Addio al Marchese Gianni Susanna: il commosso ricordo di Vincenzo Speziali
Per molti sarà facile comprenderlo: ancora una volta, per l'ennesima volta, in questi giorni tragici, ho il cuore fiaccato.
Non è per paura di quanto sto vivendo in Libano, semmai a fronte di chi 'va via', proprio nel mentre sono lontano e ciò rende il tutto, più straziante.
Gianni Susanna, 'Giannotto' per noi tutti, gli amici e i figli dei suoi amici, pure lui, ci lascia e si 'congeda' da questo nostro mondo, talvolta comico e naif, oppure cinico e baro, quanto il destino (e il destino, con lui, ultimamente, non è stato affatto buono né clemente).
È un susseguirsi di emozioni frammiste a ricordi, belli, sinceri, allegri, gioiosi, persino semplici o banali, i quali fanno parte della vita di chiunque e ciascuno, ma di me medesimo, che adesso scrivo e ricordo, ricordo tutto, sin dalla mia infanzia, 'Giannotto', quindi, che mai, mai e poi mai, da quell'autentico galantuomo e aristocratica persona, ha naturalmente vissuto la sua vita, da vero signore quale era, senza mai far pesare, nei confronti di chicchessia, la sua origine 'marchesale', dal più umile dei suoi interlocutori, a tutti i suoi amici di una vita.
Lo ricordo, perciò Gianni, il quale prorompeva con la sua simpatia elegante, giammai cinica e beffarda, tipica e contraddistintiva di un altro Marchese, per certun versi anche immaginario, cioè quello inscenato da Alberto Sordi, insomma Onofrio del Grillo, a cui, intimamente, al 'nostro' dava noia e insofferenza, siffatto improprio accostamento.
Difatti, al di là delle battute, a Gianni Susanna, la figura del Marchese del Grillo, non piaceva per nulla, epperò se qualcuno lo apotrofava in tal modo, sul suo volto, appariva un sorriso rassegnato, sebbene distaccatamente sconsolato.
Tra i tanti ricordi, rammento una domenica di Novembre 1989 a Camignatello, allorquando andammo a pranzare con mio padre -che poi avrebbe proseguito verso la Puglia, mentre, io e mia sorella, saremmo rientrati a Catanzaro, proprio con Giannotto- e lui, sempre Gianni, diede sfoggio a quelle sue uscite esilaranti, mai volgari, le quali ci fecero ridere a crepapelle.
Come fosse ora, adesso, in questo momento, ho fisso nella mente, papà -ghiotto di funghi- mentre stava comprando tutti i porcini che erano in bella mostra sul confano della macchina di un locale e improvvisato venditore, a sua volta con gli occhi strabuzzati a fronte dell'isperato guadagno e di questo 'soggetto strano', cioè mio padre (e così ci diede l'impressione di come lo considerasse), il quale con la sua Mercedes pluriaccessoriata e di telefono in macchina dotata, faceva incetta della 'mercanzia funghista', senza battere ciglio per il prezzo proposto.
Ad un certo punto, mentre papà era intento a parlare al telefono, il cercatore di porcini, caricando nel portabagagli le cassette, si rivolse di sottecchi e più che pote` silenziosamente, proprio a Gianni e gli fece: "Oi" -alla cosentina- "ma chine` chillu lla`"?
Gianni, volse di scatto il suo sguardo verso me strizzandomi l'occhio in cerca di complicità e di rimando, con fare fintamente enigmatico, tenebroso e timoroso gli disse: "Non posso parlare...non posso parlare, assolutamente...è un pezzo grosso, uno da novanta. Non ha visto la macchina? È targata Roma e da là gestisce tutto e tutti. Piuttosto, siamo sicuri che i funghi siano buoni. Lo dico per lei, perché se qualcosa andasse male, si troverebbe in un mare di guai. Il Dottore, di cui io sono la scorta adesso, gestisce lo Stato".
Figuratevi voi, la faccia del poveretto: nonostante il freddo boia, cominciò a sudare quasi fosse una fontana da cui cola l'acqua e ad ansimare alla stregua di un cane San Bernardo, nel mentre attraversa l'equatore.
Sia come sia, andò come andò, ovvero lo lasciammo là, assorto nei suoi pensieri, salvo poi ritornare sui nostri passi, in quanto a Gianni, piaceva scherzare, ma veramente buono di cuore quale era, non infieriva, né esagerava e men che mai era avulso -una volta terminata la burla- a spiegarne il retroscena, oppure che di burla sinceramente si trattava.
Ecco, anche questo è stato Gianni, assieme all'aspetto più importante, ovvero essere un padre fenomenale, per le sue figlie (e mie cugine), cioè Lula (la quale ci ha lasciato lo scorso anno), Robiro` e Cleo ed anche, un nonno affettuoso e premuroso, così cone un fratello formidabile, per zia Violante e Antonella.
Voilà, la vie est comme ça, purtroppo o per fortuna -ciò non lo so ma la Fede mi rimame e ad essa mi rifaccio, accettando il presente- in quanto, fortunatamente ti mette sulla tua strada, persone perbene, eccezionali, al pari di quanto fu Gianni e assieme a lui, anche zio Carlo De Lellis, Maurizio Sandoz, Elio Colosimo, Gigi Cafasi, Ezio Giancotti, Giovanni Squillace, Franco Arcuri, Nicola Ranieri e Raffaele Zinzi, tanto per fare qualche nome, oltre a ricordare, onestamente, seppur con qualche lacrima di commossa nostalgia, l'essenza più forte, più vera, più viva, di questa aristocratica, signorile, buona, accogliente, generosa, grande, magistrale, cara vecchia (ma pur sempre bella!) Catanzaro.
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