
"A Chiaravalle Centrale il tempo delle parole è finito. L’atto di giunta che certifica ufficialmente l’esistenza di circa 500 mila euro di debiti fuori bilancio chiude una fase politica e ne apre un’altra, ben più scomoda". A riassumere il quadro, senza giri di parole, è il movimento civico Radici e Ali, che legge in quel provvedimento "l’epilogo di uno scontro consumato sotto gli occhi della città: da una parte il sindaco Donato, che per mesi ha negato l’esistenza dei debiti; dall’altra l’ex assessore Foti, che richiamava alla serietà istituzionale e alla necessità di dire la verità ai cittadini".
"La realtà amministrativa, oggi, parla con un atto formale: i debiti ci sono. E sono rilevanti. Non più voci, non più accuse politiche, ma una certificazione ufficiale che ribalta la narrazione di Donato degli ultimi mesi e mette in discussione la credibilità di una giunta eletta con un mandato preciso: mai più debiti, mai più dissesto".
Per Radici e Ali non si tratta di una semplice “svista contabile”, ma di un problema politico profondo. "Quando si promette discontinuità e rigore – spiegano dal movimento – e poi si torna al vecchio vizio dei debiti fuori bilancio, il tema non è tecnico ma etico e istituzionale". Il riferimento è diretto: negare, minimizzare, rinviare ha prodotto uno scontro interno e un danno alla fiducia pubblica. Oggi, con i numeri sul tavolo, quella stagione si chiude.
La domanda, ora, è inevitabile: cosa dovrebbe fare il sindaco? E cosa la sua giunta? Per Radici e Ali la risposta non può essere il silenzio né l’autoassoluzione. Servono scelte nette, politicamente leggibili. A partire da alcune richieste precise.
Primo: assunzione pubblica di responsabilità. Il sindaco spieghi come si è arrivati a quei debiti e perché sono stati negati. Senza ambiguità.
Secondo: trasparenza totale. Pubblicazione dettagliata degli atti, delle voci di spesa e delle responsabilità amministrative.
Terzo: discontinuità reale. Se il programma “mai più debiti” è stato tradito, qualcuno ne tragga le conseguenze politiche.
Quarto: coinvolgimento del Consiglio comunale e della città. Le scelte che ricadranno sui cittadini non possono essere gestite in solitudine.
Quinto: un piano credibile di rientro, chiaro nei tempi e nei costi, che dica con onestà chi pagherà e come.
"Non si governa una comunità negando l’evidenza", è la linea del movimento civico. La politica, aggiungono, non è propaganda ma responsabilità. A Chiaravalle Centrale il conto è arrivato. E ora non basta voltare pagina: occorre scriverne una nuova, con verità, trasparenza e coerenza. Perché le promesse elettorali non sono slogan: sono impegni. E quando saltano, a pagare non può essere sempre e solo la città.
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