Chi c'era e chi non c'era da Salvini a Soverato

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  11 agosto 2019 20:40

di FRANCESCO PARAVATI

Sarebbe dovuta essere come da tradizione centenaria, la vigilia della festa della Madonna dei pescatori per Soverato e i tanti turisti (calabresi) della Perla dello Ionio. Ma quest’anno i marosi della politica nazionale son giunti a lambire il golfo di Squillace nella sua giornata più sacra e affollata. Se fosse stato un gioco il “trova l’intruso” sarebbe stato facile individuare un palco minacciante “prima gli Italiani” spuntare tra le bancarelle e i gonfiabili del lungomare Europa (mai nome poteva essere più azzeccato per la location di tanta dissonanza).

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E siccome trovare l’intruso nella festa della Madonna di Soverato 2019 sarebbe troppo facile proviamo a giocare a “chi c’era e chi non c’era”, chi s’è affacciato timidamente e chi non s’e’ visto proprio. Innanzitutto non c’erano le stele cadenti, quest’anno la festa coincideva con la note di San Lorenzo, il comizio di Salvini era o sarebbe dovuto essere strabenedetto se davvero come vorrebbe far credere il protagonista ha Dio e Santi dalla sua parte. Ma non è andata poi così liscia al prescelto, perché’, forse infastiditi da troppo protagonismo, Santi  e Madonne non hanno protetto Salvini nella sua tappa calabra, avranno forse preferito divertirsi in spensieratezza a Roccella Ionica con Toto Cutugno e Jovanotti lasciando Soverato ai suoi problemi. C’era qualche centinaio di sostenitori della Lega accorsi per applaudire a prescindere il gran Visir, concedendogli il beneficio della fiducia sorda, perché’ tra contestazioni e impianti poco funzionanti del comizio s’è sentito poco e a dire la verità’ anche l’infaticabile Matteo sembrava un po’ spompato. C’erano le famiglie coi passeggini che alle dieci di sera provavano a digerire la pizza del lungomare cercando di tenere I bambini lontani dalle temute bancarelle.

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C’erano ragazzi allegri colorati e  pure educati e decorosi, che appendevano striscioni un po’ dappertutto rifiutando di farsi “legare” da interessi che nulla hanno a che fare con questo angolo di mondo. C’era il reparto celere in tenuta antisommossa in prima linea davanti a loro e quasi cortese e riluttante nel doverli caricare. Non c’era il sindaco di Soverato, impegnato chissà dove tra I tanti palchi di una festa diffusa, rimasto ben lontano dal palco politico e in silenzio sulla manifesta inopportunità di ospitare i rancori leghisti proprio durante la festa di tutti.

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C’erano I carabinieri discreti pronti a ridare ordine a una piazza così male organizzata tanto da consentire che qualcuno, poi insultato come sabotatore, togliesse le chiavi dal generatore e azzittisse il tripudio di insulti che veniva dal palco. Non c’erano altri politici, tranne come hanno scritto i giornali Arturo Bova della Commissione Antimafia. Gli altri come il sindaco locale rimasti lontano a fare ben altro, forse impauriti dall’annunciata e mal riuscita calata delle truppe leghiste, forse impegnati anche loro al Jova Beach di Roccella Jonica. Non c’era chi a quei giovani menati dalla celere perché’cantavano troppo e mostravano striscioni troppo colorati, aveva chiesto e preso I voti. C’era un milanese sul palco, un altro oltre al Matteo Nazionale il commissario della Lega in Calabria Invernizzi che, infastidito dalle urla e danze dei contestatori, si e’ lasciato sfuggire un poco democratico “sfondateli questi maleducati” rivolto alle forze dell’ordine, che per fortuna loro sì educati e coscienziosi si son guardati bene da ascoltarlo.

C’era una claque di anziani e bambini che non ha capito nulla di quello che si urlava sopra e sotto il palco, pazientemente in fila per ottenere il santifico selfie che la propaganda digitale The Beast è pronto a tramutare in una nuova benedizione per la causa sovranista. Non c’era segno di vittoria o di sconfitta, in questa estate calabra, ma solo una Calabria spaventata da promesse da marinaio e bacioni da lungomare. Dimenticavo. C’era anche il miliardario Gianluca Vacchi che metteva dischi poco lontano in un noto lido, ma questa e’ un’altra storia un’altra Calabria.

‘C’era anche Mimmo Lucano se non di persona ma orgoglio calabrese nel coro appassionato degli anti salviniani che più di tutti ha indisposto gli organizzatori "

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