Catanzaro nel sogno di Pascuzzo: l’intervista

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Antonio Pascuzzo
  23 aprile 2023 12:09

di VITTORIO PIO


Una personalità
eclettica, appassionata, non facilmente inquadrabile ma completamente assorbita dalla musica sin dalla adolescenza trascorsa a Catanzaro, fra concerti di quei grandi artisti che in seguito sarebbero diventati amici con le sue prime esibizioni personali. Parliamo di Antonio Pascuzzo, che dopo quel periodo di scoperte e consapevolezze giovanili, si trasferisce a Roma, per abbracciare gli studi universitari, chiusi brillantemente con l’inizio delle professione forense, ma sempre con quel sogno in musica fra mente e cuore, che gli consentirà di prendersi altre soddisfazioni negli anni fra la realizzazione di scrittura di canzoni ed album personali, attività di produzione e direzione artistica, quindi la bella avventura del “The Place”, un locale posto proprio alle spalle di Castel S. Angelo sempre a Roma, dove in oltre dieci anni di attività sono stati organizzati centinaia di eventi fra cui le esibizioni esclusive di Pino Daniele, quando decise di riunire il suo gruppo originale per il Tour di “Ricomincio da 30”, Francesco De Gregori, Sergio Caputo, Alberto Fortis, Edoardo Bennato, Sergio Cammariere, Bruno Lauzi, Niccolò Fabi e Vinicio Capossela fra molti altri,  in concerti  acustici esclusivi, grandi artisti internazionali come Michael Bublè, Take 6, Dominic Miller, Diane Schuur, Chris Botti, l’indimenticabile l’esibizione di Gino Vannelli con Mario Rosini al piano e quartetto d’archi , che amavano l’atmosfera intima ed accogliente che Pascuzzo era riuscito a creare con il suo staff. La città di Catanzaro poi lo ha richiamato di recente per curare alcune rassegne volute dalla amministrazione comunale (“A Farla Amare Comincia Tu”, Sarà Tre Volte Natale), fino al suo nuovo incarico per supportare la stagione musicale del Country Club Le Querce: tre appuntamenti sold-out già in prevendita con Fabio Concato, Musica Nuda, Solis String Quartet & Sarah Jane Morris. Ha rappresentato l’occasione giusta per ricordare alcune delle sue tappe fondamentali:

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Cominciamo dalla tua passione per la musica: come l’hai scoperta e quando invece ti sei scoperto musicista?

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La musica è stata passione fin dai primi ascolti. La musica nell’infanzia e nell’adolescenza è tanta roba, tempo, spazio, emozioni: è colonna sonora della vita, ore e ore di ascolti e non c’è momento o ricordo legato a quegli anni a cui non associ una musica. Le canzoni delle compilation nel super8 della Fiat 124 rossa di mio padre, cantate a squarciagola ogni domenica sulla 106 tra Catanzaro e Crotone; le cassette ce le faceva Parentela, un negozio di tecnologiaaudio e radio alla curva di via Schipani, sulla base di un elenco frutto di riunioni familiari accese come consigli dei ministri; il momento del pranzo con la tv spenta e la radio che trasmetteva Hit Parade; le canzoni inventate da bambino per accompagnare i giochi o le gite e per far ridere i compagni o i cugini.

 

 

E poi invece la musica l’hai cominciata a suonare...

 

A 10 anni la befana mi portò la chitarra senza preavviso, né richiesta. Iniziai a studiare chitarra classica per 4 anni, ero abbastanza bravo.Scoprii che tra gli affetti più cari c’era un bravissimo chitarrista, ed un ancor più bravo e pazienteMaestro e mentore non solo di musica: Pino Froggio, che mi ha instillato la passione e la voglia,

l’allegria l’incoscienza e la pazzia, è stato ed è ancora il Capitano mio Capitano.

 

Qual è stata la tua più grande soddisfazione personale in questotuo percorso artistico?

 

Aver realizzato due album personali Rossoantico e Pascouche, entrambi finalisti al Premio Tenco, il secondo uscito per Parco della Musica records e selezionato tra i migliori 12 album del 2015 al Medimex , tantissime recensioni lusinghiere, ho duettato suonato e collaborato con artisti Fabio Concato, Sergio Caputo, Pericle Odierna, Francesco Forni, Roy Paci, Angelo Debarre, Carmine Ioanna, Solis String Quartet. Sono stato tante volte ospite dal vivo in radio e tv, ho suonato in centinaia di concerti in tutta Italia, maanche in Scozia e in Giappone, un mio brano “Alta Felicità” è stato scelto da Elio Germano come inno del Festival in Val di Susa. In questi mesi mi sto cimentando con la produzione del mio terzo album e ancora faccio il pieno di bellezza, con massicce dosi di vitalità elargite a piene mani da amici che offrono la loro collaborazione come un dono inatteso.

 

Ho ricordato in fase introduttiva il The Place: in tre aggettivi come ne riassumeresti l’atmosfera?

 

Onirica, emozionante, assorbente. E’ stato una meravigliosa incubatrice di sogni realizzabili, di bellezza, di incontri, di jam session che cominciavano di notte, quando il locale chiudeva la serranda, e procedevano fino all’alba con le incursioni sul palco di Pat Metheny, Giuliano Sangiorgi, Alex Britti, Pino Daniele, Francesco Guccini,

Dominic Miller: un posto speciale dove tutto era possibile, gli artisti che avevo amato, suonato e cantato, da solo o nei falò erano lì con me e ci facevo tante cose insieme. Ma anche una grande palestra: per artisti emergenti certo, ma anche per una decina di straordinari ragazzi, oggi brillanti professionisti, che hanno ruoli di vertice nelle produzioni dei tour di Achille Lauro, Mannarino e, da ultimo, Laura Pausini; questo è un aspetto di cui vado molto fiero, ed a cui continuo a tenere ancora oggi: è di qualche giorno fa la notizia che Giorgia Boccuzzi validissima catanzarese che ha lavorato con me nell’ultima rassegna Natalizia a Catanzaro, sia stata chiamata a

lavorare nel tour mondiale di Laura Pausini.

 

Proprio lì io ho visto uno showcase incredibile, ovvero la speciale reunion per i 30 di carriera di Pino Daniele: con lui hai vissuto un rapporto privilegiato, lo vogliamo condensare per quanto è possibile?

 

 

Pino Daniele è stato un artista che ho adorato talmente tanto per tutta la mia adolescenza al punto che talvolta percepivo in mio padre quasi una gelosia nei suoi confronti ;-) era una venerazione più simile all’adorazione religiosa che non alla semplice stima artistica. Il nostro primo incontro - a parte le decine di volte in cui come fan lo importunavo per una foto a margine del concerto - fu bellissimo: lui aveva il suo studio di registrazione nello stesso palazzo in cui mia moglie aveva il suo studio d’avvocato (si può dire che fossimo condomini); mentre ero in scooter mi arriva una telefonata, metto il telefono nel casco e lascio cadere lo scooter, perché come in un film di spie, il mio cervello attiva il riconoscimento vocale tipo FBI, perché dentro il mio casco risuonava la voce che avevo ascoltato di più nel corso della mia vita; era Pino, o vero!

 

Già a questo punto riesco solo ad immaginare parzialmente la tua espressione....

 

Mi dice che gli hanno parlato di me, che gli farebbe piacere incontrarmi ..…ma veramente? Mi chiede se potessi raggiungerlo in studio; io da vero stalker, dico sì, senza nemmeno fingere di chiedere dove fosse lo studio, tanto lo sapevo benissimo. Vado e mentre mi accomodo, lui smentisce le maldicenze che avevano accompagnato la sua fama, lo dipingevano come scontroso, distaccato: con me Pino fu da subito affettuoso, gentile, affabile spesso premuroso: mi fece sedere davanti agli strumenti lasciati li come dopo una prova, io ero in trance; mi chiede del the Place, dice che vuole frequentarlo e che ci vuole suonare e che si sente “a luntan l’addore d’a musica” io fibrillavo in silenzio, l’esaltazione era difficile da tenere a bada, ma in quello studio c’era calma, serenità. Da allora furono tante occasioni meravigliose di incontro: venne a vedere anche il mio concerto 2 volte, poi mi chiese cosa pensassi del progetto di reunion con i musicisti dei primi album della sua vita (Senese, De Piscopo, l’inseparabile Rino Zurzolo etc.) e mi chiese ma me lo dai the Place per 10 giorni ? Decise di rinchiudersi lì per 10 giorni e allestire il concerto che avrebbe portato in tour: una full immersion per me e i miei fratelli, legati anche da questo culto comune: fare colazione al mattino con Pino e la band, seguire le prove, poi il pranzo ancora prove la cena, così per 10 giorni e al termine decide che la presentazione l’avrebbe fatta lì, da noi. Veramente un sogno.

 

 

Ovviamente non c’è e neanche ci sarà nessuno come lui, però c’è qualche artista  da tenere d’occhio o su cui scommettere?

 

considero Alessandro Mannarino il migliore. Geniale, visionario, poetico, magnetico nella voce come nella sua umanità quotidiana. Anche stavolta la vita mi concede un privilegio raro: la quantità e la qualità dei momenti trascorsi insieme, la fortuna di accompagnarlo in alcune delle tappe cruciali della sua bellissima carriera, o di condividere momenti intimi, mi emoziona, mi lusinga e mi arricchisce.

 

Chi è stato invece l’artista che hai conosciuto che non ha avuto la carriera che gli avrebbe consentito il suo talento?

Con assoluta umiltà io, poi Leo Pari e Pier Cortese.

 

Negli anni ‘60 e ‘70 c’era la canzone politica di protesta, poi gli anni d’oro del cantautorato, adesso il panorama è totalmente cambiato, è rimasto qualcosa di realmente valido da considerare o su cui puntare l’attenzione?

 

Ci sono tanti replicanti nel mondo dei cantautori contemporanei: per chi ha vissuto gli originali come Rino Gaetano o De Gregori, come si possono oggi ascoltare quelli che gli fanno il verso, sono quelli che proprio non capisco e non riescono ad emozionarmi.Per fortuna ci sono gli ever green Concato, Conte, Caputo, ma poi sono rimasti forti e propositivi Vinicio Capossela, Carmen Consoli o Samuele Bersani, o Niccolò Fabi; anche tra i Trapper ci sono quelli bravi penso a Gianni Bismark, Ernia, o tra i cantautori Gnut o Francesco Forni, nel rap Claver Gold, Murubutu o Rancore, nel pop Franco 126 o Stromae, nella musica word Tribalistas o Melingo.

 

 

Il tuo legame con la Calabria e Catanzaro in particolare adesso: ti sei stabilito a Roma però in qualche maniera hai sempre mantenuto questo rapporto saldo, come la vedi\percepisci quando sei nella capitale ed invece come la vivi quando sei qui?

 

Vivo a Roma dal 1987 e ovviamente quello che ho vissuto è stato molto assorbente, anche mia madre e i miei fratelli erano a Roma, in Calabria fino al 2015 ci ho trascorso solo qualche settimana d’estate. Ho ritrovato Catanzaro grazie ad un manipolo di attivisti culturali: in particolare Emiliano Lamanna e la sua associazione Venti d’autore: Emiliano che non conoscevo ha distribuito il mio album Rossoantico – prima – e Pascouche dopo meglio di come avrebbe fatto l’Universal, ha organizzato prima un mio concerto a Perugia: mi sembrò di essere su scherzi a parte, quella sera c’erano una quarantina di ragazzi sotto il palco che cantavano le mie canzoni, come una star! Volli conoscerli, mi invitarono a Catanzaro per la presentazione del calendario tracce della memoria, poi organizzarono il mio concerto alla rotonda di Copanello, e poi all’Auditorium del Liceo Galluppi; in

quel periodo si avvicinò anche l’allora sindaco per chiedermi un bel pò di cose. Da allora iniziammo la bella esperienza di “A farla amare comincia tu”. Da allora la vivo, seguo quello che accade, ogni tanto contribuisco a farlo accadere, come è successo di recente con gli amici Giampiero e Daniela, nella loro splendida dimora del Country Club.

 

Rispetto a quando sei andato via la città è profondamente cambiata, ci sono tanti miglioramenti ma anche qualcosa che inevitabilmente non va...

 

La rassegna catanzarese mi entusiasma ed è stata anche l’occasione per rigenerare il mio rapporto con una città profondamente mutata. I vizi della città sono quelli di tante altre città: scarsa inclinazione al confronto e alla condivisione, pullulare di orticelli e tribune autoreferenziali, attenzione spasmodica alle manifestazioni sotto le feste comandate, nessuna cura del sistema, non si considerano la musica, e le varie espressioni artistiche, attività lavorative, riservate a professionisti che devono formarsi, avere occasioni di confronto e continuità ed essere sempre remunerate e sostenibili. Questo non è un problema politico, è il sentire comune, è un problema educativo. Quando la Calabria si concentrerà sulla creazione di bellezza, e deciderla di promuoverla e venderla, noi non ci saremo più; non abbiamo l’acqua e le fogne e nemmeno gli alberghi per ospitare centinaia di migliaia di persone, abbiamo distrutto già tanto le nostre coste e i nostri borghi per pensare ad un modello tipo salento e riviera ?romagnola, dobbiamo offrire eccellenza, dobbiamo imparare a produrla, promuoverla e vendere.La Calabria nel mio ambito professionale come in altri settori sconta una marginalità prima di tutto fisica; il costo della logistica nei tour rende le date Calabresi poco appetibili, così il cane si morde la coda, non ci sono club e altri contesti, per ascoltare la musica “altra”, e ci si marginalizza, concentrandosi sul main stream. Se non si rimuovono gli ostacoli di ordine economico e sociale e non si lavora, virando verso la urgenza di creare queste occasioni, di produrre e non solo comprare, di formare e non solo usare, di unire, invece che dividere; ecco se non accade questo, non accade nulla.

 

 

Ed in piena coerenza parliamo in maniera più specifica delle tue direzioni artistiche con il Comune e quella appena iniziata con gli amici Daniela e Giampiero...

 

In Comune ho lavorato con il sindaco Abramo durante le prime 2 edizioni di A farla amare, una di sarà 3 volte Natale, e adesso con la giunta Fiorita; le edizioni di “A Farla Amare” sono state 3 esperienze molto gratificanti in cui penso di aver fatto il mio lavoro al massimo delle mie possibilità (date le condizioni economiche e i tempi sempre stringenti intercorrenti tra la chiamata e l’evento) ma ancheoccasioni in cui ho ricevuto tanto dalla città e dai Catanzaresi, potrei soffermarmi a lungo sui tanti bellissimi momenti che hanno caratterizzato le 3 edizioni, ma credo di non far torto a nessuno se considero la Nakalaika” un vero e proprio manifesto di ciò che considero valore in ambitoculturale, sociale e politico. Ci siamo uniti in tanti artisti Catanzaresi, Eman, Mauro Lamanna, Enzo Colacino,Valentina Costa, insieme a Emiliano Lamanna che è sempre un fertilissimo volano, e ci

abbiamo messo il cuore, le mani, la faccia……eu puru u peda ca m’u ruppivi chiddra sira. Torno a Daniela e Giampiero e alle Querce jazz: Daniela Carrozza era l’assessore alla cultura durante la prima edizione di A farla amare, capii subito che avesse un altro passo, una lavoratrice instancabile, ma saltava agli occhi la sua capacità di essere risoluta e leale; senza conoscerci collaborammo con grande naturalezza e mi sentii sollevato dall’apprendere che la mia città seppur per poco tempo e per un unico ambito fosse cosi in buone mani; una sensazione che negli anni successivi ritrovai nel confrontoquotidiano con Alessio Sculco, o quest’anno con Antonio Borelli. Quest’anno ho sentito molto vicini anche Donatella Monteverdi, Salvatore Bullotta, Daniela Palaia, e ovviamente il Sindaco, era la loro prima e sono stati straordinari. Torno a Daniela: ci sentimmo dopo le sue dimissioni, e da allora ci siamo frequentati insieme a miamoglie Laura ed a Giampiero; Daniela e Giampiero mi hanno fatto re-innamorare di Catanzaro e della Calabria, mi hanno mostrato posti e cose che non conoscevo, mi hanno conquistato con la loro cura nei dettagli, l’ospitalità, la passione, l’accoglienza, il gusto straordinario; se proprio – ho pensato- c’è un posto dove si possa declinare a Catanzaro quello spirito che ha contraddistinto The Place, quello è Le Querce: anche lì il padrone di casa (Giampiero Ferro) è un appassionato di musica, con una

competenza che lascia a bocca aperta gli artisti ospiti! Per fortuna la bocca viene raggiunta anche dai sapori di tutte le prelibatezze della loro cucina, per cui ho problemi a fronteggiare le richieste di Concato ormai dipendente dalla pizza maniata.

 

Tuo fratello Raffaele è noto per la sua tracimante passione per i colori giallorossi... Tu invece, sei tifoso? Hai seguito gli ottimi campionati di questi ultimi anni fino a questa straordinaria promozione?

Sono cresciuto dietro i distinti, nel mio palazzo non pagavamo oneri condominiali perché quando il Catanzaro era in serie A la Rai affittava il terrazzo per metterci il ripetitore per trasmettere novantesimo minuto; mio padremi portava con sé ai distinti dove era abbonato e ci sono andato ininterrottamente dai 3 anni fino a che non ho superato la striscia blu che stava all’ingresso. Ho vissuto l’invasione di campo contro il Torino (arbitro Michelotti)portandomi dietro il trauma dei tumulti che ancora miaccompagna quando entro in uno stadio, ho vissuto il Catanzaro del caro Pellizzaro, con Silipo e Maldera, la trasferta biblica di Terni, l’emozione del giovedì pomeriggio, quando noi ragazzi di via Domenico Romeo 35, aspettavamo in calzoncini e scarpette sotto casa Ranieri, Vichi e Nemo che finito l’allenamento venivano a giocare con noi, ho vissuto la passione di mio padre le serate con Gianni di Marzio al Barraccone, poi in adolescenza la musica era escludente; mi riavvicinai al Catanzaro ed allacurva per condividere con i compagni di classe il rito dello stadio alla domenica seguii la stagione del derby col Cosenza, e ho disegnato su un lenzuolo anche uno striscione scappa coniglio cosentino che fu esposto sotto la curva est. Però no, non sono un tifoso del Catanzaro ; il Catanzaro fa parte di me, della mia infanzia, c’è sempre stato, è legato al ricordo di mio padre ai miei fratelli, al loro tifo e alle loro imprese, mi fa piacere, sono felice della promozione dei successi, ma tifare è un’altra cosa.

 

Qual’è stato il migliore concerto della tua vita? Sia visto che organizzato...

 

Concerti belli ne ho visti tanti, mi soffermerei su quelli più particolari, ad esempio lo spettacolo dell’Orchestra des hommes su Tom Waits presentato a Roma Europa Festival, ma se c’è qualcosa di cui vado fiero, sono i festival che organizzo e la possibilità di rivisitare i luoghi per trasformarli in anfiteatri naturali: ricordo di aver guidato una chiatta sul lago di Posta Fibreno trasportando lungo le rive del lago un’orchestra di 40 elementi, un concerto nelle miniere di talco a 2000 metri sotto terra, il concerto di unpianista siriano nel chiostro dell’abbazia di Montecassino, un concerto dei rossoantico con i musicisti sparpagliati tra il pubblico, le meravigliose atmosfere dei concerti in natura sul Monte Amiata o in Ciociaria, e da ultimo i meravigliosi momenti con Vinicio Capossela e Samuele Bersani all’Immacolata o i miei concerti nelle gallerie del San Giovanni o nel chiostro dell’Osservanza.

 

 

 

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