Catanzaro. Operata di cancro nel 2019, da un anno le viene negata la consulenza oncologica: "Posti non disponibili"

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images Catanzaro. Operata di cancro nel 2019, da un anno le viene negata la consulenza oncologica: "Posti non disponibili"
Maria Rosa Olivo
  25 marzo 2021 13:48

di STEFANIA PAPALEO

Prima lo spettro del cancro. Poi la decisione di fidarsi della sanità regionale. Quindi l'intervento di demolizione chirurgica, al quale Maria Rosa Olivo, cinquantaduenne di Marcellinara, viene sottoposta ad aprile del 2019 nel reparto di ginecologia dell'ospedale "Pugliese" di Catanzaro. Sarcoma all'utero, la diagnosi con la quale entra in sala operatoria. E tutto va bene, intervento riuscito, con tanto di prima visita oncologica al termine della quale si proponeva una ristadiazione con indagine PET Total Body per effettuare un bilancio clinico completo della malattia neoplastica.

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Ma - c'è sempre un ma - da allora ad oggi, il nulla. Nonostante il tentativo di stadiazione clinica oncologica presso l'ospedale "Ciaccio", nessun oncologo l'ha più visitata. Ben quattro impegnative sono finite nel cestino. Ogni qual volta Maria Rosaria ha tentato di prenotare la consulenza oncologica nel centro oncologico di riferimento regionale del Ciaccio, con ricetta "prioritaria", come la sua patologia richiede, la risposta dell'addetta alle prenotazioni è sempre stata la stessa: non ci sono posti disponibili entro i prossimi dieci giorni, provi a richiamarci. Della serie: ritenti, sarà più fortunata.

Ma il cancro non va in vacanza. E la paziente, in questo contesto di sanità pubblica sempre più in affanno, ha solo la fortuna di incrociare la strada di un oncologo medico privato che, prendendo a cuore la vicenda, non solo ha analizzato gli esami effettuati della paziente, ma ha anche provato a prenotare e contattare invano un collega del Ciaccio per ristabilire quel rapporto necessario che garantisse alla paziente una continuità di assistenza.

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Invano, appunto. La risposta è sempre quella che Maria Rosaria riceve puntualmente dal 19 febbraio 2020, data a partire dalla quale le viene di fatto impedito la possibilità di effettuare la valutazione in ambiente clinico oncologico, come previsto dalle linee guida oncologiche nazionali necessarie per il rischio di progressione della malattia. Così, Maria Rosaria, nonostante le neoplasie ad alto rischio di metastatizzazione rapida, si ritrova a essere l'ennesima vittima del fallimento della sanità regionale, uno dei tanti casi che dovrebbero finire sulla scrivania del commissario Guido Longo, spedito a combattere una guerra impari, in una terra ostaggio di una mala politica che continua a non proteggere i suoi figli più fragili.

La mancanza di presa in carico dei pazienti oncologici secondo un approccio di assistenza sanitaria concreto resta solo una delle tante piaghe calabresi. Ma adesso qualcuno una risposta dovrà pur darla a questa paziente e alla sua famiglia, senza dovere necessariamente attendere l'intervento della Procura alla quale, in caso contrario, non resterà che rivolgersi per ottenere il rispetto del proprio diritto alla salute.

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