Catanzaro-Forza Italia-Fiorita-Talerico-vicenda giudiziaria: parla Domenico Tallini

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  02 febbraio 2024 08:06

'Polimeni non può tutelare gli interessi di Catanzaro', ' Fiorita ha ottenuto il 60% al ballottaggio', ' Talerico è un bravo professionista ma non è un politico'. Sono alcune delle affermazioni dirompenti di Domenico Talllini, che parla - per la prima volta - dopo la seconda assoluzione  nel processo Farmabusiness e che rivela dettagli inediti della politica calabrese e catanzarese. 

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Cosa ha pensato dopo la seconda assoluzione?

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"Non poteva che essere un commento di parte. Un commento di come io, negli anni, ho sempre difeso e servito le istituzioni senza mai tradirle e senza mai approfittare di un centesimo della Pubblica Amministrazione. A me le istituzioni hanno dato e per me era doveroso servirle".

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Pensa ci sia stato un accanimento attorno alla sua figura?

"La gente ha potuto giudicare come mai improvvisamente, cioè da quando sono diventato presidente del Consiglio regionale tutti si sono concentrati attorno al mio ruolo. Io faccio politica da quando avevo i calzoni corti. E ho fatto politica non per fare carriera. Militavo in un partito e un giorno quel partito mi disse che dovevo candidarmi perché avevano bisogno di me. Io militavo prima nella Giovine Italia e poi nel Fronte della Gioventù ai tempi di Gianfranco Fini e prima ancora di Giorgio Almirante. Mi candidai e in quella competizione elettorale al Comune presi 523 voti. Fu una grande soddisfazione e in grande misura erano voti che provenivano non dalla gestione clientelare, come qualcuno poi nel tempo ha cercato di demonizzare il mio consenso, ma voti di giovani e gente che aveva apprezzato la mia militanza. Ero apprezzato per le battaglie dentro e fuori dal partito per il bene di Catanzaro. Ricordo quando siamo scesi in piazza perché volevamo l’Ateneo libero".

A proposito di Medicina, cosa pensa dell'attivazione della facoltà a Rende?

"Come al solito la Calabria ragiona come le Calabrie. Non credo sia stata una scelta bella. I rettori invece che incontrarsi con l’aiuto della politica (del governatore) e pensare di diversificare l’offerta hanno fatto una facoltà che ruba iscritti all’università di Catanzaro. Il rettore De Sarro ci aveva informato di questo tentativo e se fosse andato in porto questo tentativo avremmo potuto perdere la facoltà di medicina. Io andai dall’assessore Savaglio che, qualora avesse portato la delibera in Giunta per autorizzare il corso, un minuto dopo di chiederò le dimissioni anche perché c’è un conflitto d’interesse essendo lei docente dell’Unical. La Santelli aveva garantito al presidente del Consiglio regionale, a me, che non si sarebbe fatto. Nel frattempo, lei muore, io vengo coinvolto nella vicenda giudiziaria e quindi neutralizzato. In quella vacatio la delibera viene portata in Giunta, con l’avallo silenzioso dei consiglieri regionali di questo territorio".

Cosa doveva fare la politica regionale?

"Una politica corretta dovrebbe guardare allo sviluppo di tutta la Calabria. Se non si sviluppa l’area centrale non ci può essere sviluppo per gli altri territori della Calabria. Il presidente e i rettori cosa avrebbero dovuto fare? Attraverso uno studio dei fabbisogni e degli sblocchi professionali, prevedere l’attivazione di altre facoltà. Non c’è mai stato un solo presidente, di qualsiasi colore politico, di andare a vincere le elezioni con un vero progetto di sviluppo della regione".

Sta parlando di Forza Italia...

"Uno degli obiettivi è stato quello di depotenziare me, perché rappresentavo un punto forte della città ed ero un ostacolo alla volontà espansionista di esponenti di Vibo. Mi riferisco a Mangialavori, che ambiva a fare il coordinatore dell’area centrale, per bilanciare la forza di Cannizzaro a Reggio e quella da sempre avuta a Cosenza. Mai si è visto che il candidato a sindaco di Catanzaro fosse stato scelto da uno che sta a Vibo. Il centrodestra ha escluso le figure che hanno fatto la storia".

Si è parlato di un caffè con Cannizzaro, tornerà con Forza Italia?

"Rispetto alla vicenda giudiziaria il partito non ha tutte le carte in regola per come si è comportato. Basta ricordare, che il coordinatore regionale di allora che ha tentato di delegittimarmi, mentre vivi una vicenda così dura, come si poteva gestire? Ho cercato di evitare il commissariamento a livello provinciale. Ho dovuto aspettare la sentenza di secondo grado prima che Mangialavori facesse una dichiarazione in mio sostegno. Guarda caso a chi si dà il partito? Non solo a chi in Forza Italia non c’è mai stato, se Polimeni fosse voluto entrare prima io non lo avrei mai impedito. Ho insegnato agli altri che avevamo come dovere far crescere il partito. Oggi, mi domando, chi difende la città di Catanzaro? Dovrebbe essere Forza Italia, perché è il partito che interloquisce con lo stesso del presidente della Regione. Se fossi in Marco Polimeni farei una cosa, per essere nelle condizioni di tutelare la città devi avere le mani libere. Ma se tu sei pagato nelle strutture regionali riferite a un deputato della Provincia di Vibo, come fai ad esercitare il tuo mandato di tutelare gli interessi del territorio se sei pagato dagli stessi che cercano di depredare o svuotare il tuo territorio per motivi politici? Gli consiglierei di dimettersi dalle strutture regionali".

Come ha difeso Catanzaro?

"Io, quando ho dovuto difendere la città, sono andato nelle stanze di presidenti di Giunta e ho rovesciato scrivanie. Quando ero assessore con Scopelliti ho consegnato la delega per ben tre volte per difendere la mia provincia. Marco Polimeni deve essere credibile. Alla Provincia sosteneva Enzo Bruno. Adesso che si parla di estinzione di Forza Italia viene folgorato improvvisamente sulla via di Damasco. E come mai viene proposto da Managialavori, che parlava a nome del presidente, alla prima interpartitica per le ultime Comunali come candidato a sindaco? E come mai anche da Sergio Abramo? C’era un impegno già assunto e da chi? Il padre definiva il partito di ‘Forza Italia’ ‘Forza Mafia’, eppure questo partito lo hanno affidato al figlio. C’è stato un disegno, è chiaro. Dovevo essere rimosso perché ero l’ostacolo alla carriera di Polimeni".

E al Comune cosa è successo?

"Poi c’è il capitolo Abramo. In Consiglio comunale iniziarono gli attacchi al gruppo di Forza Italia da me rappresentato. Polimeni e gli altri dicevano che Forza Italia era venduta ai cosentini e che noi avevamo tradito Sergio Abramo, perché lo volevano presidente della Giunta. Alla fine, Sergio Abramo è stato escluso da tutto. La politica ha le sue regole e vanno rispettate. Noi avevamo ottenuto il massimo per lui. In una trattativa condotta da me Sergio Abramo era indicato come assessore al bilancio e vicepresidente, un ruolo importantissimo ma che non gli bastava. E sarebbe stato presidente dopo che Occhiuto (Mario) aveva deciso di non presentarsi, sarebbe stato il candidato naturale. Con chi sono schierati oggi? Con Roberto Occhiuto. Il partito non è più quello della mafia, dato al figlio. Unico che teneva alto l’onore della città. Tutto un assurdo. È una cosa grave che non si dicano queste cose. Quando parlavo con Roberto Occhiuto c’era rispetto e mi temeva politicamente. E lo stesso accadeva con Jole Santelli, tant’è che mi volle presidente del Consiglio regionale. In sei mesi ho fatto quattro leggi ambientali e la legge sull’integrazione".

Si è parlato di Catanzaro, è del sindaco cosa ne pensa dopo un anno e mezzo?

"Quando si parla del sindaco Fiorita si dice che non ha una maggioranza e si fa sostenere da elementi che erano stati candidati nella coalizione perdente del centrodestra. Già quando si fa questa analisi politica credo sia un gravissimo errore. Il sindaco deve valutato sul consenso avuto da sindaco non sulle liste che lo hanno sostenuto. Fiorita è stato eletto con il 60% dei voti nel turno di ballottaggio. Se fossi stato al suo posto avrei fatto un’altra cosa. Avrei fatto subito una lettera di dimissioni, l’avrei consegnata al segretario generale, avrei chiamato tutti i consiglieri comunali. A quel avrei detto: se riesco a fare una coalizione che s’impegna a fare il bene di questa città bene, altrimenti o già firmato le dimissioni. Credo sarebbe sorto un gruppo di responsabili che nell’interesse della città si potevano sintonizzare su alcuni punti programmatici. Avrei evitato quindi che consiglieri eletti col centrodestra si potessero riciclare attraverso promesse, opportunità, ruoli. Una cosa brutta. Avrebbe gestito questa fase con una grande dignità politica".

Su Antonello Talerico

"è una risorsa della città, se però si trasforma in una figura politica. Finora non ha avuto ruoli politici. Un professionista che dà lustro alla città ma manca la politica. Io non lo critico perché sostiene Fiorita, anzi. I segnali si possono dare pure piano piano. Ad esempio, per le ultime festività natalizie c’è stato un tocco di novità e mi sono complimentato. Nessuno ha la bacchetta magica".

E infine: "Qualcuno voleva sostituire me da coordinatore provinciale di Forza Italia. Dovevano eliminare lo strumento attraverso cui io facendo politica organizzo il partito e portavo alle vittorie o di Sergio Abramo o dei presidenti della Provincia (con Ferro e Traversa). Negli anni ne avrò accumulati tanti nemici".   

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