Catanzaro, Franco Cimino: "Quella multa per quel parcheggio sul corso. Non è colpa della macchinetta"

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Franco Cimino
  21 febbraio 2022 14:03

di FRACO CIMINO

Le multe, cioè la imposizione di una sanzione a chi trasgredisce le regole, sono uno strumento utile per rafforzare, paradossalmente, il rapporto tra il cittadino e lo Stato, genericamente inteso. Fanno bene, quindi, allo stesso modo che pagare le tasse, come, sebbene male interpretato, ha affermato anni fa l’ex ministro del Tesoro, il compianto Padoa Schioppa. Lo ricordate:” pagare le tasse è una gioia.” Si alzò il putiferio più impetuoso. E fu un errore. Io subito lo contestai, riflettendo sulla cosa. Pagare ciò che allo Stato si deve, per sanzione o per condivisione di un principio, fa del primo l’Autorità saggia e premurosa, che pensa ai bisogni da tutelare dei suoi cittadini. Un po’ come fa il padre con i figli. Dei secondi, i cittadini, i figli appunto che rispettano l’Autorità e la riconoscono. Questo rapporto procura davvero gioia, perché quotidianamente rafforza quel legame indispensabile a qualsiasi corretta convivenza tra le persone nella relazione che esse, tutte insieme, hanno con l’Autorità. Questo legame prezioso si chiama fiducia. Fiducia reciproca, la forza più utile alle persone tra loro, e alle società nel loro complesso. Per tornare alle multe, decisamente esse non hanno avuto mai fortuna a Catanzaro.

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A parte le ben note vicende di questi due ultimi anni e i fatti, alcuni spiacevoli e altri dolorosi, che hanno potuto interessare luoghi diversi di controllo, c’è da domandarsi il perché tra gli operatori della mobilità urbana, polizia locale e i cosiddetti ausiliari del traffico compresi, e cittadini non sia mai corso buon sangue. Perché, cioè, diversamente che in tante realtà, soprattutto piccole come la nostra, non sia mai scattato quel feeling che fa sentire, agli uni, i cittadini quali amici e, agli altri, la polizia quale fratello premuroso e protettivo. Colpa della politica che ha spesso pensato di utilizzare i primi come clientela elettorale e la seconda come strumento di questa pessima cultura del consenso? Chi lo può dire? Difficile senza un’analisi ben struttura, anche se a tanti, estemporaneamente, sarà risultato facile pensarlo.

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Di certo, è mancato il sentimento di fiducia. Reciproco. La diffidenza mettendosi al suo posto. L’autorità pensa che il cittadino in quanto tale se può imbrogliare il pubblico lo fa, specialmente quando si tratta di cacciare denaro dalla tasca. Dall’altra parte, il cittadino pensa che gli operatori per conto del servizio pubblico, siano sempre nemici, e pure perfidi. A Catanzaro, probabilmente, questa diffidenza ha contribuito ad indebolire la coscienza sociale e il senso di appartenenza, e vieppiù, col passare degli anni, il rapporto di fiducia Comune-Cittadino. È in questo contesto che si inserisce l’incidente dell’altro giorno per la sanzione comminata da parte degli ausiliari del traffico a una donna, commerciante sul Corso, che riteneva, come ha poi dimostrato con una vibrante protesta, di essere stata in regola con il pagamento del ticket per la sosta sulle strisce blu.

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È dentro questa lettura che va inserita quella che ai più é apparsa l’inopportuna uscita da parte di quel responsabile di Polizia, che con una dichiarazione assai affrettata, ha, involontariamente magari, voluto dimostrare la inaffidabilità del cittadino, che invece, ticket in mano, dimostrato le sue ragioni. Ciò che è brutto, per chi ci guarda dall’esterno e per i nostri ragazzi che lo fanno dall’interno, è la manifestazione di sfiducia che ha nuovamente evidenziato il non facile rapporto tra cittadino e il Comune, tra il privato e il pubblico. La nuova Amministrazione che sta per essere eletta, con un sindaco, si spera, che abbia la più alta delle sensibilità politiche, deve puntare, come primo atto del suo agire, alla costruzione del sentimento di fiducia. Tra tutti e per tutti, senza il quale qualsiasi sforzo per ripristinare anche il prestigio delle istituzioni, purtroppo sfilacciato per il livello in cui è giunto la politica cittadina, risulterà davvero vano. Pericolosamente vano. Anche per la tenuta democratica e la ritessitura del tessuto sociale ora sfilacciato.

Annullare la “multa” alla imprenditrice che tanto ha dato alla Città, pure rinnovandole la fiducia attraverso il mantenimento del suo negozio, qui, da noi, al centro della sofferenza economica, è cosa giusta. Come giuste saranno le scuse che dovranno essere aggiunte. Ma a tutto questo dovrà accompagnarsi la volontà di cambiare atteggiamento. Da parte di tutti, in una stretta di mano ideale in cui il Comune e il cittadino, come in un matrimonio, pronuncino all’unisono e a gran voce la stessa formula:” io mi fido di te. Perché io ti appartengo come tu appartieni a me”. Che bello sarebbe, no?

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