Dopo le roboanti dichiarazioni dell’ex assessore al bilancio Claudio Foti sull’ultimo rendiconto di bilancio approvato dalla (sua) maggioranza, i consiglieri Giuseppe Antonio Rauti (Chi.Ce), Concetta Cardamone (Forza Italia) e Vito Maida (Uniti per unire) hanno ufficialmente richiesto la convocazione di un Consiglio comunale sulla effettiva situazione finanziaria dell’Ente, ma anche sulle stesse dichiarazioni di Foti.
D’altronde, dopo la missiva inviata da Foti durante l’ultima seduta del civico consesso, è calato (o, per meglio dire, si è prolungato) il silenzio da parte della maggioranza e in particolare del sindaco Domenico Donato. Che, di fatto, non ha smentito quanto riportato da Foti. Ovvero che il rendiconto di bilancio 2023 «presenta numerose irregolarità contabili» e che «i dati presentati sono distorti e non rappresentano la situazione reale». Inoltre, nell’esprimere preoccupazione per l’incombere di un secondo dissesto finanziario, oltre ad altre rilievi tecnici piuttosto gravi, l’ex assessore al bilancio aveva aggiunto che il documento approvato «rischia di compromettere seriamente il futuro delle generazioni a venire».
I consiglieri di minoranza hanno ricordato altresì come nella seduta del Consiglio dello scorso 11 giugno, la comunicazione presentata dall’ex assessore al bilancio non è stata neppure letta, come invece richiesto. E che se le preoccupazioni esternate dal consigliere Foti si rivelassero, anche solo in parte, vere, si verificherebbe una situazione pesantissima per la comunità chiaravallese. Fattore che piegherebbe definitivamente l’economia cittadina già in ginocchio.
Rauti, Cardamone e Maida – nel ritenere necessaria la convocazione al più presto di un Consiglio da parte del sindaco Donato vista la delicatezza dei temi in questione – si appellano anche al monito del presidente della Repubblica, esternato in un recente discorso datato 3 luglio 2024. In questa occasione Sergio Mattarella ha sottolineato l’importanza delle prerogative delle minoranze per la sopravvivenza stessa della nostra democrazia aggiungendo, fra l’altro, citando Noberto Bobbio, che «le condizioni minime della democrazia sono esigenti: generalità ed eguaglianza del diritto di voto, la sua libertà, proposte alternative, ruolo insopprimibile delle assemblee elettive e, infine, non da ultimo, limiti alle decisioni della maggioranza, nel senso che non possano violare i diritti delle minoranze e impedire che queste possano, a loro volta, divenire maggioranza. È la pratica della democrazia che la rende viva, concreta, trasparente, capace di coinvolgere».
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