L’importante attività ispettiva condotta dai finanzieri della Tenenza di Tropea, in collaborazione con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro e l’INPS di Vibo Valentia, ha fatto emergere gravi violazioni nel settore della grande distribuzione nella Costa degli Dei, che riguardano ben 87 lavoratori. Le irregolarità riscontrate nel periodo 2020-2024 sono la testimonianza di una piaga che colpisce in modo sistematico i diritti dei lavoratori, sottraendo risorse al Paese e alimentando la precarietà e la povertà.
"Il lavoro sommerso è una delle principali cause di disuguaglianza sociale e di sfruttamento nel nostro Paese. Non solo sottrae risorse importanti per lo Stato, ma intrappola migliaia di persone nella precarietà e nel rischio di povertà, a partire da quelle categorie più vulnerabili, come i migranti, le donne e chi è già in difficoltà economiche. La competizione sleale tra imprese alimentata dal lavoro in nero mina la dignità delle persone e crea un circolo vizioso che compromette il futuro dei lavoratori”, affermano il segretario generale della CGIL Area Vasta, Enzo Scalese e Pina Cusmano, segretaria della Filcams CGIL Area Vastache commentano l’esito dell’indagine.
“Le violazioni emerse durante l’indagine riguardano il mancato rispetto delle normative contrattuali e previdenziali, con contratti part-time falsificati, il mancato riconoscimento delle maggiorazioni per il lavoro domenicale e l’errato inquadramento dei lavoratori. In alcuni casi, inoltre, i dipendenti venivano privati di diritti fondamentali, come il riconoscimento delle ore lavorate e delle assenze, attraverso trattamenti inadeguati e trattenute illegittime – spiegano ancora Scalese e Cusmano -. Inoltre, l’impresa coinvolta ha beneficiato di sgravi fiscali e contributivi in modo illecito, approfittando delle agevolazioni previste dalla "Decontribuzione Sud" e altre misure statali destinate a favorire l’occupazione nelle aree svantaggiate. Sebbene l’intervento ispettivo abbia portato al recupero di oltre 730.000 euro a favore dei lavoratori, le misure adottate finora sono insufficienti a risolvere un problema che coinvolge numerosi settori economici, dal commercio all’agricoltura, fino al turismo”.
“Le risposte del governo fino ad oggi sono insufficienti - proseguono Scalese e Cusmano -. Le politiche attuate hanno visto un rilassamento delle normative che tutelano i lavoratori, come la liberalizzazione delle forme contrattuali precarie, e una totale disconnessione tra gli annunci e le azioni concrete. La lotta al lavoro sommerso richiede interventi reali e strutturali: non basta fare spot pubblicitari, serve un impegno costante nella prevenzione e nel contrasto, con investimenti in risorse umane per intensificare i controlli e favorire una reale collaborazione tra le istituzioni”.
Per la Cgil Area Vasta, è fondamentale che l’azione contro il lavoro sommerso sia accompagnata da una maggiore sinergia tra le istituzioni, le parti sociali e le forze dell’ordine, in modo da garantire una vera e propria "cultura del lavoro regolare". Solo attraverso politiche attive che puntino alla formazione, alla sensibilizzazione delle imprese e al rafforzamento dei controlli, sarà possibile garantire che i diritti dei lavoratori siano rispettati in ogni ambito, da quello commerciale a quello agricolo, turistico e non solo.
“A questo scopo – concludono Scalese e Cusmano – chiediamo al prefetto l’istituzione di un comitato inter-istituzionale che verifichi e monitori in modo continuativo tutte le attività a rischio di sfruttamento, e sollecitiamo un maggiore coordinamento tra le prefetture, gli ispettorati del lavoro e le forze dell’ordine. È ora di mettere fine a queste pratiche illegali e restituire dignità al lavoro in ogni sua forma”.
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