Catanzaro, una storia di vita, sofferenze e sanità che non funziona in una lettera alla Commissaria della "Dulbecco"

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  17 dicembre 2024 13:05

Storie di vita propria e di dolore: raccontarle pubblicamente non è una richiesta di pietà ma, piuttosto, di conforto.

E’ però anche un modo per rappresentare situazioni di disagio che toccano la sfera della assistenza pubblica e delle sue  disfunzioni aumentando la sofferenza. Succede che qualche storia fra le pieghe del negativo racconta anche aspetti positivi, manifesta ringraziamenti a chi (dottori, personale infiermeristico) si è impegnato pur fra tante difficoltà dovute al sistema che non risponde sotto il profilo organizzativo. Ed allora ben ha fatto la professoressa Graziella Calabrò ad indirizzare alla Direzione del “Pugliese-Ciaccio” nella persona della dottoressa Simona Carbone e al nostro giornale chiedendone la pubblicazione quanto scritto. La pubblichiamo ben volentieri (en.cos)

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“Sono una paziente in cura presso l’azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro. Estremamente grata ai medici che da diversi anni si occupano delle mie patologie, ho espresso un mio pensiero, qualche tempo fa, anche sui media locali e regionali, sia per dimostrare la mia immensa riconoscenza verso il personale sanitario, sia per un moto di ribellione del mio animo, nel constatare le condizioni in cui operano i medici in detto ospedale. Ricordo, brevemente, che il dottore Roberto Squillace da almeno un decennio, visita i pazienti delle cure palliative, spostandosi dall’ ambulatorio al reparto, per mancanza di medici. E noi pazienti, abbiamo inutilmente aspettato che cambiasse qualcosa. La settimana scorsa, il dottore Squillace faceva ancora la stessa vita e nulla è cambiato. Naturalmente, non basta una semplice lettera di encomio/ lamentele per modificare una situazione cronicizzata; capisco che ci vorrebbe ben altro. Il pensiero che mi rode, oggi, oltre a quanto esplicitato finora, è la FUGA dei cervelli catanzaresi in altre regioni italiane e anche negli Stati Europei dove, questi nostri giovani medici trovano soddisfazione, trampolini di lancio e occasioni di crescita. Ho appena fatto un intervento nel nord Italia e sa chi era il chirurgo? Un ottimo medico catanzarese che è dovuto andare via dalla nostra città per motivi che Lei conosce perfettamente. Non sarebbe mai cresciuto professionalmente a Catanzaro. Perché non implementare il reparto delle cure palliative con questi volenterosi medici? Purtroppo,nonostante l’altissima professionalità e umanità del dottore Squillace, non bastano spazi, posti letto e risorse nel reparto delle cure palliative, dove il dolore è maggiormente provato? Dove si combatte con la morte? Noi cittadini catanzaresi siamo privati della professionalità, della competenza dei nostri giovani medici che sono costretti a emigrare per la loro realizzazione. E cosa dire delle loro famiglie che restano smembrati e privati degli affetti più cari? A cosa serve studiare, impegnarsi qui nel nostro amato sud, se dobbiamo assistere inermi alla fuga dei nostri figli medici ? E molti, come me , li inseguiamo nel nord per usufruire delle loro competenze. È assurdo!!! Costa davvero tanto tenerceli noi nei nostri nosocomi? Sono al corrente dei tentativi di nuove manovre politiche per risolvere questa situazione, ma intanto, nel concreto, nella nostra regione cosa si è pensato? Spero che il problema del personale sanitario venga tenuto in considerazione. Accenno brevemente anche alle risorse disponibili nel reparto delle cure palliative, che risultano essere limitate rispetto ai crescenti bisogni sanitari. Sarebbe necessario gestire e organizzare le risorse per migliorare la produttività per evitare conseguenze negative sui pazienti. Ribadisco, e mi scuso per la marcata pressione, che sia indispensabile, nel reparto delle cure palliative, l’assunzione di personale sanitario, l’aumento dei posti letto e degli spazi in cui gestire e curare noi pazienti. Ringrazio la dedizione, la profusione, l’umanità , la grande professionalità e la tenacia del dottore Roberto Squillace che fa funzionare eccellentemente il reparto delle cure palliative, anche in mezzo a tantissime difficoltà. Mi creda e mi ascolti dottoressa Carbone, il reparto in oggetto, merita una maggiore attenzione dal vertice della sanità calabrese, non bastano poche PERSONE per lottare contro un male che si diffonde a dismisura. Per favore, fate qualcosa di concreto. La ringrazio per il tempo dedicatomi e per le decisioni dettate dal suo buon senso che andrà a prendere.”

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