di STEFANIA PAPALEO
Presidente, senatore e segretario. Tutti liberi. Per i giudici del Tribunale di Catanzaro, presieduto da Pietro Carè (giudici a latere: Teresa Lidia Gennaro e Giada Maria Lamanna), gravità indiziaria ed esigenze cautelari sarebbero venute meno rispetto alla posizione dei vertici del fantomatico Stato Teocratico Antartico di San Giorgio” portato alla luce dai poliziotti della Digos della Questura di Catanzaro al termine di lunghe e complesse indagini iniziate nella primavera del 2021.
I giudici, dunque, hanno revocato le misure cautelari alle quali erano sottoposti il commercialista di Teramo Enrico Gambini, 57 anni e il catanzarese di 65 anni Nicola Pistoia, ritenuto il senatore della Repubblica dello Stato in questione, sostituendo la misura cautelare degli arresti domiciliari con quelle dell'obbligo di dimora nel comune di rispettiva residenza e di presentazione alla Polizia giudiziaria due volte alla settimana nei confronti di Fabrizio Barberio, 51 anni, di Catanzaro, ritenuto il segretario dello Stato antartico, e di Damiano Bonvetre, 72 anni, di Alcamo, considerato dagli inquirenti come il promotore e organizzatore di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla truffa, fabbricazione e possesso di documenti falsi validi per l’espatrio e riciclaggio. Il tutto in accoglimento dell'istanza avanzata dall'avvocato difensore Anselmo Mancuso che, carte alla mano, ha sostenuto a gran voce l'inesistenza dell'associazione ricostruita nelle carte dell'inchiesta - nome in codice "L'isola che non c'è" -, con una mozione cautelare presentata per attaccare la gravità indiziaria e la sussistenza delle esigenze cautelari. Tesi che, alla fine, ha prevalso su quella portata avanti in aula dal pubblico ministero Federico Sappia, che per Bonvetre le aveva tentate tutte, inutilmente, per scongiurarne la scarcerazione.
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"Supremo Consiglio Teocratico", "Governo", "Senato", "Tribunale Supremo" e "Corte dei Conti". E poi ancora: Università dello Stato, con la possibilità di ottenere titoli di studio spendibili in Italia, una Camera delle attività produttive per l'iscrizione delle aziende e un Ordine dei medici apposito. Nulla mancava in questo sedicente Stato Antartico, che avrebbe lasciato sul campo oltre 700 vittime di truffe ben congegnate andate avanti a lungo, fino a quando una soffiata aveva portato i poliziotti della Digos, all'alba del 29 aprile 2021, a bussare alla porta di uno stabile del quartiere Corvo sulla quale faceva bella mostra di sè una insegna con su scritto “Repubblica Teocratica Del Sovrano Stato Antartico Di San Giorgio”. Ma a lasciare ancora più di stucco i poliziotti erano stati gli occupanti dello stabile nel momento in cui gli stesi si erano candidamente presentati come Senatori o Ministri, affiancati dal Ministro dell’Interno, la cui carica era stata assegnata a un ex appartenente alle forze dell’ordine, ora in pensione. Così, all'accusa di detenzione illecita di sostanze stupefacenti scattata alla luce del rinvenimento nello stesso stabile di una stanza, opportunamente dotata di un sistema di areazione, allestita per la coltivazione di marijuana, si era aggiunta quella di possesso di segni distintivi contraffatti.
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Da lì l'indagine ad ampio raggio che ha visto i segugi della Digos, coordinati dal dirigente Antonio Caliò, restare col fiato sul collo degli indagati per lunghi mesi, fino a mettere insieme tutte le carte che hanno permesso alla Procura di dare lo start all'operazione che, alle prime luci del 18 agosto 2022, ha travolto 30 presunti componenti dell'Associazione che si sarebbe celata dietro lo Stato Antartico in questione, con basi operative a Catanzaro, Alcamo e Teramo e con un obiettivo ben chiaro: mettere a segno una serie di truffe fondate sulla fantomatica esistenza di un soggetto dotato di un’autonoma sovranità e di connessi privilegi, che spaziavano dalle patente facili alle autorizzazioni sulla cittadinanza, all'ombra di un vorticoso giro di denaro versato a più riprese su un conto intestato all'Istituto Superiore Di Diritto Nobiliare, entità creata da uno degli arrestati al fine di vendere dei titoli nobiliari.
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