di LINO PUZZONIA*
"Sento il bisogno dopo una quarantina di anni di lavoro nell’AOPC e con i trascorsi nell’ultimo scorcio della mia carriera di Direttore di un Dipartimento e specialmente di Direttore sanitario aziendale in una fase di radicale ristrutturazione di esprimere alcune considerazioni su quanto abbiamo appreso in questi giorni dagli organi di informazione.
Ci sono infatti due buone notizie.
La prima è che, dopo l’avvenuta unificazione, almeno formale, delle due Aziende ospedaliere della città che ha permesso la nascita di una grande Azienda ospedaliero-universitaria con quasi 900 posti letto, sarebbero stati sbloccati 322 milioni previsti per l’ospedale di Catanzaro ma condizionati alla unificazione stessa.
Si tratta di una notizia confortante perché un finanziamento così importante permette una forte qualificazione delle strutture e della tecnologia tale da poter iniziare un processo reale di lotta all’emigrazione sanitaria che oggi rappresenta l’autentica “palla al piede” della sanità regionale e condanna i calabresi all’impossibilità di curarsi come tutti gli altri cittadini italiani se non mettendo le mani in tasca, almeno quelli che possono.
La seconda notizia è forse più importante della prima. Apprendo, sempre dagli organi di informazione, che il sindaco Fiorita ha immediatamente dichiarato che non deve scatenarsi alcun conflitto per l’insediamento e che l’ospedale Pugliese deve mantenere un ruolo.
Sono parole importanti e cercherò di spiegare perché.
322 milioni a Catanzaro scateneranno i cementificatori dei quali non abbiamo proprio bisogno. Il nuovo ospedale di Catanzaro non può e non deve essere inteso come la costruzione di un nuovo edificio “tout court” ma deve piuttosto essere l’occasione di una revisione complessiva, di una razionalizzazione e messa in sicurezza nonché di un ampliamento importante delle strutture esistenti.
In particolare il Pugliese che ha visto nell’ultimo quindicennio, almeno un centinaio di milioni di investimento, dispone di alcune strutture di prim’ordine: il blocco operatorio, l’Anatomia patologica, il Servizio immumotrasfusionale e di qualificazione biologica degli emocomponenti (con competenza per tutta la regione), lo stesso Pronto soccorso e Medicina d’urgenza, la Rianimazione, l’Unità coronarica. Le degenze del lato nord sono perlopiù dignitose e funzionali ancor più migliorabile avendo la possibilità di ridurre la densità dei posti leoo.
Il lato Sud presenta, specialmente nei corpi laterali, delle criticità importanti che tuttavia, con la disponibilità finanziaria esistente, possono essere radicalmente sanate anche in senso antisismico (che è l’argomento maggiormente sbandierato dai cementificatori).
L’ospedale Ciaccio rappresenta poi uno dei pochissimi ospedali a norma della Calabria, ha certamente bisogno di un ampliamento, che ritengo largamente possibile, e di una integrazione di competenze ospedaliere e universitarie che punti a creare in quel sito una delle strutture oncologiche più importanti del meridione.
Conosco meno bene l’attuale situazione strutturale del presidio Mater Domini a Germaneto ma anche in questo caso ritengo che siano possibili integrazioni e razionalizzazioni specialmente utilizzando da subito tutte le degenze disponibili anche nelle more dei lavori di modernizzazione delle degenze del Pugliese a cui ho accennato.
La posizione del Sindaco è confortante e spero che egli voglia assumersi veramente un ruolo importante in tutta questa vicenda perché probabilmente si tratta dell’ultima chance per la città di Catanzaro e per la sanità calabrese. Ci sono veramente potenzialità straordinarie, non buttiamola tutta in cemento".
*Già Direttore sanitario aziendale AOPC
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