"Il nostro sindaco vada allo Scida a rappresentarci tutti"
13 marzo 2023 17:05di FRANCO CIMINO
È una partita. Una partita di pallone. Un normale incontro di calcio, reso più semplice dalla distanza delle due squadre in classifica. E reso più festoso , in conseguenza, dalla posizione delle due squadre in classifica. E per quella differenza punti dalla terza, con punteggio alto, che fa della nostra avversaria odierna, la seconda più bella formazione di tutti e tre i gironi del campionato di serie C. Bella e brava, nonostante l’incomprensibile cambio di allenatore, a sole poche giornate della fine, che hanno adottato i dirigenti rosso-blu. Catanzaro e Crotone stasera devono giocare la partita della festa sportiva. E quella degli anticipati festeggiamenti della promozione di ambedue le squadrePerché il Crotone, che nel girone A e nel B con i suoi sessantacinque punti sarebbe largamente prima in classifica, vincerà di certo la roulette dei play off. E con ampio merito. Per cui il prossimo campionato di B, potrebbe vedere tre calabresi sulle alte vette, ritenendo possibile che il nostro auspicio per la promozione della Reggina e la salvezza del Cosenza, possa davvero realizzarsi. Che sia, dunque, una bella partita questa sera, aperta da ambedue le parti, divertente e spettacolare e con una ricca messe di gol. Cosa che renderebbe accettabile da ambedue le tifoserie il detto “ vinca il migliore” se a vincere, come desideriamo, sarà il Catanzaro, la squadra migliore.
E, clamorosamente, migliore di tutti i campionati, di tutte le categorie d’Europa. Una squadra da record, che sta battendo tutti i record, non nasce per caso e non si afferma per caso. O per fortuna. Il Catanzaro è forte quest’anno perché è stato costruito bene, con passione e competenza. E con le stesse affidata a un tecnico appassionato e competente. Rapidamente, mi piace qui dire, ciò che moltissimi non avrebbero pensato di riconoscere. Ovvero, che molti ancora stenteranno a riconoscere ritenendo, come spesso ovunque accade, che quando una squadra vince il merito sia dei giocatori e tra essi dei migliori, mentre quando perde la colpa sia dell’allenatore e del presidente “ chi non cacciau i sordi”. Questa volta dobbiamo avere l’umiltà e l’onestà di riconoscere che la grande parte del merito per questo Catanzaro da urlo sia decisamente del presidente e dell’allenatore, poi anche dello staff tecnico naturalmente.
Floriano Noto si è affidato a una bella accoppiata , direttore sportivo e tecnico, ma la squadra l’ha costruita lui, l’ampio parco giocatori, che potrebbe mettere in campo due formazioni di eguale valore, l’ha realizzato lui, senza badare ad economie da bilancino. Se questa squadra, al di là dei prevedibili-temibili trasferimenti( speriamo non di quei quattro!) è in grado di fare un gran campionato nella serie superiore, questo merito va ascrivibile al presidente. Come, parimenti, gran parte del merito di questo campionato avvincente e di questo Catanzaro spettacolare, stellare, va assegnato a Vincenzo Vivarini, un tecnico di levatura sicuramente tanto superiore da avanzare la domanda del perché una carriera limitata. Carattere? Fortuna? Qual non so che classico? Probabilmente tutte queste cose. A meno che….A meno che lui non avesse bisogno di una società solida e di un ambiente sportivo magnifico, come di una Città tranquilla, civile, accogliente. Ambiente, Società, Città, finalmente trovate qui, da noi. È una partita di pallone, soltanto una partita di pallone. Una bella partita di pallone. E così va vissuta. Le Città, le due nobilissime Città potranno soltanto esaltarne il valore civile. E culturale. Lo potranno fare se i tifosi di ambedue le squadre indosseranno l’abito bello e candido di cittadini. E, oggi, anche di cittadini pensosi del grande ruolo che la storia dell’umanità ha assegnato alla Calabria. E, in particolare, a questa lunga fascia di territorio che fortunatamente si affaccia sul mare più bello. Catanzaro e Crotone sono città di mare. Abitano questo nostro mare, lo Ionio, che è ricco della natura che vi si muove dentro e della storia che l’attraversa, da Sud, che guarda alla Sicilia, a Nord, che si porge, con la Sibari antica, alla Puglia.
Catanzaro e Crotone sono vicinissime, meno di sessanta chilometri addirittura. Oggi le nostre due Città sono ancora più vicine, per la grandezza che esse stesse e i comuni viciniori hanno mostrato, e in più occasioni, per il salvataggio a mare di povericristi e per il rispetto e la solidarietà che i nostri cittadini hanno rivolto ai morti in mare e ai sopravvissuti. Catanzaro e Crotone dal ventiquattro febbraio, da quella tragica notte di febbraio, sono ancora più vicine. C’è un lembo di spiaggia, un tratto di mare, una breve striscia di asfalto che li unisce, come un ponte fra due terre uguali. Si chiamano Steccato di Cutro, e la strada breve che da Botricello a Cutro mare, porta Catanzaro a Crotone. Oggi è solo una partita di pallone. Le guerre sono quelle che abbiamo visto davanti alle nostre spiaggia. O lontano da noi, guerreggiate, alla TV. Per questo mi sarebbe piaciuto, mi piacerebbe, ne diventerei felice se il nostro Sindaco, il mio Sindaco, avesse deciso, decidesse, come da qui amorevolmente e rispettosamente gli chiedo, di rispondere all’invito del suo collega della Città Pitagorica andando a vedere insieme con lui, allo stadio Scida, la partita di stasera. Che, nel loro abbraccio, è più che una semplice partita di pallone.
È l’incontro di due popolazioni, di due culture particolare, nate da quelle due immense culture, la Magnogreca e quella Cristiana, che hanno fatto bello in mondo antico e grande quella Calabria ancora greca. E più forti gli uomini di questa terra. Nicola, ascoltami, vai a Crotone, il Ceravolo è strapieno. Lì dentro, non c’è posto per saltare. Invece c’è, allo stadio di Crotone quello di abbracciare. Lì dentro colmerai anche il vuoto di una parte di quello stadio. E carezzerai la speranza della bella gente di Calabria. Quella che crede nella sua unità. E nella fratellanza degli uomini.
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