Rancori mai sopiti per un rapporto di lavoro finito male. Rabbia esplosa in violenze verbali e in un caso anche fisiche. A farne le spese non solo un ex dipendente, ma anche il titolare di un locale concorrente, entrambi destinatari di minacce gravi, pedinamenti e appostamenti intimidatori.
Ma adesso a pagare il costo più alto sono proprio loro, una famiglia di imprenditori, madre, padre e figlio, per i quali i carabinieri della stazione di Gagliano sono pronti a far scattare il braccialetto elettronico su ordine del Gip Maria Cristina Flesca. Contro di loro l’accusa di stalking, ovvero atti persecutori e molestie aggravate commessi in concorso, formulata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro nell’ambito del fascicolo aperto sulla base di una querela molto dettagliata sporta dall’ex dipendente, colpito anche con un pugno al volto e alla testa mentre si trovava nel locale presso il quale lavora attualmente. Poi le minacce al giovane titolare di un locale concorrente, per dissuaderlo dall’assumere l’ex dipendente.
Da qui la decisione del giudice di emettere l’ordinanza, in considerazione del fatto che le vittime, a causa delle azioni persecutorie subite, abbiano sviluppato uno stato di ansia costante e paura, che ha compromesso significativamente la loro vita quotidiana, sia dal punto di vista personale che professionale, costringendole a modificare le proprie abitudini e a limitare le proprie relazioni sociali.
Ordinanza che prevede anche il divieto per gli indagati di avvicinarsi alle vittime o ai luoghi abitualmente frequentati da queste ultime, il divieto di comunicare con loro tramite qualsiasi mezzo (telefonico, telematico o diretto) e, in alcuni casi, l’obbligo di controllo tramite braccialetto elettronico, con prescrizione di mantenere una distanza minima di sicurezza di 500 metri.
Al centro dell’indagine, dichiarazioni di testimoni oculari, referti medici che attestano le lesioni subite, intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre a registrazioni video che documentano alcune delle aggressioni.
I reati contestati includono molestie telefoniche continue, pedinamenti, minacce di morte e intimidazioni di varia natura, oltre a episodi di aggressioni fisiche e tentativi di impedire alle vittime di svolgere la propria attività lavorativa e di difendersi legalmente.
Ai tre imprenditori e ai rispettivi difensori di fiducia il compito di ribaltare il costrutto accusatorio e tirarsi fuori dai guai giudiziari nei quali sono appena finiti.
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