di ELENA BOVA*
La notizia che il Comune di Catanzaro darà continuità al progetto di Sergio Abramo per la realizzazione di spazi aperti commerciali ed artigianali nell’area dei giardini Nicholas Green ci riporta alla ferita mai chiusa, per quanti l’abbiamo vissuta, della demolizione di Palazzo Serravalle. Nel 1975 l’amministrazione comunale decise contro il parere della Soprintendenza e del Ministro appena nominato Giovanni Spadolini di abbattere un palazzo storico di riconosciuto valore e di stravolgere quello spazio urbano che andava dalla chiesa dell’Immacolata a piazza Grimaldi chiamato dai catanzaresi il “salotto della”.
La capacità del nostro precedente Sindaco di intercettare finanziamenti è riconosciuta da tutti, in questo caso sette milioni di euro a valere sui CIS che Abramo ha dichiarato essere previsti per un progetto di massima modificabile dalla nuova amministrazione con un concorso internazionale. Il problema nasce nella scelta di intervenire nel centro storico con opere che non alterino ulteriormente lo stato e la memoria di luoghi identitari, o non comportino demolizioni come si era deciso per l’ex scuola Maddalena salvata dal ricorso al MIC ad opera di Italia Nostra.
Mi sono sempre chiesta perché non si è mai pensato ai nostri quartieri Corvo o Aranceto per citarne due che sono “non luoghi”, come destinatari di finanziamenti, come si è fatto in molte città d’Italia dove si sono realizzate opere di grande valore culturale e sociale. E’ nei quartieri che circondano il centro storico che si deve creare bellezza perché da questa nasce civiltà urbana e senso civico un’arma importante per combattere la criminalità e la delinquenza.
Questo vale anche per il centro storico che ha bisogno di interventi di manutenzione restauro conservazione del suo patrimonio architettonico e monumentale quali ad esempio i resti delle antiche mura, Palazzo Fazzari, il teatro Masciari con la sua scala per citarne alcuni. I giardini Nicholas Green sono ormai uno spazio “antropizzato” cioè vissuto dalla città cosi com’è da 50 anni, area verde dove già esistono locali all’aperto. C’è bisogno di spendere sette milioni di euro per rendere ancora più precarie le attività commerciali di Corso Mazzini?
*Italia Nostra Catanzaro
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