. Così è avvenuto: allla prima interpartitica quelle stesse persone indicate come coloro che avevano dato garanzie e rassicurazioni (Mangialavori, Sergio Abramo) si sono pronunciate: fu fatto il nome di Marco Polimeni come candidato a sindaco. Bocciato ovviamente da tutti. E questa responsabilità l'addebitano a me perché qua si sono uniti tanti interessi. Chi doveva fare carriera nella magistratura... L'unico che poteva garantire cose di questo genere era Nicola Morra, il quale a suo tempo doveva anche garantire l'unità di un partito giustizialista con Tansi e De Magistris. Chi era il nemico numero 1 di tutto questo? Ero io. Quindi, gli interessi di Abramo, gli interessi di questo gruppo che doveva garantire la politica di Polimeni, gli interessi di chi doveva fare carriera e dipendeva da Morra e dal suo rapporto con il ministro. Quindi una serie di interessi che si sono tutti chiusi perché purtroppo io sono stato sfortuato, lo dico ironicamente, per aver vinto tutte le competizioni elettorali. C'era chi diceva che se non era diventato consigliere comunale, consigliere provinciale, presidente della provincia o presidente della regione era colpa mia. Moltiplica per 30 anni una situazione di questo genere, e pensa quanta convergenza sul piano istintivo, emotivo, forse anche legittimo, ma si è limitato solo ad ispirare questo clima, poteva esserci nei miei confronti. Però sono quello che in città ha avuto i maggiori consensi. Nella storia della città ho battuto il record di preferenze personali. 1800 voti con la preferenza unica al Comune, quando non c'era la preferenza di genere e non si poteva abbinare il mio voto. Quindi' un record che mai nessuno potrà battere e che mi ha ripagato, attraverso il consenso della gente. 1800 voti significa, rapportandolo ad altre competizioni, è come se avessi preso 10000 voti alle regionali".
Nell'arco del ventennio Abramo si diceva che Abramo si occupasse di amministrazione e che Tallini facesse la politica: "Sì - ha detto l'ex membro di spicco di Forza Italia -, questo era diventato un binomio vincente perché, fino a quando è stata rispettata questa cosa, Abramo si faceva le giunte, si faceva l'ordine del giorno, si assicurava che non ci fossero problemi e se ne andava. Poi eravamo noi in aula a sostenere le pratiche, e quando si attaccava il sindaco c'era una squadra che lo difendeva. Io ero sempre in prima linea a difendere il Sindaco. Non ho mai smesso di pensare che da un punto di vista amministrativo Abramo sia stato un bravo sindaco. Probabilmente le cose che erano in cantiere avevano bisogno di una competenza amministrativa, ed è stato bravo pure nel controllare i bilanci. Vedete che tutti i comuni della Calabria sono in dissesto. Noi abbiamo difficoltà annualmente, qualcuno ha cercato di dire che siamo come gl altri. Ma no, noi non siamo come gli altri. Noi abbiamo un bilancio che ogni anno si fa con grandi sacrifici, perché pure noi siamo un comune del sud, Da noi non tutti pagano i tributi. Noi non abbiamo avuto una classe politica alla Regione. E mi metto per primo, perché per quanto possa aver battuto i pugni, la mia azione non poteva bastare per dare alla città quello che meritava. Però io non sono il tipo che si prende meriti, perché quando si fa una cosa la si fa perché c'è un ruolo, un mandato. Ero un amministratore e ho fatto quello che dovevo fare perché avevo quel ruolo e avevo l'attaccamento alla città. Ma se c'è qualcosa che va sottolineato, e sarà la cosa che più di tutte alla città di Catanzaro servirà per impedire che Catanzaro diventi davvero solo un borgo, è la realizzazione della cittadellla regionale. Non si dimentichi, non lo dimentichino i catanzaresi, che cittadella regionale si è realizzata con Scopelliti, ed io ero l'assessore al personale di Scopelliti. Vi rendete conto che se noi non avessimo realizzato la cittadella regionale oggi noi, con l'indebolimento che stiamo subendo perché qua da una parte abbiamo rappresentanti timidi, che hanno pure paura di dire che sono catanzaresi, e dall'altra abbiamo un'amministrazione comunale anche timida e tiepida nei confronti di un'eventuale protesta che si può fare nei confronti del presidente della regione, che deve essere il presidente di tutta la città".
"Oggi noi perdiamo cardiochirurgia, anche per certe azioni della magistratura. Altro che tutela della sanità a favore dei cittadini. Cardiochirurgia (S.Anna) oggi andrà a Cosenza perché il governatore è di Cosenza, e ha sempre sostenuto che fosse giusto dare una cardiochirurgia ai cosentini. Però hanno creato le condizioni, perché l'hanno fatta fallire, e l'hanno chiusa. E poi, nel momento in cui doveva dare una chance alla città, il nostro presidente ha revocato l'accreditamento: questo secondo me non lo doveva fare. I consiglieri regionali di centrodestra della città avrebbero dovuto fare una rivoluzione sulla cardiochirurgia, perché il S.Anna era una struttura di eccellenza al servizio di tutta la Calabria, e non solo. Perché venivano anche da altre regioni a Catanzaro. E allora Abramo era bravissimo nella gestione. Io sono stato abbastanza bravo a portarlo anche alle vittorie più impensabili". E' stato dunque domandato se vi sia stato un incontro con Abramo, dopo questo scontro politico: "Certo, fino all'altro giorno ci siamo visti. Sono abituato a non demonizzare, non vedo come un nemico l'avversario politico. Ho sempre detto che Abramo è stato un bravo amministratore, ma un pessimo politico. Quando ha cercato di fare politica ha fatto disastri, e i suoi disastri li paga la città. Perché non è che li paga solo lui: se noi oggi non possiamo rivendicare ruoli strategici è per colpa di Abramo". Non della politica di Tallini? "No, io credo di aver fatto sempre il mio dovere. Posso dire che nei primi 6 mesi di mandato alla Regione ho lasciato tanto il segno. Tutti i dipendenti regionali continuano a chiamarmi ancora presidente: questo per me è motivo d'orgoglio. Ho recuperato la stima non solo di tutta la maggioranza, ma anche quella dell'opposizione. Non ho ancora fatto visita al consiglio regionale, ma l'ho visto attraverso i messaggi innumerevoli che ho ricevuto, in cui tutti quanti mi chiamano ancora presidente. Tutti quanti sanno che in 6 mesi ho fatto una rivoluzione. In questa rivoluzione ho approvato, in consiglio regionale, 4 leggi ambientali: due Cammini Basiliani, due leggi sulle Valli Cupe. Perché la riserva Valli Cupe porta la firma mia. Non solo, la cosa più importante messa al primo punto, votata alla prima seduta utile, è stata la legge di integrazione Mater Domini - Pugliese. Io avevo fatto una legge che integrava le due strutture e dava una grande dignità all'ospedale pugliese, perché metteva in risalto le sue professionalità. E nella divisione dei ruoli i medici del Pugliese erano considerati i più bravi. Perché se è vero che vengono da Crotone, se è vero che a curarsi a Catanzaro vengono anche da Cosenza e anche da Vibo, i nostri medici sono i più bravi. Oggi non funziona perché il policlinico praticamente ha accorpato il Pugliese, che non esiste più. Si devono prima pagare i debiti, ma al Pugliese, anche se ci sono i titoli accademici, non ci sono professionalità salvo che in pochi casi. E in quei pochi casi, guarda caso, è gente che non vuole stare in Calabria perché i loro interessi sono altrove".
Su cosa pensi della riformulazione della nuova giunta comunale di Catanzaro, Domenico Tallini si è così espresso: "I catanzaresi non ci capiscono niente perché Antonello Talerico è riuscito a non far capire niente a se stesso: si lascia una maggioranza mentre c'è una verifica. Se c'è una verifica, stai ragionando su quello. Ci sono due possibilità: o in quella verifica Fiorita non è riuscito ad accontentare Talerico, e quindi lui, da quel confronto se ne esce, sia pure in un momento sbagliato. Perché io al suo posto, lo dico politicamente perché sul piano personale i rapporti un po' si sono incrinati, se l'ha fatto per un motivo di contrasto ci può anche stare... Io avrei fatto due fasi: una di stare fuori dalla giunta e poi successivamente un'altra. Perché la gente che sta fuori deve capire: non è che possono sapere Talerico, Fiorita o Occhiuto l'elemento di contrasto che ha indotto Talerico ad andare via dal comune di Catanzaro. Perché nessuno lo sa. Talerico è passato da un momento in cui diceva che era la migliore amministrazione e si lavorava per la prospettiva della città, ad un momento in cui ha detto invece che Fiorita fa schifo e il centrosinistra fa schifo. E che il centrodestra, che fino a prima diceva che non avesse fatto niente per Catanzaro, invece avesse fatto tutto a Catanzaro. Quindi un po' di confusione: l'ho invitato a chiarirsi le idee. Quindi, ci sono due possibilità: o c'è stata una mancata intesa su qualcosa di importante cui Talerico teneva tanto, o c'è stato qualcosa di talmente importante, nel momento in cui si stava chiudendo l'accordo con Fiorita, che ha impedito a Talerico di fare passaggi importanti col suo gruppo e i suoi consiglieri, e dunque da solo ha fatto la dichiarazione di rottura per cui sarebbe passato all'opposizione. Chiaramente, non conoscendo la politica quest'altro, non conoscendone le regole, e non volendo spiegare agli altri perché avesse fatto questo gesto, si è ritrovato quasi da solo. Lui, e questo assessore che si è dimesso, Arcuri. Tutto il resto è stato mortificato purtroppo da Talerico. Io vorrei dirgli che la politica è fatta di pazienza. Io con Abramo, ogni volta che parlavo di politica, dopo 5 minuti si stancava. Perché purtroppo chi non è politico non può capire il senso dei passaggi. Racconto un aneddoto: un giorno, ero presidente del consiglio regionale, e in una riunione dei capigruppo, Callipo, leader di opposizione alla regione, mi rimproverò che avessimo iniziato la riunione con mezz'ora di ritardo. Tutti si misero a ridere. Presi la parola, e gli spiegai che a volte una mezz'ora in più fuori dalle riunioni ufficiali può servire anche a recuperare 3/4 ore alla politica. Perché poi quando si entra con le idee confuse, in una riunione, e quello che conta è quello che viene trasmesso agli altri ufficialmente, ognuno è portato a spararla grossa. Invece questa mezz'ora di ritardo è servita a raggiungere degli obiettivi e anche a far guadagnare tempo. Dico questo a tutti coloro che non sono politici, che soffrono i passaggi politici: la politica è importante. E' quasi una scienza esatta la politica. A volte una cosa fatta oggi, come ho fatto io... Io ho aspettato, mi sono difeso in tribunale. Sono stato rispettoso del ruolo dei magistrati e della magistratura: non ho mai portato all'esterno quello che oggi ho potuto dire perché non volevo condizionare il giudizio dei magistrati, tanto sapevo che le cose stessero in quel modo. E che sarei stato giudicato da magistrati per bene, così come è avvenuto. E che i miei legali mi avrebbero difeso con tutta la loro bravura e professionalità, che hanno messo in campo anche con entusiasmo".
"Ringrazio l'avvocato Ioppoli - ha aggiunto Tallini - perché ci ha messo trasporto umano nella mia difesa. Voglio ringraziare anche Carlo Petitto, perché io so che lui è simpatizzante di un partito opposto al mio, i cui esponenti spesso mi hanno criminalizzato. Gli dissi che se pensava che questa fosse un'eliminazione politica, si doveva allora convincere, da avversario politico, che questa cosa dovesse dirla in tribunale. Ebbene, lui in primo grado, quando mi difese, disse che era un processo ingiusto, e questa sapeva di una vera e propria eliminazione e persecuzione politica. Era uno dei motivi per cui aveva deciso di difendermi da tutte le accuse inventate da qualcuno".
Ora che l'assoluzione è definitiva, Tallini tornerà in politica attivamente? "No, la politica non è uno schioppo. Grazie a questa politica di criminalizzazione non ho più gruppi. Certo, se dovessi rispondere a centinaia e centinaia di messaggi di solidarietà che da tutte le parti mi sono arrivati, dovrei dire di sì. Ma no, sto coi piedi a terra, sono rispettoso, vedo che c'è una presa di coscienza notevole da parte di tutti quanti. Invito tutti, soprattutto il centrodestra, che ha smarrito la politica a livello regionale: non la può ritrovare nelle periferie. Il centrodestra ha perso in tutte le città superiori ai 10000 abitanti. Governa una sola città. Non c'è nessuno che pone questo interrogativo all'interno di un organismo, che fa un'analisi politica, perché si pensa solo alla gestione, e la gestione non è sempre sinonimo di ritorno elettorale e di consenso. Spesso è il contrario. Perché la gente non è vero che non capisce la politica: la gente non capisce l'accaparramento a tutti i costi del potere, soprattutto quando non passa dalla politica. Il vero elettorato, quello libero che vuole capire la politica, non condivide e quindi alla fine finirà per punirti. L'appello che faccio al governatore è che si torni alla politica. Che si torni a parlare di autonomia differenziata. Noi siamo al sud, Forza Italia ha grande forza in Calabria. Dico che in Calabria hanno tagliato migliaia di redditi di cittadinanza. Questi soldi che vanno a queste persone che non hanno nulla, che la mattina devono fare la spesa e non hanno manco i soldi, al di là della strumentalizzazione del criminale e dello zingaro o di quello che ha fatto l'imbroglio... Ci sono famiglie che hanno dignità, cultura e storia, e si vergognano di dire... Io non sono per il reddito di cittadinanza, ma sono per qualcosa che dia dignità alle famiglie che non vanno a protestare più. Queste famiglie si vergognano di andare anche alle mense della Caritas per mangiare. Quindi quanto costa questo reddito che hanno tolto alla Calabria? Spesso il reddito di cittadinanza serviva pure a mantenere il figlio, la nonna e qualcuno che non lavorava nel nucleo familiare. Quanto era? 3 miliardi? Nel patto dell'autonomia differenziata bisogna dire che questa cifra deve essere data alla Calabria, Poi il governatore poteva utilizzarla come meglio credeva, ma nella compensazione. Non è che si perde solo e non si riceve nulla, come è avvenuto. Ho detto ad esponenti del centrodestra che non è una battaglia di schieramenti, ma una battaglia da meridionale. Abbiamo una classe politica che si è venduta il posto sicuro in lista con i partiti, e diranno sempre sì. Anche se gli chiederanno di rinnegare il proprio territorio e la propria città, la propria regione. Questo sta avvenendo, e ho il sentore, camminando tra la gente, che le persone se ne stanno accorgendo".
"Far capire ai cittadini questa cosa è difficile, e questa cosa è stata motivo di contrasto tra me e la Lega - ha aggiunto ancora Tallini, riferendosi al tema dell'autonomia differenziata -, perché io ero un nemico dell'autonomia differenziata".
Conclusione: "Era un atto doveroso onorare la memoria di Jole Santelli che aveva una stima immensa di me. Diceva che mi avesse scelto perché si fidava di me e sapesse che fossi bravo. Se non prenderemo coscienza del fatto che l'autonomia differenziata porterà le regioni ricche a diventare regioni ancora più ricche, sotto l'astuzia dell'idea per cui si fa a costo zero, se cambia la normativa e si dice che le regioni potranno contribuire a dare soldi alle università, noi avremo Lombardia, Veneto e Piemonte che avrà una scuola ancora più qualificata e di serie A, mentre noi avremo una scuola che indietreggerà nella qualità. La prospettiva dei nostri figli sarà quindi l'emigrazione, e non è bello perché i nostri figli vorrebbero restare in questa terra. Ho registrato tra i giovani una voglia matta di voler restare. Si può restare però solo con la dignità di poter restare. Quando uno trova un'attività di lavoro, questa deve essere remunerata dignitosamente perché solo così si rispetta il cittadino e la dignità umana".
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