di CARLO MIGNOLLI
Ogni tre giorni in Italia una donna perde la vita, spesso per mano di un partner, un ex o un familiare. Nel 2023, i femminicidi hanno rappresentato il 39% degli omicidi totali nel Paese, un dato che continua a mettere in evidenza l’urgenza di un cambiamento culturale e legislativo. Numeri che non lasciano scampo: la violenza di genere è una piaga che miete vittime senza sosta, trasformando le storie di tante donne in tragiche statistiche.
In questo contesto, i cittadini di Catanzaro si sono ritrovati davanti il Tribunale del capoluogo in Piazza Matteotti per esprimere un chiaro e deciso “no” alla riduzione della pena per il femminicidio di Loredana Scalone, durante un sit-in organizzato dall’Associazione di promozione sociale Astarte.
Era il 23 novembre 2020 quando Loredana, originaria di Girifalco e residente a Stalettì, fu brutalmente assassinata alla Scogliera di Pietragrande con ventotto coltellate che spezzarono la sua vita e lasciarono una ferita profonda nella comunità.
Di fronte al Palazzo di Giustizia, i centri antiviolenza hanno organizzato una manifestazione con la partecipazione di alcune scuole, per stare vicini alla famiglia della vittima, che teme uno sconto di pena. La richiesta di giustizia è forte, soprattutto dopo che il responsabile di questo terribile femminicidio, Sergio Giana, è stato condannato a 25 anni di carcere. Una sentenza che ha deluso la famiglia, che si aspettava l’ergastolo e teme una possibile riduzione della pena.
L’incontro ha visto la partecipazione di Giulia Scalone, sorella di Loredana; Maria Grazia Muri, presidente dell’Associazione Astarte; Donatella Monteverdi, assessore alle pari opportunità del comune di Catanzaro; Mario Gentile, sindaco di Stalettì e Luciana Loprete, presidente UICI.
“Siamo un po’ in ansia, speriamo che questo non avvenga, che almeno questa sentenza, che ci ha dispiaciuto molto, dei 25 anni venga mantenuta”, afferma preoccupata Giulia Scalone.
La presidente di Astarte Muri aggiunge: “Si è parlato molto di Giulia Cicciocchettin e il rumore che effettivamente hanno fatto forse è servito comunque ad accelerare un processo legislativo che era già in corso. Ora anche noi vogliamo qualcosa, la giustizia per Loredana, e la pretendiamo”.
“C’è una verità giudiziaria che sarà rimessa alla valutazione dei magistrati, ma c’è anche un sentire collettivo e comune che va oltre la dimensione giudiziaria. E credo che quello oggi sia il fatto più importante, perché noi dobbiamo fare in modo che queste cose non accadano, non arrivino nelle aule di giustizia”, conclude l’assessore Monteverdi.
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