di STEFANIA PAPALEO
Finito in carcere nell'ambito dell'operazione "Flash" messa a segno il 18 aprile del 2023 contro il clan degli zingari, il trentottenne Pino Passalacqua aveva ottenuto il 22 luglio del 2024 la sostituzione della misura cautelare con quella meno grave degli arresti domiciliari grazie all'istanza presentata dai suoi difensori di fiducia, gli avvocati Anselmo Mancuso e Stefano Nimpo. Salvo il 13 febbraio 2025 tornare dietro le sbarre del carcere di Siano per essere stato beccato dalla polizia, il precedente 21 gennaio 2025, nella propria abitazione in compagnia di un altro pregiudicato, peraltro in possesso di droga.
Ma dopo un mese e mezzo trascorso di nuovo in carcere, i suoi legali hanno ritenuto che "l'aggravamento di misura avrebbe ormai sortito un effetto fausto sul piano delle esigenze cautelari tale da ritenere adeguata e proporzionata la precedente misura degli arresti domiciliari" e così, carta e penna alle mani, hanno spedito un'istanza di scarcerazione all'indirizzo del Tribunale di Catanzaro (presidente: Beatrice Fogari; a latere: Marilena Sculco ed Elisa Fabio) convincendo i giudici della propria tesi. E così Passalacqua ha potuto già fare ritorno a casa, ottenendo il ripristino degli arresti domiciliari.
Ritenuto che "il periodo di un mese e mezzo trascorso dall'imputato in regime carcerario in seguito
all'aggravamento in questione debba ritenersi ragionevolmente idoneo a sortire un effetto dissuasivo
sull'imputato alla reiterazione di condotte di trasgressione agli obblighi connessi alla misura cautelare
domestica", valutate "nel loro complesso le circostanze concrete della violazione ed il periodo già trascorso
in custodia cautelare ed agli arresti domiciliari" e ritenuto che, "alla luce di quanto sopra, possa conseguentemente valutarsi positivamente la prognosi che egli, ripristinata la misura degli arresti domiciliari, si atterrà pedissequamente a tutte le prescrizioni imposte, tra cui anche quella di non comunicare con terzi in nessun modo", il Tribunale ha ordinato l'immediata scarcerazione di Passalacqua, rimandandolo nella sua casa di Viale Isonzo ad attendere il prosieguo del procedimento penale.
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