Catanzaro, "Io mamma di un bimbo disabile: testimonianza di discriminazione della legge 104 all’ASP"

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Asp di Catanzaro
  12 luglio 2025 10:05

Scrivo in merito alla discussione che si è sviluppata riguardo al pagamento della produttività all’ASP di Catanzaro, cercando di raccontarle la mia storia. Sono una mamma di un bambino disabile e lavoro per l’ASP di Catanzaro. Fare la mamma e allo stesso tempo lavorare su turni di 12 ore con un figlio che ha bisogni speciali non è affatto semplice. Lo è ancora meno quando la stessa ASP per cui lavoro non garantisce al mio bambino le cure che gli spettano per legge.

Così, da un lato mi vengono sottratti soldi non riconoscendomi il premio di produttività, e dall’altro sono costretta a sostenere privatamente le spese per le terapie di cui mio figlio ha bisogno. Le scrivo perché non è assolutamente vero quanto affermato da alcune organizzazioni sindacali, secondo cui i diritti dei lavoratori che hanno usufruito dei permessi della Legge 104 sarebbero stati tutelati nel corso del tavolo sindacale.
Non è vero, come sostengono CISL FP Magna Graecia, FP CGIL, FIALS, NURSIND, NURSING UP, che:
«Nel Regolamento allegato alla deliberazione ASP CZ n. 150 del 05.02.2025, “Regolamento per la gestione del sistema di valorizzazione delle performance individuali e connesso sistema premiante”, al punto 9 (pag. 6) viene precisato che: “Ai fini della determinazione del presente parametro – Distribuzione degli incentivi in considerazione della quantità di servizio – non concorrono le seguenti tipologie di assenze”, tutelate dalla legge, ossia: legge 104, assenze per gravidanza, malattia per causa di servizio ecc.» E lo dico con cognizione di causa, perché sono stata vittima diretta di questo accordo. A dimostrazione di ciò, le allego la comunicazione ufficiale ricevuta dall’azienda quando ho chiesto spiegazioni sull’esclusione dal premio di produttività 2023.
Poche, lapidarie parole, ma che smentiscono clamorosamente quanto dichiarato dai sindacati.

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Preciso che il cosiddetto “mancato raggiungimento del numero minimo dei giorni di presenza” per l’anno 2023 è dovuto a un motivo ben preciso: ho dovuto seguire mio figlio, titolare di legge 104, durante un ricovero durato due mesi fuori regione. Vede Direttore, e mi perdoni la franchezza, nella mia vita ci sono due cose che non sopporto: le bugie e le umiliazioni. Ed è una bugia affermare, come fanno quei sindacati, che i giorni di malattia o i permessi per la 104 non vengano conteggiati ai fini del premio. Ed è una profonda umiliazione quella che ho vissuto, sia come mamma che come lavoratrice, nel vedermi esclusa da un riconoscimento economico che avrei pienamente meritato. Non riesco a tacere.

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Non solo l’ASP non garantisce l’assistenza sanitaria a mio figlio, costringendomi a pagarla di tasca mia,
non solo ho dovuto trasferirmi due mesi fuori regione per dargli almeno una possibilità di cura che in Calabria non abbiamo, ma mi vedo anche discriminata come lavoratrice, perché – per questo – non risulto abbastanza "produttiva"! Vede, qui non si tratta dei pochi euro della produttività che non ho ricevuto. Qui si tratta di non subire in silenzio una discriminazione vera e propria sulla mia pelle e su quella di mio figlio. Si tratta di stabilire un minimo di verità su quanto accaduto e chiedere che qualcuno si assuma almeno un minimo di responsabilità. Non cerco regali. Voglio solo ciò che mi spetta, ciò che mi sono guadagnata ogni giorno con il mio lavoro, con dedizione e professionalità. Non è una questione economica, è una questione di giustizia.
E proprio per questo non ho alcuna intenzione di fermarmi, finché non l’avrò ottenuta. 

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Lettera firmata

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