di TERESA ALOI
È considerato il padre del cinema documentario italiano. La sua potente espressività con la quale ha descritto i modi di vivere del proletariato meridionale, fatta di contadini, pastori, pescatori, minatori, affascinante, misteriosa, dove si lotta contro la natura per sopravvivere, ha segnato la sua carriera più di ogni altra cosa.
Vittorio De Seta
Un maestro del cinema, Vittorio De Seta. E oggi, a cento anni dalla sua nascita - Palermo 15 ottobre 1923 - la mostra Vittorio De Seta "Lettere dal Sud", curata da Eugenio Attanasio e Antonio Renda, all'ex Stac a Catanzaro inaugura le celebrazioni con l’intento di farne conoscere la figura.
E' stata realizzata dall’’Istituto di Istruzione Superiore “G. De Nobili” di Catanzaro all’interno del progetto “Lettere dal Sud/Visioni fuori luogo di integrazione culturale nel mondo della scuola italiana” con il sostegno di MIUR e MIBAct in collaborazione con la Cineteca della Calabria, il Comune di Catanzaro-Assessorato alla Cultura e resterà aperta fino al 30 ottobre.
Profondo il legame di Vittorio De Seta con la Calabria: con la Sila, con Sellia Marina. Lo ha raccontato e ricordato Eugenio Attanasio agli studenti tra le tante foto in bianco e nero e non che mostrano il patrimonio lasciato in eredità da De Seta.
"Abbiamo rivendicato la paternità calabrese della famiglia De Seta - racconta Eugenio Attanasio - Vittorio nasce a Palermo per caso (il padre era prefetto a Palermo); la mamma è stata la protagonista dei salotti italiani e una delle fondatrici della Biblioteca provinciale e Catanzaro alla quale ha donato molti volumi".
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