di EDOARDO CORASANITI
“L’obiettivo delle nostre battaglie rimane, sempre, la tutela delle garanzie dei cittadini”. Massimo Scuteri, presidente della Camera Penale “A. Cantàfora” di Catanzaro, lo dice all’inizio dell’incontro che si è tenuto questa mattina nella sala convegni del Consorzio di Bonifica catanzarese. La frase diventa così lo slogan dell’intero dibattito organizzato dalla Camera Penale per presentare “Il manifesto del diritto penale liberale e del giusto processo”. Un libricino di poche pagine che racchiude i principi ispiratori di una cultura giuridica fondata sul diritto penale liberale, che guarda alla tutela e garanzia dei diritti civili dell'individuo contro gli abusi dello Stato.
E’ un periodo di grande fermento per gli avvocati di tutta Italia. Su tutte c’è la battaglia per ostacolare l’entrata in vigore della riforma sulla prescrizione, che porterà ad un vero e proprio “ergastolo processuale”, figlia di una mentalità giustizialista, populista e che mette a serio rischio la piattaforma di tutele che un normale Stato di diritto stabilisce per la libertà dei cittadini.
Per Scuteri, “l’incontro di oggi ci permette di uscire dai nostri soliti luoghi per entrare a contatto con la comunità. L’esigenza di questo manifesto nasce dall’azione di questo governo, sempre più improntata verso lo sradicamento dei principi del giusto processo. Ogni avvocato deve leggerne il contenuto e farne propri i principi”.
Danilo Iannello, responsabile della Scuola Territoriale di Formazione della Camera Penale di Catanzaro, approfondisce il tema della legislazione penale caratterizzata dall'emergenza. Una vera e propria piaga che chi è deputato a scrivere le leggi ormai utilizza con semplicità, trasformando ciò che è urgente in ciò che è ordinario: “L’emergenza è perenne dagli anni ’70, dalla legge Reale in poi e che di volta in volta utilizza strumenti sempre più invasivi. Il problema è che si sta passando da un diritto penale del fatto, che quindi si preoccupa di giudicare gli eventi e che hanno meritevolezza giuridica, ad un diritto penale del nemico.
Altro errore: alle domande di sicurezza si risponde con il diritto penale, sperando di creare falsi miti e nella speranza di intercettare un consenso elettorale. Abbiamo bisogno di un risveglio delle coscienze sociali”.
L’incontro è stato anche un momento di confronto con i Past president della Camera penale. Tra questi, Francesco Carlo Parisi si è concentrato sulle pulsioni negative sempre più crescenti e sulle involuzioni che hanno determinato una crisi del diritto penale dovuto ad una serie di norme liberticide: un grave pregiudizio per lo stato liberale.
Salvatore Sacco Faragò, componente del Consiglio direttivo della Camera Penale di Catanzaro, prova a tracciare un bilancio a distanza di 20 anni dell’instaurazione del principio del giusto processo: “Ci sono ancora molte criticità le quali non possono essere superate se non si risolvono questioni cruciali come la terzietà del giudice, la separazione delle carriere dei magistrati, il principio del contraddittorio”.
Tempi difficili per l’avvocatura, ammette un altro past presidente, Vincenzo Ioppoli. “Assistiamo ad uno svilimento di una serie di garanzie, specie procedurali. In questa fase c’è bisogno di unità e dobbiamo impegnarci per l’interesse nostro e soprattutto dei cittadini. Ciò che accade è un attentato ai principi basilari del processo, annichiliti sia dalla giurisprudenza che dalla prassi (anche a Catanzaro, dove avvengono forzature procedurali che poco hanno a che a fare con il codice di rito)”.
L’avvocato Ioppoli, che oggi si è occupato dell’importanza del principio dell’oralità, riflette sulla centralità di alcuni strumenti che l’ordinamento mette a disposizione. Con la sua solita capacità di sintesi e di riflessione, analizza, ad esempio, la necessità del giudice di affrontare volta per volta l’esame de visu dei testimoni. Rigettando, così, le proposte di automatismo della rinnovazione della prova quando i componenti di un collegio di giudicanti viene modificato. “Non si può pensare che il giudizio si basi attraverso uno scritto senza anima, privo dei toni, della gestualità, di tutta una serie di indici rilevatori fondamentali”.
Ora, sostiene Ioppoli, “dobbiamo difendere i principi del diritto per proteggere un fine superiore, altrimenti come si fa ad arrivare ad una verità processuale se si escludono i principi di contraddittorio, di oralità, di terzietà del giudice, insomma i pilastri dello Stato di diritto? Dobbiamo fornire risposte ispirate alla qualità e non all’efficienza”.
“Abbiamo bisogno di fare un passo avanti e far percepire ai cittadini come vengano aggrediti i principi costituzionali” afferma Dario Gareri, segretario della Camera Penale. “Noi avvocati dobbiamo essere uniti, come sta accadendo per la prescrizione, ultimo degli istituti ad essere aggrediti. Su questo tema c’è un approccio sbagliato: è vero che il legislatore dovrebbe intervenire sulle lungaggini del processo, ma concentrandosi su quelle che partono dalle indagini preliminari”.
Aldo Casalinuovo, past president, si è concentrato sulla prescrizione e sulla riforma del 2020: “Viene assicurata l’irragionevole durata del processo, facendo rimanere appesi sine die un cittadino al potere dello Stato. Questo risponde ad una concezione autoritaria e illiberale”.
Nel dibattito ha trovato spazio lo spigoloso quanto delicato tema della carcerazione, in particolare quella preventiva. Il manifesto del diritto liberale se ne occupa all’articolo 23 e 24.
Ad occuparsene è Silvia Mariagrazia Iannazzo, componente Consiglio direttivo della Camera Penale: “L’abuso della carcerazione preventiva non è stato mai risolto. Ed è inutile e dannosa sia quando il detenuto poi sarà assolto ma anche quando verrà condannato. E’ una palese violazione della funzione rieducativa della pena, tutelata dall’articolo 27 della Costituzione”.
A fargli eco è Giuseppe Carvelli, Past President della Camera Penale: “Assistiamo ad un abuso della carcerazione che non tiene conto dell’articolo 13 della Costituzione. Bisogna ribadire che la misura cautelare in carcere sarebbe una misura da porre come residuale, cercando di optare per le altre, come i domiciliari. Così come servirebbe eliminare la presunzione per alcuni reati.
La politica ad oggi ha creato un sistema carcerocentrico, dove la soluzione sembra essere solo creare nuovi istituti penitenziari, che diventano luoghi dove accrescere la cultura criminale”.
Conclusioni affidate a Valerio Murgano, vice presidente della Camera Penale: “Sulla prescrizione mi sento di dire che certamente avanzeremo una Questione di legittimità costituzionale.
Adesso manca un approccio sostanziale e pratico che dovrebbe essere accompagnato da un codice di attuazione. E’ giunto il momento di aumentare la nostra capacità propositiva. Passare dalla difesa all’attacco”.
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