Centro Covid a Villa Bianca/Lettera aperta. Il prof Saverio Abenavoli Montebianco: "Una tale opportunità non può essere sprecata!"

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Saverio Abenavoli Montebianco

"L’utilizzo dell’ex Villa Bianca per il Centro Calabrese COVID potrà salvaguardare, proteggere ed anzi potenziare lo sviluppo dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, che oggi più che mai è proiettato verso il futuro"

  05 maggio 2020 20:06

Continua il dibattito sulla realizzazione di un centro Covid a Villa Bianca. Di seguito pubblichiamo una lettera aperta del Dott. Prof. Saverio Abenavoli Montebianco (già Direttore dell’UOC di Epatologia del Policlinico Mater Domini di Catanzaro e già Docente della Scuola di Specializzazione di Malattie Infettive dell’Università Magna Graecia di Catanzaro) all'On. Iole Santelli, Governatore della Regione Calabria, all'On. Domenico Tallini, Presidente del Consiglio Regionale Calabria, al Magnifico Rettore Chiar.mo Prof. GiovanBattista De Sarro, dell'Università “Magna Graecia” di Catanzaro, all'Ill.mo Sergio Abramo, Sindaco di Catanzaro, e all'Ill.mo Generale Saverio Cotticelli, Commissario per la Sanità Regione Calabria, e al Chiar.mo Prof. Valerio Donato, Presidente della Fondazione “Magna Graecia” Università “Magna Graecia” di Catanzaro.

Come tutti sanno la pandemia di COVID-19 ci ha insegnato molte cose nuove, ma anche ribadito la validità delle conoscenze già acquisite sulle norme igieniche e comportamentali che riguardano le epidemie da malattie infettive aerodiffuse.

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Dopo qualche mese dal suo apparire sulla scena sanitaria del nostro Paese, l’epidemia da COVID-19 si è rivelata come “altamente nosocomiale” e ci ha dimostrato per tabulas che le concentrazioni di ricoveri negli ospedali e nelle comunità, hanno trasformato tali presidi in “focolai ‘infezioni” e di “diffusine del virus”. Ha confermato altresì con molta chiarezza che le vecchie ma sempre utili norme igieniche di base delle malattie infettive aerodiffuse, allorquando non vengono scrupolosamente osservate o peggio ancora quando vengono disattese per cattiva programmazione (degenze assolutamente separate, percorsi distintamente dedicati, attrezzature diagnostiche e laboratoristiche separate, personale dedicato e opportunamente protetto e motivato, etc), portano le strutture, i medici ed il personale tutto involontariamente ed inesorabilmente ad essere “untori” dell’infezione. Una catastrofe che colpisce in primis chi, sulla base di mai sopiti principi deontologici ed umanitari, lotta spesso a mani nude contro un nemico invisibile ma mortale. E non possiamo dimenticare che tutto ciò ha comportato enormi responsabilità morali, giuridiche e penali, che non si debbono più ripetere in futuro!

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Oggi sappiamo che le strutture ospedaliere e residenziali promiscue COVID/non-COVID, aumentano esponenzialmente il rischio di contagio, anche in contesti apparentemente protetti, in quanto l’incidente o l’imprevisto possono essere sempre dietro l’angolo. Pertanto oggi siamo nella possibilità di non sbagliare più, avendo ricevuto le preziose raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nonché quelle del nostro Ministero della Salute, supportate dai pareri di illustri e riconosciuti studiosi e scienziati di fama mondiale, così riconosciuti da un H-index ragguardevole.

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La profilassi storica delle malattie infettive aerodiffuse, consolidata nei secoli e le strategie di contenimento della presente pandemia che ci ha resi ulteriormente preparati ed istruiti, richiedono fortemente strutture separate ed indipendenti dedicate esclusivamente ai pazienti COVID, divise e disgiunte da quelle non-COVID, impedendo così il massimo isolamento ed il più alto controllo del rischio infettivo.

Inoltre come ogni igienista ed infettivologo sanno, i virus con la loro ricorrenza ciclica ma costante nella storia dell’Umanità, possono continuare a rappresentare un rischio futuro reale con un notevole impatto su stili di vita, equilibri economici e possibilità di sviluppo futuro. Pertanto la creazione di ospedali esclusivamente dedicati ai pazienti COVID-19 oltre che nella presente pandemia, potranno essere molto utili nelle possibili future pandemie virali aerodiffuse.

Sulla base di queste considerazioni, si è venuto a creare un unanime consenso di studiosi e di autorità istituzionali sanitarie, sulla creazione di strutture COVID indipendenti e separate, possibilmente vicine o nei pressi degli ospedali che permettono “ad ogni costo” il totale e completo contenimento di questa infezione virale. Basti pensare alla forte presa di posizione dell’Ordine dei Medici e dei Sindacati degli operatori Sanitari di Brescia, nonché di noti rappresentanti della politica locale contro l’apertura di un “COVID Hospital” all’interno del nosocomio della città lombarda. A Milano è stato opportunamente costruito presso i locali dell’ex-Fiera, un centro COVID fuori dalla struttura pubblica ospedaliera, così come a Roma hanno sapientemente ed opportunamente allestito un avanzato ospedale COVID presso la clinica “Columbus” in capo alla “Fondazione Gemelli”, ma fisicamente da questo separato. A Napoli sede del prestigiosissimo “Ospedale Cotugno”, si sta costruendo su un terreno vicino dalla Palazzina Direzionale dell’Ospedale, il nuovo “Ospedale COVID del mare”. Ed a questo proposito bisogna riportare che la settimana scorsa, all’arrivo del treno-tir che trasportava le strutture necessarie per allestire tale nuovo centro, la folla di Ponticelli acclamante ha intonato l’inno di Mameli e sventolato il tricolore!

Pertanto, sulla base di quanto finora detto e dopo avere sgombrato il campo da qualsiasi pregiudizio e partigianeria, è opportuno che la Nostra Comunità Scientifica, Istituzionale, Sociale, Religiosa e Cittadina, esamini la proposta del Magnifico Rettore Prof. De Sarro, rivolta a creare nel plesso dell’ex-Villa Bianca, una struttura regionale anti-COVID. Una tale opportunità non può essere sprecata!

Non è difficile ricordare come l’ex-Villa Bianca ha ospitato la sede del Policlinico Ospedaliero-Universitario fino al 2006, il quale proprio dalla sede in cui sorgeva venne denominato “Mater Domini”. Villa Bianca è una grande e comoda struttura, confacente ed adatta allo scopo prefisso con non moltissimi lavori di adeguamento. Dobbiamo ringraziare il Magnifico Rettore dell’UMG per aver messo a disposizione della collettività e della sanità calabrese, un vero e proprio “gioiello di famiglia”. Tale proposta è una soluzione illuminata e giusta, utile e lungimirante, in quanto è la sola struttura che potrebbe ospitare un IRCSS con l’impegno dell’Università e del più grande ospedale calabrese che nascerà con l’integrazione con l’ospedale “Pugliese-Ciaccio”. Inoltre questa proposta è vantaggiosa, in quanto oltre l’assistenza sanitaria verrà potenziata la ricerca in ambito infettivologico, ampliando gli scenari e le opportunità a disposizione della Calabria e dei ricercatori che lavorano presso l’UMG. Il tutto con l’indubbio vantaggio di azzerare il rischio di contagio per la struttura di Germaneto, sede dell’attività formativa universitaria, dei laboratori, delle aule, delle Scuole di Specializzazione e delle Unità operative ad esse collegate, queste ultime fondamentali per la certificazione e l’accreditamento delle stesse Scuole. Senza considerare che sempre nelle strutture del Campus hanno luogo lezioni, tirocini, lauree, conferenze e simposi scientifici, nonché gli scambi culturali che si sviluppano nell’abito del progetto Erasmus.

In conclusione quindi, l’utilizzo dell’ex Villa Bianca per il Centro Calabrese COVID, potrà salvaguardare, proteggere ed anzi potenziare lo sviluppo dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, che oggi più che mai è proiettato verso il futuro.

Distinti saluti

Dott. Prof. Saverio Abenavoli Montebianco

già Direttore dell’UOC di Epatologia del Policlinico Mater Domini di Catanzaro

già Docente della Scuola di Specializzazione di Malattie Infettive dell’Università Magna Graecia di Catanzaro

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