Catanzaro, la Giunta revoca 'l'accordo bonario' da 900 mila euro per lo stadio Ceravolo: "Inopportuno e senza copertura"

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Stadio Nicola Ceravolo
  16 giugno 2022 14:24

di GABRIELE RUBINO

Se a Catanzaro tutti sono distratti dalle elezioni, c'è ancora in piedi l'Amministrazione uscente che adotta atti. Alcuni parecchio importanti. Tre giorni prima del primo turno del 12 giugno, si è tenuta una seduta di  Giunta che alcuni hanno definito 'delicata'. E non tanto per l'approvazione del rendiconto 2021, quanto per un provvedimento legato all'ormai celeberrimo appalto da 5 milioni di euro dello stadio Nicola Ceravolo. L'esecutivo comunale torna indietro e revoca la sua stessa delibera con cui aveva riconosciuto alle ditte circa 900 mila euro per evitare il contenzioso. Un provvedimento amministrativo durissimo - per toni e contenuti-, che arriva dopo la 'rilettura' dell'intero fascicolo da parte del settore Avvocatura e del nuovo dirigente che si è occupato dello stadio. 

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LE 22 RISERVE DELLE DITTE E LA SOMMA STABILITA DALLA COMMISSIONE PER L'ACCORDO BONARIO- Per capire meglio la vicenda facciamo un passo indietro. L'attestazione di ultimazione dei lavori risale al 5 giugno del 2018. Tuttavia l'associazione di imprese che si sono occupate dell'impianto sportivo hanno apposto ben 22 riserve dal controvalore di circa 2,6 milioni di euro. A quel punto il Rup e il dirigente di Gestione del territorio dell'epoca decisero di utilizzare lo strumento dell'accordo bonario con le ditte per evitare ulteriori conteziosi. La Commissione incaricata di quantificare le somme spettanti al privato si fermò (e siamo all'inizio di dicembre 2020) a 890 mila euro. Le ditte a quel punto vanno avanti con un decreto ingiuntivo da oltre 903 mila euro. Ad agosto dell'anno scorso, la stessa Giunta provvede a ratificare l'accordo bonario. 

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SENZA COPERTURA FINANZIARIA, ACCORDO BONARIO INOPPORTUNO E LA GIUNTA NON POTEVA FARLO: LA NUOVA DELIBERA- Partita chiusa? Niente affatto. Gli uffici comunali riesaminano tutta la pratica e scoprono che sostanzialmente non solo come non ci fosse la copertura finanziaria ma anche che il ricorso all'istituto dell'accordo bonario era inopportuno. "In assenza di adeguata copertura finanziaria, è stato predisposto un atto vincolante per la Stazione Appaltante non supportato da ragioni di opportunità o ragionevolezza a fronte di lavori ormai completati e in assenza di vertenze giudiziarie pendenti", si legge all'interno della nuova delibera. La somme residue rimaste dai 5 milioni originari sono di poco superiori a 295 mila euro. Poi arriva una sorta di accusa (del dirigente attuale) all'organo politico: "Sempre l'accordo bonario si sarebbe dovuto ratificare quantomeno contestualmente alla sottoscrizione tra le parti, attraverso un idoneo provvedimento dirigenziale in cui il titolare del potere di stipula contrattuale per conto della P.A., avrebbe dovuto definire e garantire la copertura finanziaria dell'operazione attraverso il relativo
impegno di spesa". E ancora si legge nel provvedimento "per preciso disposto normativo, ai dirigenti – e non all’organo di indirizzo politico dell’Ente - spetta l'adozione degli atti e dei provvedimenti amministrativi, compresi quelli che impegnano l'Amministrazione verso l'esterno, nonché la gestione finanziaria, tecnica e
amministrativa mediante autonomi poteri di spesa". E ancora più duramente "la Delibera n. 342 del 19.08.2021 veniva adottata solo successivamente alla produzione degli atti processuali ed ad avvenuto esito del procedimento monitorio, disattendendo non solo la difesa dell’Ente apprestata nel giudizio ma pregiudicando anche e, per certi versi, precludendo la futura difesa degli interessi dell’Amministrazione nel susseguente e ben ipotizzabile procedimento esecutivo". Per adesso la Giunta ci ha messo una pezza revocando il suo stesso atto sull'accordo bonario da 900 mila euro, ma l'impressione è che la questione non si chiuderà qui. 

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