Catanzaro, la relazione malata sfociata nelle botte alla fidanzata minore incinta: domani dal gip

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Il Tribunale di Catanzaro
  22 maggio 2023 18:43

Quegli schiaffi, quei pugni alla pancia nel tentativo di farla abortire erano solo l'ultimo di una serie cominciata con la convivenza  a casa di colui che aveva scelto per costruirsi una famiglia. Perché di fatto, lui, ventenne di origine magrebina, quel figlio dalla sua compagna minorenne, non lo aveva mai voluto. 

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Non ne voleva sapere di diventare padre a tal punto da mandare lei in ospedale con  "trauma cranico non commotivo e con trauma addominale"   e lui finire,  con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e tentativo di procurato aborto, agli arresti domiciliari dai quali è evaso sabato scorso. Oggi, al termine dell'udienza direttissima  il giudice non ha applicato al giovane  - difeso dall'avvocato Giuseppe Menzica, alcuna misura per il reato di evasione, rinviando il procedimento  al 18 dicembre prossimo. Domani l'interrogatorio davanti al gip per l'accusa principale, rispetto alla quale l'uomo resta ai domiciliari.

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Una relazione 'malata', fatta di violenze fisiche e non solo.

Perché lui,  "soleva percuoterla - come scrive il sostituto procuratore  Graziella Viscomi nella richiesta di applicazione della misura cautelare -  con pugni e schiaffi e una volta anche con una testata in fronte soprattutto per motivi di gelosia condotta che aveva tenuto durante i 7 mesi della loro relazione  aggravandola  dal momento della gravidanza" della minorenne "a lui sgradita".

"Condotte reiterate" come scrive il gip Chiara Esposito portate avanti da mesi. 

Un comportamento del giovane che avrebbe imposto alla giovane uno stile di vita "sottomesso e violento". "Sussistono - scrive il gip nell'ordinanza - quindi le caratteristiche di abitualità che si estrinseca in più atti che determinano sofferenze fisiche e morali".

Comportamento aggressivo, dunque fino alla sera del 16 maggio scorso quando I Carabinieri della Stazione sono intervenuti presso l’Ospedale Pugliese Ciaccio dove si era presentata la minore, in stato di gravidanza, che lamentava di aver avuto un’accesa lite con il  suo compagno e padre del nascituro. Un compagno che non voleva  diventare padre.

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