Catanzaro, le “Piccole storie” di Felice Foresta raccontate al Musmi: ricordi e nostalgie che scaldano il cuore

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images Catanzaro, le “Piccole storie” di Felice Foresta raccontate al Musmi: ricordi e nostalgie che scaldano il cuore
Da sinistra Raimonda Bruno, Salvatore Sangiuliano e Felice Foresta
  27 luglio 2023 19:57

di TERESA ALOI

Sono racconti. Piccoli racconti dal gusto dolce che prima di appagano ma che poi ti lasciano in bocca un retrogusto “amaro”. Un insieme di sensazioni che ti avviluppano come in un abbraccio leggendo “La lanterna e le ortiche” di Felice Foresta "presentato" ieri al Miami dalla professoressa Raimonda Bruno nell’ambito della rassegna “Libri&bollicine” curata da “Anno zero”, l’Agenzia di comunicazione ed eventi di Salvatore Sangiuliano giunta alla sesta edizione.

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E così c’è la “domenica qualunque” il giorno in cui indossare  il vestito più bello, le cucine. Quei piccoli oggetti - ad esempio - un macina caffè "vietato" ai più piccoli - legati indissolubilmente a momenti di vita vissuta.

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”Piccoli scrigni di aromi e gusti” , di quotidianità .Di quella vera, reale, non artefatta. Di quella che racconta nei suoi scritti l’avvocato Foresta. Semplice fatta di piccole cose.

"Più che una presentazione una conversazione di letteratura" ha spiegato  Raimonda  Bruno nel presentare Felice Foresta. Entrambi legati dalla passione per la letteratura oltre che dalla data di nascita.  

"La lanterna e le ortiche - ha sottolineato la professoressa Bruno - è una serie di racconti brevi con la prefazione di Gioacchino Chiriaco che ci presenta la Calabria raccontando di raggi di luna piena che illuminano la nostra terra in una notte buia".

Nostalgia, struggimento, sono parole che si rincorrono più di una volta. Oggi come ieri.

"Mi manca l’infanzia, la stagione della fantasia", racconta Felice Foresta. Lui, che, fortunato lui, ha vissuto un'infanzia "straordinaria vissuta in un contesto di campagna, di montagna, di Marina". 

Un' infanzia scandita da piccole cose: i Natali legati "al profumo di mandarino o alla nascita di un vitellino". 

La figura del nonno Felice che ricorre prepotentemente. Quel nonno che faceva sì il pane in Crimea ma "che poi veniva bagnato nelle pozze d'acqua per renderlo morbido". E allora sì che ha un senso mangiare il pane del giorno prima anche se un pò asciutto.

Una lezione che Felice Foresta  ha appreso in pieno e che si porta indietro come il ricordo di chi non c'è più ma che resta scolpito nel cuore come nella mente. 

 

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