"L'abbandono a cui il Comune ha condannato l'ex Gasometro, un raro esempio di archeologia industriale, è l'emblema di un'Amministrazione che non è in grado nemmeno di tutelare i suoi "gioielli" e di metterli a reddito. L'antica sede dell'Italgas, di proprietà comunale, avrebbe dovuto fruttare più di 100mila euro all’anno per le casse del Comune di Catanzaro, come canone di fitto a carico della società che tra l'altro si era impegnata in convenzione a ristrutturare e riqualificare la struttura. L'ex Gasometro sarebbe dovuto diventare un museo dell'industria del gas, contenente tutte le testimonianze della presenza ultracentenaria a Catanzaro. Da notare che quello di Catanzaro è uno dei gazometri più antichi d'Italia, costruito nel 1878 dall'imprenditore francese Annebique". E' quanto dichiara il consigliere comunale Jonny Corsi.
"Cosa è successo ora? E' successo che l'Italgas è letteralmente scappata dalla sede storica, costituita da una bella palazzina liberty, per sistemarsi in un capannone a Germaneto, in modo da sfuggire al pagamento del canone e all'obbligo di riqualificazione dell'immobile. Con la complicità dell'assessore al patrimonio Cardamone e dei dirigenti che hanno fatto finta di non vedere. Inutile chiedere ad Abramo, celebre per il suo "nessunu mi dissa nenta". Il Comune perde soldi, vede nel degrado un monumento di archeologia industriale senza muovere un dito e poi lamenta difficoltà finanziarie. Un fallimento totale!", prosegue Corsi.
"Partendo da questo fatto è importante chiedere al sindaco Abramo perché si è nascosta la notizia, ma soprattutto quali sono le responsabilità non solo politiche dell’assessore Cardamone e del dirigente al settore Patrimonio Adelchi Ottaviano. Se risponde al vero che Italgas si era dichiarata disponibile al recupero dell’immobile comunale, come previsto nel rinnovo della convenzione 2005 che sostituiva quella del 1988, nel momento in cui lo scrivente era peraltro presidente della commissione paritetica. Ma, in particolare di sapere se risulta a vero che almeno 2 mail pec di Italgas non abbiano avuto risposta da parte del settore Patrimonio, quando la stessa Italgas dichiarava di essere disponibile a sostenere il costo della messa a norma del fabbricato in fitto, chiedendo lo scomputo dei costi dai canoni di locazione. Manca in questa vicenda la risposta degli uffici e quindi l’accettazione della formula proposta?"
"C’è da ricordare che la richiamata convenzione del 2005 tutto questo l’aveva previsto - dice ancora-, anche grazie al lavoro dell’ex dirigente ed oggi vicesindaco Gabriella Celestino, quindi non c’era nessuna novità, ma solo l’attuazione di una disposizione già prevista e non demandata al libero arbitrio e scelta del dirigente al Patrimonio e dell’assessore Cardamone. C’è dunque danno erariale? E, qualora dovesse configurarsi chi ne pagherà le conseguenze? Quelle che magari emergeranno dopo il mio deposito di un esposto alla Procura di Catanzaro ed alla competente Corte dei Conti. Il sindaco Abramo può ancora dire di non sapere nulla? E, nel non sapere nulla del sindaco o nel tentativo di nascondere di qualcun altro, visto che ormai il fitto attivo non c’è più come posta contabile attiva nel bilancio del Comune di Catanzaro e, l’immobile che deve essere destinato a produrre effetti contabili, perché non è stato inserito nel progetto di Agenda urbana valutandone anche il valore storico e storico-industriale? Può ancora oggi il sindaco Abramo, dopo questa conclamata mancanza di capacità gestionale degli uffici e di programmazione politica dell’assessore Cardamone, parlare di problemi di allineamento dell’attuale bilancio, ancora non approvato, perché mancano per l’equilibrio contabile e bisogna recuperare facendo ulteriori tagli, circa 5 milioni di euro…?"
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