di MARCO VALLONE
“Ho scritto un libro di memorie, e questo spiega il titolo emblematico 'Raccontarsi'. Ho raccontato la mia vita interiore, ma anche gli eventi politico culturali che si sono avvicendati in un decennio importantissimo, tra gli anni '70 e gli anni '80, con cui io ho interagito in un certo qual modo”. Chiaro l'intento di Maria Critelli che questo pomeriggio, al Marca – Museo delle Arti di Catanzaro, ha presentato il suo libro “Raccontarsi” durante la rassegna letteraria “Libri e bollicine” ideata da Salvatore Sangiuliano e la sua Annozero Eventi.
Hanno partecipato all'evento, moderato da Nella Fragale di Grafichè Editore, non solo l'autrice, ma anche il professore Alberto Scerbo, che ha curato la prefazione del libro, e la professoressa Loredana Marzullo in qualità di relatori. Ha inoltre tenuto a portare i propri saluti istituzionali all'iniziativa l'Assessora alla Cultura e alle Pari Opportunità del Comune di Catanzaro, Donatella Monteverdi.
“Quelli tra gli anni '70 e '80 sono eventi ed esperienze che hanno fatto di me quello che sono. Per me raccontare è importante perché – ha affermato Maria Critelli -, in realtà, la memoria è uno scrigno magico che noi dobbiamo aprire di tanto in tanto. Quindi ho voluto che i miei ricordi, la babele dei ricordi che popolavano la mia testa, prima che sparissero da lì potessero essere fermati sulla carta. E dunque, di conseguenza, sono diventati le mie memorie. Diceva Gabriel Garcìa Màrquez, indimenticato autore di 'Cent'anni di solitudine', che scrivere del proprio passato è importante perché alcuni eventi sono memorabili, e tali infatti sono diventati per me. In più, non ci sono solo le vicende politico culturali: io ho fatto parte del movimento studentesco a Roma negli anni di piombo, delle battaglie politiche e delle battaglie femministe, Sono stati un po' la cifra del mio vivere. Frequentavo già da allora la casa delle donne, che era sita in Via del Governo vecchio, e non in Via della Lungara (a Roma) dov'è adesso”.
“E quindi – ha proseguito nella sua appassionata invettiva l'autrice di 'Raccontarsi' -, facendo parte del movimento studentesco, abbiamo cacciato Lama dalla città universitaria al grido di 'scemo scemo' (l'autrice si riferisce ad un episodio noto come la 'cacciata di Lama', ex segretario generale della CGIL, che fu contestato duramente nel 1977 all'università 'La Sapienza' di Roma da giovani della sinistra extraparlamentare ndr.), abbiamo pianto quando hanno rapito Aldo Moro, abbiamo partecipato al lutto e alla grande catastrofe della macabra uccisione, per esempio, di Pasolini. E tante altre cose. Sono tutti accadimenti che hanno segnato la storia, non solo quella mia personale. Penso anche alla fuga rocambolesca di Kappler. (qui il riferimento è ad Herbert Kappler, ex militare delle SS, che, sempre nel '77, riuscì ad evadere dall'ospedale militare del Celio, rifugiandosi in Germania ndr.), all'uccisione di Giorgiana Masi, alla nascita dei partiti, a Marco Pannella. Il capitolo dedicato a lui l'ho definito 'Il partito radicale c'est moi'. Il fil rouge di questi eventi – ha sottolineato Maria Critelli – sono i miei pensieri, che lascio sulla carta“.
L'autrice, nel libro, fa riferimento a dei valori, degli ideali, del passato che possano essere in grado di far credere nell'utopia di un mondo nuovo, nonostante il decadimento della società e la povertà culturale e spirituale di questo tempo. Relativamente a dove si collochino e in cosa consistano questi valori, Maria Critelli ha precisato: “Il mio credo è sempre stato di sinistra, sin da quando ero piccola. In casa mia era così. Però non avevo mai fatto politica in una piccola città di provincia: la cifra del mio esistere è stata solo quella di studiare e di essere dirigente a scuola. Lì c'è stata la svolta. Frequentare la facoltà di lingue a lettere e filosofia, che allora era una fucina di tutti i compagni, ex sessantottini più grandi di me, e anche le frange esterne di Autonomia Operaia, a cui si ispiravano, con personaggi come Toni Negri, è stato per me di grande ispirazione. Le battaglie sono state sempre un continuum. Il mio credo era quello, e questo significava muoversi in un certo modo. Avere quel credo ideologico per sempre, per tutta la vita. E questo non è un libro di partiti, né è l'esaltazione della sinistra, al quale credo ideologico io mi associo. Però è un libro di memorie nel quale ci si rende conto di come alcuni valori si stiano perdendo, e che una società consumistica, con valori ormai effimeri, ha ormai preso piede in questa modernità, purtroppo”.
Il professore Alberto Scerbo, dal canto suo, ha definito questo libro, di cui ha curato la prefazione con grande gioia, come “un viaggio nel quale si ricordano i sogni e le speranze della generazione giovanile degli anni '70. E' una generazione che realizzò un cambio di passo nella vita del nostro Paese, tanto dal punto di vista sociale e culturale che, soprattutto, dal punto di vista politico. Questo viaggio da un lato ricorda quindi, ma dall'altro serve anche per capire quello che è avvenuto dopo, e di come questo abbia creato un disincanto successivo, con la caduta delle illusioni e la realizzazione di una serie di delusioni. Così si arriva a capire quello che è il presente, e anche, in prospettiva, quello che potrà essere il nostro futuro. In questo racconto c'è un dualismo tra vita interiore e vita esteriore, ma anche un dualismo tra l'esistenza personale e l'esistenza collettiva. L'impegno per la costruzione di un mondo nuovo, a cui si aspirava negli anni '70, è passato poi per una fase successiva, quella del ripiegamento dentro se stessi. Si è quindi arrivati all'esistenza odierna, un'esistenza fondata, essenzialmente, sulla vacuità del nulla, in cui un nulla galattico ed apocalittico ci accompagna e di cui magari non siamo gli autori, ma lo subiamo ormai da qualche decennio”.
Il messaggio che il testo di Maria Critelli vuole mettere in campo, secondo il professore Scerbo, è quello per cui si è passati “da una prospettiva del collettivo, della collettività, in cui ciò che contava era l'insieme di tutte le persone che si muovevano in un'unica direzione, ad una a cui si è arrivati ormai da tempo, cioè quella dell'individualismo più sfrenato. L'idea che in passato c'era relativamente a una poca attenzione per quelle che potevano essere le cose materiali ha ceduto adesso il passo all'affermazione, invece, di un consumismo sempre più sfrenato. Questo si è determinato nel corso del tempo. E, soprattutto, si è passati dall'interesse per il destino degli altri all'interesse esclusivo proprio, per se stessi e per quelli che ci sono vicini al massimo. Un interesse essenzialmente di carattere personale che si traduce in un'idea di disumanità nei confronti di ciò che è escluso. Quello che stiamo creando è una società escludente: non è una società inclusiva, ma il più debole diventa sempre più debole, e viene sempre più marginalizzato. Il migrante diventa sempre più escluso dalla nostra vita e dal nostro contesto. Quindi si è passati da una vita in cui si voleva sì migliorare la propria condizione, ma anche quella di tutti gli altri, costruendo un mondo più giusto, eguale e libero, ad una situazione in cui invece si è materializzato proprio l'esatto contrario”.
La professoressa Loredana Marzullo, esprimendo apprezzamento per la prefazione del professore Scerbo, si è affidata alle parole della canzone di Fiorella Mannoia, intitolata “Combattente”, per definire quello che è lo spirito espresso, nella sua opera letteraria di stampo biografico, da parte di Maria Critelli. “E' una regola che vale in tutto l'universo: chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso. E anche se il mondo può far male, non ho mai smesso di lottare. E' una regola che cambia tutto l'universo perché chi lotta per qualcosa non sarà mai perso. E, in questa lacrima infinita, c'è tutto il senso della vita”. Parole e musica della nota cantante romana che, secondo la professoressa Marzullo, si sposano perfettamente con quanto descritto nel libro. E con quello che è il credo di Maria Critelli. “Perché, per raccontarsi, come lei ha fatto, bisogna essere proprio una combattente”.
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