Catanzaro-Venezia, Aquilani applaude l’umiltà e la crescita del gruppo: si vince con identità

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Alberto Aquilani, tecnico Us Catanzaro

  02 novembre 2025 18:15

di FILIPPO COPPOLETTA

Al “Ceravolo” il Catanzaro si è preso molto più di tre punti. La vittoria contro il Venezia, la terza consecutiva, è il segnale tangibile di una squadra che ha imparato a soffrire, a riconoscere i propri limiti e a trasformarli in forza. Quindici punti in classifica e zona playoff agganciata: numeri che raccontano una risalita concreta, ma dietro i numeri c’è un’anima, quella voluta e modellata da Alberto Aquilani.

In sala stampa il tecnico giallorosso ha mostrato la consapevolezza di chi sa che il percorso sta cambiando direzione. “Aiutati che Dio ti aiuta, l’avevo detto qualche tempo fa”, ha ricordato con un sorriso stanco ma soddisfatto. Poi il tono si è fatto serio: “Credo che siano stati fatti dei progressi importanti, oggi lo abbiamo dimostrato al cento per cento perché abbiamo fatto una partita diversa”.

Diversa, sì, perché il Catanzaro ha affrontato — parole sue — “la squadra più forte del campionato, più completa, destinata alla Serie A”, ma lo ha fatto “con attenzione, con concentrazione, nel modo giusto”. E quella lucidità, quella capacità di interpretare la partita secondo il contesto, è ciò che più ha colpito Aquilani.

L’allenatore romano non ha nascosto i momenti di difficoltà: “Sapevamo che il Venezia ci avrebbe schiacciato un po’, ma oggi, come in altre partite, dovevamo avere l’umiltà di accettarlo”. Un’umiltà che non è rinuncia, bensì maturità. “Perché in Serie B — come ha sottolineato — si vince anche con partite un po’ più sporche, aggrappandosi ai dettagli, senza dimenticare chi siamo”.

E di identità, questo Catanzaro, ne sta costruendo tanta. Aquilani ha definito i suoi “un gruppo di uomini, prima che di calciatori”. Li vede crescere, li sente dentro la partita. “L’umiltà è la base di tutto – ha ribadito – senza umiltà non siamo niente. Persino i campioni, come Messi, sono umili. E questo gruppo ce l’ha dentro”.

Dal punto di vista tattico, il mister ha riconosciuto che qualcosa è cambiato, ma più nella testa che negli schemi: “Forse abbiamo un centrocampista un po’ più difensivo, è vero, ma non è quello a fare la differenza. Il modulo serve fino a un certo punto: se manca la voglia, non c’è schema che tenga”.

Poi uno sguardo ai singoli. Pietro Iemmello, ancora una volta leader e simbolo, ancora una volta a segno, è stato citato con affetto e rispetto: “È un giocatore diverso, ha qualità, personalità e una leadership tutta sua (ha detto ridendo, ndr). Al novantesimo rincorreva ancora e io probabilmente dovevo cambiarlo, ma non lo faccio perché quando tolgo lui manca qualcosa”.

Infine, Aquilani ha parlato da uomo, più che da allenatore. Ha confessato di “sentire la responsabilità sulla pelle”, di aver percepito “l’amore e la passione della città” e di essere consapevole di quanto tutto questo pesi ma anche motivi. “Ho avuto una società vicina, un presidente e un direttore che mi hanno dato fiducia, ma soprattutto dei calciatori che mi hanno trasmesso qualcosa che va oltre il calcio”.

“I risultati aiutano, danno autostima. Ma il nostro percorso è solo all’inizio” ha concluso.


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