di STEFANIA PAPALEO
Ambulanze, poche e senza medico a bordo. Medici di base costretti a supportare infermiere e autista di turno, in violazione della normativa in materia. Quindi, l'arrivo già difficile al Pronto soccorso di Catanzaro dove capita che un medico cubano rimandi il paziente a casa senza prima eseguire ecocardio e senza consulenza cardiologica, nonostante dolori toracici in atto e marcatori cardiaci positivi, con due referti stilati alle 15,40 e alle 19,42 del 14 ottobre.
Risultato? Il ritorno al Pronto soccorso dopo poche ore con gli stessi sintomi, dolore toracico e fibrillazioni, che hanno indotto il medico curante, dopo averlo trattato farmacologicamente, a formulare una proposta di ricovero in cardiologia interventistica per coronografia urgente per sospetto infarto. E attualmente il paziente è stato ricoverato in OBI dopo una consulenza cardiologica, proprio in attesa di essere trasferito domani in Cardiologia per la coronografia richiesta.
Storie di ordinaria malasanità, dunque, in una terra flagellata da un male endemico che più di una vittima ha lasciato sul campo in lungo e in largo per la Calabria, con autombulanze del 118 sprovviste di personale medico con formazione specifica per gestire le urgenze ed emergenze mediche come da normativa nazionale. Autombulanze demedicalizzate che rappresentano un reale rischio per i pazienti critici, senza pensare di poter tamponare pretendendo che figure professionali non autorizzate possano correre un rischio medico legale per incapacità sanitarie organizzative regionali, con il rischio che il sistema urgenza-emergenza del 118 rischi di diventare una scatola vuota in violazione del diritto alla salute sancito dalla Costituzione italiana.
E invece sono sempre di più i pazienti con eventi acuti e a rischio di morte improvvisa che si rifugiano negli ambulatori dei rispettivi medici di base piuttosto che allertare subito il 118 o rivolgersi ai Pronto Soccorso dislocati sul territorio, perchè terrorizzati dal sistema sanitario pubblico, davanti agli occhi impotenti dei sanitari che operano in condizioni quasi disperate a causa di una politica sanitaria regionale completamente fallimentare, alla faccia dei proclami dei commissari straordinari di turno, ruolo oggi all'Asp ricoperto dal generale Antonio Battistini.
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