Catanzaro, indagini "aggiustate" e certificazioni mediche false: un poliziotto e un medico rischiano il processo

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La Corte d' Appello di Catanzaro

Il Tribunale della Libertà nei mesi scorsi ha annullato la misura cautelare dell'interdizione al poliziotto

  02 marzo 2020 19:45

Tentata violenza privata, , truffa, falsità ideologica e materiale. Sono le accuse mosse dalla Procura della Repubblica di Catanzaro contro un medico ed un poliziotto di Catanzaro. Il pubblico ministero Graziella Viscomi, finita la fase delle indagini, vuole mandarli a processo e così ha chiesto il rinvio a giudizio. 

Antonio Riga, 62 anni, medico, e Francesco Rotella, 58 anni, poliziotto, compariranno davanti al giudice dell'udienza preliminare il prossimo 11 maggio.  Rotella, inoltre, era stato colpito dalla misura della interdizione per un anno. Ma il suo legale, Antonella Canino, pone la questione davanti al Tribunale della Libertà che le dà ragione, annullando così gli effetti della inibizione che lo costringeva a stare lontano dal posto di lavoro.  In sostanza: non c'erano le ragioni cautelari per adottare la misura poi annullata. 

Davanti al Gup, accompagnati dai loro avvocati Antonella Canino e Francesco Iacopino, potranno portare all'attenzione del giudice le loro ulteriori argomentazioni per cercare di smontare la tesi dell'accusa. 

Al momento, però, lo stati degli atti si ferma a quelli depositato dalla Procura della Repubblica. La vicenda ruota attorno alle due condotte degli imputati. Il poliziotto, delegato dalla magistratura inquirente, finge di poter alterare a suo piacimento l’esito di alcune indagini penali, sollecitando poi una determinata parte offesa a ritirare una denuncia. Dall'altra parte, altrimenti, ci sarebbe stata una contro denuncia con rischio di sanzioni economiche. 

Il medico è invece accusato di aver realizzato dei certificati medici per giustificare le assenze del poliziotto dal lavoro. Anche se, in realtà, lo stesso membro delle forze dell'ordine è affetto realmente da una patologia. 
Assenze dal lavoro che, dunque, producono anche una presunta truffa ai danni dello Stato, che ammonta a circa 1400 euro. 

ed.cor.

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