Violenze, umiliazioni e minacce continue. Quotidiane. Perpetrate senza soluzione di continuità sin dall'inizio della loro relazione coniugale, consapevole di ferire colei che aveva scelto per la vita e tali da renderle la vita impossibile.
Ora, il Tribunale di Catanzaro ha condannato un uomo di origini rumene residente a Catanzaro a 2 anni e 6 mesi di reclusione, oltre al risarcimento del danno da computare in separata sede. In sede civile il figlio è stato affidato esclusivamente alla madre, con incontri protetti con il padre che ha dovuto seguire un corso per uomini maltrattanti.
Botte continue dunque, secondo la ricostruzione dell'accusa. Sin dal 2009 avrebbe picchiato la moglie - oggi difesa dall'avvocato Teresa Matacera- ogni qual volta rientrava a casa ubriaco, non esitando a colpirla anche quando la moglie era in stato di gravidanza, inducendole minacce di aborto e costringendola a partorire prematuramente al 5 mese di gravidanza.
In un altro caso l'avrebbe aggredita strattonandola per le braccia, afferrandola per il collo, picchiandola con calci e pugni su tutto il corpo mentre era intenta alla guida dell'auto a bordo della quale si trovava anche il figlio neonato, pretendendo di guidare lui e al suo rifiuto le avrebbe spento una sigaretta sulle gambe.
E poi le offese. Tante. Parolacce, epiteti offensivi con la minaccia di prenderle il bambino. Sei anni di violenze-
dal 2009 al 2015 - che la donna avrebbe subito e che hanno creato una situazione di sofferenza psicologica e fisica costante ed insopportabile. E ora, la condanna.
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