Due gruppi criminali contrapposti, quelli de Il Montanaro e Diddi, ma che sapevano come mettersi d’accordo quando si parlava di affari. Capaci di vendere droga ai minori e attraverso i minori. “Spregiudicati”, dice il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri.
Sono alcuni dei tratti salienti dell‘operazione “Aesontium”, Eseguita da Carabinieri e Polizia di Stato l’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 21 soggetti, indagati, rispettivamente, per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti operante nel territorio di Catanzaro, e per detenzione e commercializzazione di sostanza stupefacente ed altri reati connessi.
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Durante la conferenza tenuta alla Corte d’Appello di Catanzaro, Gratteri afferma che le indagini “vanno avanti da settembre 2016. Interessa principalmente la città di Catanzaro. Sono organizzazioni criminali presenti ormai da decenni che condizionano il quotidiano della città. Riforniscono tutti i tossici di Catanzaro e limitrofi. Come fosse un’attività imprenditore veniva applicato il cavallo di ritorno. Controllavo quartieri con la telecamera. Vendevano droga a minorenni e utilizzavano minorenni per farlo. Lo facevano con spregiudicatezza, non c’è minimo di coscienza”.
Gli fa eco il procuratore aggiunto vicario, Vincenzo Capomolla: “Occupavano un settore della città, in modo familiare. La particolarità è che c’è stata una convergenza di indagini. Due gruppi criminali che controllano il territorio ma che sanno accordarsi quando serve”
Oggi è stato anche l’esordio del questore, Maurizio Agricola, che ha ringraziato per il lavoro svolto.
Per Antonio Montanaro, comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, si è trattato di “un’attività complessa che ha chiesto il lavoro congiunto di Polizia e Carabinieri”.
Intervenuto in conferenza stampa anche il comandante di compagnia, Ferdinando Angeletti, in prima linea nel contrasto degli stupefacenti: “Si tratta di gruppi contrapposti teoricamente ma che negli affari si trovavano d’accordo. Esercitavano azioni di contrasto contro i controlli della polizia e Carabinieri utilizzando vedette e telecamere. Addirittura una coppia aveva installato un impianto di sorveglianza per il palazzo. La droga veniva dalla Puglia: arrivavano a Catanzaro senza avvisare, nascondevano la sostanza e tornavano dopo per concordare il prezzo. Un modo originale e diverso dal solito". Angeletti racconta anche che "uno dei componenti del sodalizio in un episodio ha trovato quella droga nascosta, l'ha rubata ma facendo raffreddare i rapporti con i fornitori".
Fabio Catalano, capo della squadra mobile di Catanzaro, evidenzia come fossero gruppi contrastanti che controllavano in maniera ferrea il territorio. Tutto ciò che avveniva lì dentro era sotto il loro stretto controllo. Erano personaggi che lo facevano a tutte le ore del giorno e della notte.
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